CAPITOLO 2

4.9K 152 30
                                    


Afferro la sacca a poche e una volta averla riempita di crema chantilly, con il beccuccio decoratore creo una spirale di crema sui muffin al cioccolato e arancia. Nel vassoio ne ho circa una trentina che attendono di essere decorati e di là la sala è già gremita di clienti che attendono ansiosi di assaggiarli. Io lo sono più di loro, perché per quanto ami il mio lavoro e ho fiducia sulle mie capacità, non posso evitare di sentirmi ansiosa e speranzosa che tutto sia perfetto e buono.

«Allora a che punto siamo? Di là iniziano a spazientirsi. Vogliono i muffin al cacao e arancia che hai promesso ieri alla chiusura», dice Jenna, affacciandosi in cucina per poi ispezionare accuratamente tutto il mio banco da lavoro. Questo locale apparteneva alla sua famiglia e, quando l'anno scorso hanno scoperto che cercavo un posto dove aprire la mia caffetteria, mi hanno subito messo sotto il naso le chiavi. Da allora siamo diventate amiche, e lei e suo fratello Ben, mi danno una mano in caffetteria tutti i giorni.

«Arrivano, arrivano. Ho quasi finito», mormoro passando al muffin successivo e poi a quello dopo ancora.

«Inizio il countdown con i clienti allora?», dice con un sorriso smagliante. I suoi capelli biondi raccolti in una coda fanno risaltare decisamente gli occhi grandi e castani.

«Non vedi l'ora di farlo, non è così?», rispondo con un sorriso, senza smettere di decorare.

«I clienti lo adorano. E poi accresce il desiderio, te l'ho già detto innumerevoli volte».

«Sì, ma chissà perché ho come l'impressione che sia più tu quella ad adorarlo», le faccio presente lanciandole un'occhiata divertita, e infatti lei sogghigna.

«In effetti è così».

«Ne ero sicura», dico decorando gli ultimi due muffin prima di afferrare il vassoio e alzarlo dal bancone in acciaio con un sorriso. Ormai sono diventata velocissima. Mia nonna mi diceva sempre che l'esperienza migliora le nostre doti e ci rende persino più veloci. Non posso che darle ragione. Se fosse qui ora son sicura che mi sorriderebbe orgogliosa. «Allora, che ne pensi?»

«Penso che sono magnifici!», dice con occhi luminosi. «Sono così perfetti, Char. Tu hai un dono prezioso, lo sai».

«Non esagerare ora. È solo per via della tanta passione. Comunque speriamo siano buoni. Su, vai a preparare i clienti».

«Subito», dice con un sorriso smagliante, prima di uscire dalla cucina. Poco dopo la sento richiamare l'attenzione di tutti e, non appena inizia a contare con gli altri, faccio un respiro profondo e guido il carrello fin davanti alla tenda bianca che porta in caffetteria. Osservo con attenzione i muffin e il vassoio in cerca di difetti che per fortuna non ci sono e non appena mi invitano a uscire, faccio da parte la tenda e trascino il carrello al centro della sala.

«Ecco qua i muffin al cacao e arancia con una spirale di crema chantilly che vi avevo promesso ieri. Allora chi ne vuole provare uno?», dico con un sorriso e tutti alzano la mano. I bambini presenti urlano e alcuni si alzano e si avvicinano al carrello per servirsi da soli e curiosare. Dio, spero bastino.

Mi faccio da parte per dare a tutti lo spazio e, nello stesso istante, il suono della campanella appesa alla porta richiama la mia attenzione. Questa mattina il cielo è un manto bianco, il freddo di fine novembre si fa sentire più del solito, ma non credo sia così fastidioso da nascondersi addirittura dietro il cappuccio del giubbotto, una grande sciarpa scura tirata fin sopra il naso e degli spessi guanti di lana. Sarà mica un forestiero quell'uomo che è appena entrato e ora sta fissando assorto la sala? Perché qui siamo abituati a queste temperature rigide e non può essere altrimenti. Se solo riuscissi a vedere meglio il suo viso per capire se lo conosco e mi sbaglio, ma guarda ovunque, fuorché nella mia direzione. Faccio per avvicinarmi a lui e accoglierlo, quando mi sento acchiappare per un braccio.

Quando ritornerai Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora