Stava in bagno a farsi una doccia, mentre milioni di gocce d'acqua tiepida scendevano sulla sua pelle bianca come il latte, liscia ed elastica come un pezzo di gomma, era un bellissimo corpo ... molte ragazze la invidiavano anche se lei lei non ne accorgeva.Si passò una mano nei capelli inzuppati di acqua, aveva la sensazione di essere osservata, le stava capitando troppo spesso e stava seriamente pensando di essere perseguitata da qualcosa. Il giorno prima aveva pure fatto un sogno strano, lo ripercorse nella mente, l'avevo fatto spesso in quella giornata.
"Stava seduta su una sedia, che le era molto famigliare e c'era una luce accecante puntata su di lei. La sua pelle rifletteva la luce e quasi quasi non presentava ombre, oltre a illuminare lei non illuminava niente c'era un buio inpenetrabile, non filtrava il minimo spiraglio di luce, era opprimente quell'ambiente. Cercò di alzarsi ma... era attaccata alla sedia con delle fascette bianche, cercò di liberarsi provando di staccare i polsi e le caviglie ricavandosi soltanto dei segni rossi sui polsi e sulle caviglie. Ne sentiva anche il dolore, cercò anche di strappare le fascette a morsi, ma non successe niente. Ad un certo punto l'aria divenne più opprimente, si sentiva schiacciata, si guardò intorno e questa volta davanti a lei notò due occhi che la fissavano: erano marrone chiaro, quasi gialli, ogni minuto che passava osservata da quegli occhi sembrava un'eternità, notava che gli occhi più la guardavano più si illuminavano, sotto lo sguardo di quegli occhi si sentiva in soggezione. Aveva paura di chi c'era dietro quello sguardo e inoltre sentiva un bruciore sempre più forte dentro di sé. Le lacrime invadevano il suo viso e pregava la persona davanti a lei, ma la persona dietro gli occhi si limitava ad osservare, non si muoveva, restava lì piantata sul pavimento ad osservarla con uno sguardo indecifrabile. Dopo quelle che sembrarono ore, la ragazza è sentiva consumata come la cenere che rimane dopo che la legna viene bruciata,non riuscivo più a parlare dalla sua bocca uscivano solo singhiozzi, le lacrime erano finite e si sentiva brucare gli occhi che non riescono a guardare gli occhi accecanti oramai. In quel momento, dal buio sentì uscire una piccola risata agghiacciante chiaramente femminile, lei sgranò gli occhi sentendoli pulsare al ritmo del suo cuore e del suo respiro. Poi sentì una voce suadente entrare nel suo orecchio insieme a molti brividi di paura: - Mi prenderò cura di te- poi iniziò una risata psicopatica, che sembrava che non potesse avere fine,erano come singhiozzi e come se stesse piangendo da ridere.Le sue orecchie scoppiavano e si sentiva come se, da un momento all'altro, la sua testa esplodesse."
La ragazza al ripensar di quel sogno lanciò un grido, per poi appoggiarsi al muro freddo della doccia, sedersi per terra prendendosi le ginocchia e scoppiare in un pianto silenzioso. Si sentiva stanca, non aveva più voglia di qualunque cosa la circondasse, voleva solo sentire la felicità.Dopo un po' decise di alzarsi e uscire dalla doccia e chiudersi dietro la tenda,era un po' disorientata, come se non si trovasse più in casa sua. Si guardò attorno per cercare l'asciugamano con lo sguardo, poi notò che stava attaccato vicino al w.c. Allungò la mano verso l'asciugamano e lo prese per poi avvolgerselo attorno al petto e facendo attenzione ad avvolgerlo bene perché non voleva che cadesse, poiché attorno a lei l'aria era umida e fredda. Poi si ricordò che aveva lasciato i vestiti in camera per un momento ebbe un po' di esitazione, si sentiva angustiata proprio come in quel sogno, ma questo non la fermò e si diresse verso la camera aprendo e sbattendo freneticamente la porta del bagno provocando un rumore cupo e sordo come se avesse rinchiuso qualcosa di pericoloso e inquietante. A questo pensiero, milioni di brividi la attraversarono bloccandosi, come se difronte a lei ci fosse una barriera. Scosse la testa e si disse guardandosi avanti e stringendo i pugni: -Dai, hai 16 anni, credere a queste cose è stupido...- la sua voce non sembrava convinta infatti vacillò per qualche secondo. Le gambe le tremavano e il rumore delle gocce che cadevano a terra dai capelli la facevano innervosire, tremava come se fosse in un aria glaciale, ma l'unica cosa che sentiva i brividi che, con malizia, le percorrerono ogni singolo strato del suo corpo. Rabbrividendo, riuscì alzare un piede iniziando ad avanzare barcollando. Arrivata davanti alla porta della sua camera, l'aprì sempre con mano tremante e la porta emise un cigolio. Era buio e si vedeva solo la luce del corridoio che illuminava la moquette e la sagoma della sua ombra che ritagliava quel poco di luce che stava. Fece un passo in avanti, allungò il braccio verso sinistra accendendo la luce. Finalmente era nella sua camera, ma non si sentiva ancora del tutto calma, anzi la pressione dello sguardo su di lei aumentava... sempre di più. Si guardò attorno com e per trovare ogni elemento che era cambiato nella sua camera, poi notò i bambolotti che non toccava da anni sistemati sulla mensola la calcavano con il loro sguardo assente, se ne sarebbe sbarazzata il giorno dopo. Passò lo sguardo sulla sua scrivania e c'era una cosa che la fece sbigottire: il suo diario era aperto sulla sua scrivania. Si ricordava che quel giorno non l'aveva proprio toccato e aveva intenzione di descrivere il sogno che aveva fatto e tutte le strane sensazioni che stava provando. Si avvicinò con passo svelto verso la scrivania, prese il diario tra le mani e si allontanò un po' dalla scrivania facendo qualche passo all'indietro. Guardò la pagina e una cosa raccapricciante giunse ai suoi occhi, che in risposta si sgranarono... era scritta, era un messaggio, c'era scritto: "Cara Audrey,spero che tu abbia dormito bene..." I brividi non fecero in tempo a infestare tutto il suo corpo che senti il cigolio agghiacciante della porta seguito dal tonfo della sua chiusura. In quel momento si rese conto che oltre a quel suono c'era un silenzio tombale e opprimente come nel sogno. Sobbalzò, non riusciva a fare altro che stare immobile e tremare come un coniglio di fronte a un predatore, in questo caso non c'era un ciclo. L'ansia pervase la sua testa e si ripresento quel mal di testa, era così pesante che era impossibile pensare a qualcosa di preciso. Deglutì poi girò piano piano la testa...e mi vide.