Impronte

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Il peso del mio corpo,
Sopprime sabbia
Ad ogni passo.

Su sabbie deformi,
Impronte di un uomo
verranno cancellate,
Nel mio totale augurio,
Prima che altri possano seguirle,
Prima che il suo io si fomenti.

Lasciatelo impazzire,
In compagnia del dubbio che abbandonó vite
In aride
Vuote
vene aperte.

Che si chieda cos'é la veritá,
Che si faccia domande.
Che perda le sue stesse impronte nel voltarsi,
Che dimentichi le sue risposte,
Che si perda,
Che sia deforme,
Come la sabbia che imprime.

Poi,
Il peso di un secondo,
sopprime tempo
Ogni giorno.

Clessidre,
Fredde,
Scorrono,
Annegano quello che é stato.

Comode loro,
In questi tempi in cui rapsodia scorre.
Dona loro comodi turni,
Poca fatica.

Se le ascolti bene peró,
Silenziosamente affidano alla sabbia la loro lamentela:
Verranno presto sostituite da chi non vuole tolleranza,
Da un progresso che non transige,
non ammette ritardatari,
Non ammette altre rivoluzioni.

Impone,
Divora ció che é stato,
Come le impronte di quel folle,
Divorate dalle onde.

Un folle che ora urla,
Fra maree di plastica,
sordi, critici e uomini rottame.

Impreca,
Lascia intendere che toglierá,
piú di aggiungere,
Si spoglierá, svestendosi.

Non avrá piú nulla da darvi
Se non tutto
Di quello che ha imparato ad essere fino ad adesso.

E la vita, lo accoglie e lo sta ad ascoltare,
Cancellando pigmenti nei suoi capelli mentre lo accarezza,
Facendo bianco spazio a nuove pagine.

E lui la vede,
E la ringrazia.
Apprezza ció che le ha tolto,
Apprezza il bianco che vibra,
lasciando pagine bianche,
Che prima erano tinte di nero.

Ora cammina,
sollevato.

Quel folle
Che lascia in omaggio al mare
Preziose impronte
Da poter divorare.

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