La nostra nuova lingua

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«È qualcosa di bello, la distruzione delle parole. Naturalmente, c'è una strage di verbi e aggettivi, ma non mancano centinaia e centinaia di nomi di cui si può fare tranquillamente a meno. E non mi riferisco solo ai sinonimi, sto parlando anche dei contrari. Che bisogno c'è di una parola che è solo l'opposto di un'altra? Ogni parola già contiene in se stessa il suo opposto. Prendiamo "buono", per esempio. Se hai a disposizione una parola come "buono", che bisogno c'è di avere anche "cattivo"? "Sbuono" andrà altrettanto bene, anzi meglio, perché, a differenza dell'altra, costituisce l'esatto opposto di "buono". Ancora, se desideri un'accezione più forte di buono, che senso hanno tutte quelle varianti vaghe e inutili: "eccellente", "splendido", e via dicendo? "Plusbuono" rende perfettamente il senso, e così "arciplusbuono", se ti serve qualcosa di più intenso. Naturamente noi facciamo già uso di queste forme, ma la versione definitiva della neolingua non ne contemplerà altre. Alla fine del processo tutti i significati connessi a parole come bontà e cattiveria saranno coperti da appena sei parole o, se ci pensi bene, da una parola sola. Non è una cosa meravigliosa?» «Ovviamente» aggiunse come se gli fosse venuto in mente solo allora, «l'idea iniziale è stata del Grande Fratello.»
A sentir fare il nome del Grande Fratello, il volto di Winston fu attraversato da un tiepido moto d'interesse. Ciononostante, Syme colse in lui una certa mancanza d'entusiasmo. [...] «Non capisci che lo scopo principale cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d'azione del pensiero? Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere. Ogni concetto di cui si possa aver bisogno sarà espresso da una sola parola, il cui significato sarà stato rigidamente definito, priva di tutti i suoi significati ausiliari, che saranno stati cancellati e dimenticati. Nell'Undicesima edizione saremo già abbastanza vicini al raggiungimento di questo obiettivo, ma il processo continuerà per lunghi anni, anche dopo la morte tua e mia. A ogni nuovo anno, una diminuzione nel numero delle parole e una contrazione ulteriore della coscienza. Anche ora, ovviamente, non esiste nulla che possa spiegare o scusare lo psicoreato. Tutto ciò che si richiede è l'autodisciplina, il controllo della realtà, ma alla fine del processo non ci sarà bisogno neanche di questo. La Rivoluzione trionferà quando la lingua avrà raggiunto la perfezione. La neolingua è il Socing, e il Socing è la neolingua» aggiunse con una sorta di estatica soddisfazione. «Hai mai pensato, Winston, che entro il 2050 al massimo nessun essere umano potrebbe capire una conversazione come quella che stiamo tenendo noi due adesso?» (George Orwell, 1984)

Sfortunatamente, quello che George Orwell scrive nel suo libro è vero e noi lo stiamo vivendo ora. Quella che nel libro viene chiamata "neolingua" io la chiamerei "emoji". È triste dover dire che ormai noi parliamo solo con le emoji, non riusciamo più a scrivere un concetto chiaramente, dobbiamo mostrarlo attraverso un'immagine, non riusciamo più a scrivere ad un ragazzo (o una ragazza) quello che proviamo per lui/lei, solo perché è più semplice mandare l'emoji di un cuoricino e far capire all'altra persona che la amiamo, è più facile mandare un emoji di un braccio muscoloso piuttosto che sostenere o incitare una persona al successo. Così siamo e così peggioreremo, esseri che non saranno più in grado di formulare un pensiero o un concetto, non saremo più in grado di difenderci dalle accuse, non riusciremo più a descrivere qualcosa perché "tanto ci sarà un emoji che lo farà per me".

Ed è così che i giganti della rete ci riducono, saremo gracili schiavi automi che non saranno più in grado di elaborare un pensiero.

           

È questo il nostro futuro?

La solitudine di massaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora