Chiudevo l'ultima valigia, mi preparavo a salutare casa mia e Roma, tutti i miei ricordi, mia madre, che ora non c'era più.
Mi guardai allo specchio ed osservai la cicatrice lasciatami mesi fa dopo l'incidente. Pensavo a quanto fossi stata fortunata ad uscire dal coma. Ma poi pensavo a mia madre, e il vuoto mi pervase il corpo. Ero triste.
Sarei andata a stare da mia nonna, a New Salem, in America. Mia madre li c'era cresciuta, aveva tutte le sue più grandi amicizie, aveva incontrato li mio padre ed ero nata io. C'ero già stata un pò di volte da piccola, conoscevo qualcuno e poi sapevo parlare l'inglese benissimo visto che mia madre era di origini americane.
Però sarebbe stato comunque tutto strano per me. Passare dall'Italia all'America. Avrei dovuto cambiare stile di vita.
I miei pensieri furono interrotti dal mio cellulare che squillava. Era mia nonna.
"Ciao tesoro, allora, sei pronta?"
"Nonna sto chiudendo l'ultima valigia, chiamo un taxi e prendo l'aereo"
"Ascoltami Bea, so che non è un bel periodo per te.. tua madre, dover cambiare città e tutto, ma io cercherò in tutti i modi di starti vicino, anche se è da una vita che non ti vedo"
"Si, ok.. ci vediamo quando atterro"
Mi aveva messo ancora più angoscia di quanta non ne avessi già.
Scesi le valigie dalle scale, mi guardai intorno e senza pensarci troppo chiusi la porta, prima di qualche ripensamento.
Arrivata all'aereoporto, mi imbarcai, chiusi gli occhi e con la speranza di riuscire a dormire, affrontai l'aereo e le ore che mancavano.
Dalla sera che cambiò la mia vita, si insomma, quella in cui mia madre morì, continuai a fare gli stessi sogni. Morte, magia, paura.
Sentì una mano toccarmi, mi svegliai di scatto, era l'hostess.
"Signorina si sente bene?"
"Si tutto bene, la ringrazio" non era vero. Ero tutta sudata e avevo paura. Paura di non sapere il perchè di tutti quei brutti sogni.
Mia nonna era lì. Capelli castano lungo, raccolti dietro. Era giovane per essere una nonna, ed era mia madre in età avanzata.
Un lungo abbraccio spezzò i miei pensieri e una fonte di allegria mi pervase il corpo.
"Andiamo!" mi disse accarezzandomi la testa.
"Ti piacerà New Salem! Non sarà come Roma, non sarà l'Italia, ma è una cittadina tranquilla. Ci sono un sacco di ragazzi, una bella scuola e insomma, poi vedrai."
La guardai e le sorrisi facendole credere che andasse tutto bene, ma non era così.
Dopo due ore di macchina dall'aereoporto, scesi dalla macchina distrutta. Faceva un freddo cane. Era l'estrema punta degli USA ed eravamo al confine col Canada. La strada era ghiacciata.
La casa di mia nonna era bella grande ma semplice e allo stesso tempo accogliente.
"La camera di tua madre è di sopra, cioè la tua, l'ho lasciata sempre così, da quando lei se ne andò"
La malinconia si fece sentire.
Entrai nella camera di mia madre. Era la camera di un adolescente tranquilla. Mi scappò un sorriso a pensare a quante cose lei avesse fatto, detto e pensato li dentro. Era bella, perchè sapeva di lei.
Scostai le tende della finestra e mi affacciai per vedere fuori.
La vista dava su un pezzo della strada di casa di mia nonna e su una casa di fronte. C'era una finestra illuminata e notai un ragazzo, senza maglietta, con un fisico pazzesco che si specchiava. Narcisista! Pensai.
Lui si girò e si accorse di me. Sorrise sghembo e mi salutò con la mano.
Non sapevo che fare, così la prima cosa che mi venne in mente fu chiudere la tenda e lasciarlo li. Che figura!