13 luglio 2013.
Caro diario, stamattina finalmente Mattias è tornato a casa dopo due settimane al campeggio e già mi ha fatto incazzare.
Lui ha la sua bella cameretta al secondo piano mentre io ho la mia camera in soffitta, a me piace, pavimento a pareti di legno, una piccola finestra affacciata al mare e un enorme libreria che copre un muro intero.
Dopo aver pranzato,come al solito mi sono recata in camera ad ascoltare musica ma dopo aver salito le scale ho pestato uno stupido giocattolo di Mattias facendomi male al piede e cadendo per terra con un bel tonfo.
Mi sono alzata ho guardato la mia camera ed era tutta piena di giocattoli vari sia sul pavimento che sul letto.
Mi sono infuriata di brutto e ho urlato: "MATTIAS WHITE INIZIA A CORRERE SENNÒ SONO GUAI!!".
Sono scesa di corsa e l'ho cercato per tutta la casa ma non c'era traccia di lui. Si era nascosto.
Sono andata in cucina dove c'era la mamma che puliva e gli ho chiesto se sapeva dov'era finito Mattias.
Lei rispose: "Cecy, lascialo stare."
Io:"Ma mamma!!! La mia camera è piena di giochi dappertutto!".
Lei:" Cerca di capire è piccolo, non sgridarlo, metti in ordine tu,la prossima volta gli dirò di non andare in camera tua."
Io:"Ma perchè dovrei farlo io?!?".
Lei:"Cecy......"
Io:"Mamma!!! È abbastanza grande per mettere a posto da solo i suoi giochi!!!".
Lei:" Cecilia non farmi arrabbiare sei grande dovresti capire!"
Io:"Grrrr perchè non è restato al campeggio tutta l'estate!! Quella piccola peste....". Iniziai a perdere la pazienza.
Lei:" Okay, ora basta sono stufa, non comportarti da bambina cresci Cecilia,cresci! Metti a posto tu per questa volta..".
Io:" Mamma ma non capisci che "per questa volta" me l'avrai detto almeno 10 volte ora sono io stufa!."
Lei:"Vai subito in camera tua! Muoviti!."
Tra la rabbia e le lacrime dissi:" Ti odio."
Corsi in camera il piu veloce possibile e mi buttai sul letto.
Si,odiavo mia madre in quel momento, doveva dar ragione sempre a Mattias solo perchè è il più piccolo.
Era sempre dalla sua parte e convinceva pure mio padre a stare contro me in ogni situazione.
Mi misi ad ascoltare musica per rilassarmi un po e dopo una buona mezz'ora sentii bussare alla porta.
(I giochi erano ancora tutti sul pavimento e quelli che erano sul letto li avevo buttati a terra.)
"Posso entrare?" disse papà.
Tolsi le cuffie e risposi di si.
Aprì la porta spostando alcuni giochi.
"Cosa c'è?" dissi.
"Io e la mamma abbiamo deciso di andare a fare un pic nic sulla collina quella dopo il bosco, quella che ti piace tanto." disse.
Già adoravo quella collina ci giocavo quando ero piccola.
"Va bene ora mi cambio." Quella mattina non mi ero cambiata ero rimasta in pigiama.
Papà uscì e andò di sotto.
Aprii l'armadio e decisi di mettere una canottiera a strisce bianche e blu scuro e un paio di jeans corti.
Mi legai i capelli rossi in un cocon e presi le All Stars rosa e scesi.
Aiutai mia mamma a mettere i panini e le bibite in una borsa ma senza aprire bocca. Decisi di tenerle il muso.
Neanche con mio fratello parlai mentre salimmo in macchina.
Papà accese il motore e partimmo.
Mi misi le cuffie e inizia a guardare fuori dal finestrino.
Si vedeva solo il bosco e la strada. Nient'altro.
Ci volevano circa venti minuti per arrivare là. Ma non ci arrivammo mai.
In pochi secondi persi tutto.
Sentii un urlo e guardai difronte a noi e vidi che stava arrivando un auto nella nostra corsia, papà girò di colpo a sinistra e.........
Non capii più niente successe tutto in pochi secondi.
Aprii gli occhi.
Il vetro era tutto distrutto contro l'albero e tutti sembravano dormire. Sganciai con difficoltà la cintura mi girai verso mio fratello pieno di tagli e cercai di slegarlo.
Iniziai ad urlare lo scossi ripetutamente ma non si svegliava.
Lo scossi.
Lo scossi ancora e ancora e ancora. Niente.
"Mamma!! Papà!!" urlai.
Scossi anche loro ripetutamente ma niente. Nessuno rispondeva. Ero sola. In lacrime. Piena di tagli. Sudavo. Ero in panico.
Ad un certo punto sentii un forte dolore al fianco, lo guardai e vidi la mia canottiera a strisce bianche e blu diventare rosso sangue.
Rimasi a bocca aperta e poi svenni.
In lontananza sentivo le sirene dell'ambulanza sempre piu vicine.
"Povera ragazza...ora come faremo a dirglielo." sentii.
Aprii gli occhi e mi ritrovai su un letto d'ospedale con due infermiere vicino il mio letto che mi guardavano.
Mi guardai un po attorno stordita poi con un filo di voce dissi:"D....d....dirmi che cosa?".
Le infermiere si guardarono con uno sguardo che non mi piaceva per niente.
"Mi dite cosa succede?"dissi preoccupata.
"Dove sono i miei genitori? E Mattias? Dove sono? Stanno bene? dissi tra la rabbia e le lacrime che inziavano a scendere sul mio viso.
"Cecilia.....non so come dirtelo.....mi spiace..." disse una delle infermiere abbassando lo sguardo.
"No....no.....nooooooo non è vero questo è tutto finto,sto sognando....non è vero dimmi che non è vero ti prego!!!" urlai disperata, e l'infermiera si sedette sul letto e mi abbracciò.
"Nooo voglio vedere mio fratello!!! Portatemi da luiii!!!!!!! urlai ancora mentre mi dimenavo sul letto.
L'altra infermiera quella rimasta in piedi prese dalla tasca una siringa e si avvicinò a me.
Continuai ad urlare e a dimenarmi finchè non mi addormentai di nuovo.
Mi svegliai un altra volta nel letto d'ospedale.
Questa volta non c'era nessuno nella stanza. Guardai fuori dalla finestra e vidi le stelle. Era notte.
Guardai il mio corpo che a malapena riuscivo a muovere.
Mi faceva male,molto male.
Cercai di realizzare che cosa fosse successo veramente.
Il Pic nic....la macchina....il sangue.....Mattias!!
Il corpicino di Mattias sul sedile.....morto.
I miei genitori.......morti anche loro.
Sono sola.
Non ho nessuno.
Sola.
Questo è il primo capitolo...
Spero vi piaccia, se sì allora continuate a leggere "Il diario di Cecilia" e spargete la voce!!!
Accetto consigli per migliorare e anche critiche.
XX
Nana
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Il Diario di Cecilia
Teen FictionMi chiamo Cecilia White ho 16 anni e ho i capelli rossi. E questa è la mia storia.