Capitolo 1

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Selene si buttò velocemente sul pavimento polveroso della Sala Grande per evitare il lampo di luce verde che si stava dirigendo inesorabile verso di lei.
Senza rialzarsi, lanciò uno Schiantesimo al Mangiamorte che si stava preparando ad attaccarla, approfittando della sua posizione sfavorevole. Fortunatamente l'incantesimo colpì il bersaglio, che si accasciò a terra tramortito. La ragazza approfittò di quell'attimo di tregua per guardarsi attorno e cercare con lo sguardo i suoi amici.
Vide Luna poco distante che teneva testa con difficoltà a due Mangiamorte, e senza pensarci due volte si precipitò ad aiutarla. Mettendo insieme le loro forze, le ragazze sconfissero i due uomini e Selene chiese a Luna quello che le premeva di sapere da quando avevano iniziato a combattere. "Luna, hai visto Fred da qualche parte?" chiese la ragazza. L'angoscia per il suo fidanzato le mozzava il fiato ogni volta che il suo pensiero tornava su di lui, cioè praticamente sempre. "No, prima stava combattendo vicino a Percy, ma non lo vedo da un po'". Selene annuì piano, riprendendo a cercarlo per la Sala. Il suo pensiero si soffermò anche su Harry, che proprio in quel momento doveva stare combattendo con il Signore Oscuro in persona. Come a confermare le sue preoccupazioni, la Sala intera fu percorsa da un tremito, e tutti per un attimo smisero di combattere, percependo che qualche cosa di importante era appena accaduto.
Quell'angoscioso silenzio si protrasse per qualche secondo, poi si sentì una voce che urlava euforica "Voldemort è morto! Harry Potter lo ha sconfitto!". Da quel momento nella Sala fu il delirio. I Mangiamorte correvano come impazziti cercando di salvarsi mentre gli Auror e gli studenti, rinvigoriti, si affrettavano per catturarne il più possibile.
Dopo un po' la situazione si tranquillizzò, e i vincitori potevano finalmente tirare un sospiro di sollievo, e piangere i loro defunti. E quanti ce n'erano! Percorrendo la Sala Grande Selene vide famiglie raggruppate attorno a corpi distesi, amici che cercavano di confortarsi condividendo il proprio dolore.
Anche il castello sembrava soffrire. La Sala dove generazioni di studenti avevano trascorso splendidi momenti era ridotta a un cumulo di macerie, con la polvere che continuava a cadere dal soffitto una volta incantato.
Selene si accorse che qualcosa non andava non appena vide diverse teste dai capelli rossi che si stringevano attorno a una figura stesa sul pavimento. Ignorando il terribile sospetto che stava prendendo forma nella sua mente, Selene si avvicinò titubante, riconoscendo con orrore i volti di quella famiglia che con il tempo aveva cominciato ad amare e a considerare come propria. Ma dove era Fred? Perché non stava stringendo in un abbraccio una disperata Molly, o cercando di fare forza ai suoi fratelli?
La risposta le fu data man mano che si avvicinava alla famiglia.
Appena si avvicinò al corpo del suo amato Fred le sembrò che il mondo le cadesse addosso, assieme a tutti i sogni, le speranze di una vita insieme e le risate che avevano caratterizzato la loro relazione. La vista le si appannò per le lacrime che non si sforzò di trattenere, tanto che non vide Ginny che la abbracciava dicendo "Oh Sel, mi dispiace così tanto!".
Come instupidita, Selene si allontanò da quella vista atroce, e si mise a correre verso una destinazione sconosciuta.
Alcuni suoi conoscenti cercarono di fermarla invano, venendo travolti dalla sua furia. Senza accorgersene Selene si ritrovò davanti all'ufficio del preside.
Pensò che lì nessuno avrebbe disturbato il suo dolore, perciò scavalcò le statue ormai distrutte che erano a guardia della porta e salì la scala a chiocciola.
Una volta arrivata in cima, si lasciò andare a un pianto liberatorio.
Il fatto era che fino ad allora non si era mai resa realmente conto di quello che comportava essere in guerra. Certo anche lei aveva vissuto con la costante preoccupazione per i suoi amici e per se stessa, ma non aveva mai pensato che ne avrebbe potuto davvero perdere qualcuno.
Fred era morto, e niente lo avrebbe fatto tornare indietro.
Dopo un po' si decise a tornare di sotto, pensando che forse rendersi utile e tenere la mente impegnata l'avrebbe aiutata a mettere da parte il dolore, almeno per un po'.
Ma proprio mentre si stava dirigendo verso la porta la sua attenzione fu attirata da un oggetto dalla forma curiosa.
Incuriosita, si fermò ad osservarlo.
Era uno strano congegno di metallo dalla forma sferica poco più piccolo di una palla da calcio, che sembrava formato da tante circonferenze dalle dimensioni sempre più grandi man mano che si andava verso l'esterno, che ruotavano l'una sopra l'altra ora velocemente, ora rallentando.
Selene continuava a guardarlo affascinata, sentiva come un filo che la legava a quell'oggetto che la attraeva a sé.
Era come se la stesse chiamando.
Completamente soggiogata dalla bellezza di quel marchingegno misterioso, Selene allungò la mano e appena le sue dita sfiorarono la superficie fredda la sfera emise una luce fortissima che la accecò, e la ragazza si sentì come se non avesse più avuto la terra sotto i piedi.
Fortunatamente la sensazione durò poco, e quando Selene staccò la mano si ritrovò nello stesso punto all'interno dell'ufficio.
Ma aveva come il presentimento che ci fosse qualcosa che non andava.
Innanzitutto dalle finestre entrava la calda luce dorata del sole, mentre lei era convinta che poco prima il cielo fosse stato ancora scuro. Poi la disposizione degli oggetti era molto simile a quella in cui li aveva lasciati, ma c'era qualcosa di diverso... Che non si sapeva spiegare.
Guardandosi intorno non avevo notato il mago dietro di lei, che era rimasto alquanto stupito nel vedersi comparire davanti una giovane donna sporca, ferita e visibilmente sconvolta.
Selene per poco non cacciò un urlo quando un discreto "Ahem" la riscosse dai suoi pensieri.
Sì voltò velocemente e davanti a lei stava un giovane Albus Silente, diverso da come se lo ricordava e, soprattutto, vivo.
A quel punto la ragazza non ce la fece più e svenne, stordita dalle troppe emozioni.

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