erano le otto e mezzo quando seungmin tornò a casa, il che stava a significare che non aveva tanto tempo per mettere qualcosa sotto ai denti e prepararsi in orario, quindi niente da dire: non mangiò. era passato dal negozio di fiori, e il nonno era lì, con un sorrisone a portata di mano dopo la bella notizia che legava seungmin alla sua facoltà, e come regalo gli diede un gambo splendido di eliconia, per esprimere l'eterno orgoglio e ammirazione che aveva nei confronti del nipote. si occupò del suo dono prima di fare tutto il resto, mettendolo al suo posto con acqua, dopodiché andò a lavarsi per la fantastica, sperava, serata che attendeva lui e la sua truppa. erano in otto, ma facevano per mille. tutti universitari, con voglia di finire al più presto e prendere quella laurea che tanto li angosciava.
c'era changbin, che rappresentava benissimo il detto "non giudicare mai un libro dalla copertina";
minho, che a differenza dell'altro era un libro aperto, un po' strano da comprendere, ma interessante;
chan era paragonabile invece ad un'enciclopedia. una di quelle pesanti, e possenti;
felix che, affiancato ad un libro di fantascienza, si esprimeva in modi impossibili e reali solo nella sua testa, pieno di vita e scoperte;
jeongin, che in un avventura stava a pennello, come nel suo habitat naturale;
jisung, che era un'insieme di tutti i romanzi d'amore cliché ma così belli;
e infine, hyunjin. seungmin non aveva ancora focalizzato hyunjin, un libro completamente candido senza macchia d'inchiostro né titolo, doveva pensarci."seungmin, siam tutti qui, fuori casa tua" jisung avvisò il ragazzo tramite telefono, lo stavano aspettando da dieci? quindici? minuti, ignorando le azioni della testa viola all'interno di casa sua. era nel panico, non riusciva a trovare qualcosa, e nel mentre della sua ricerca dimenticò anche cosa stesse cercando, il che lo fece imbestialire, ma ormai rassegnato uscì dalla sua porta, dandosi prima un'occhiata al grande specchio posto su un muro proprio all'entrata, sistemando meglio il suo dolcevita nero all'interno dei jeans del medesimo colore, e mettendo al suo posto qualche piega formatasi sul cappotto lungo, che tanto gli piaceva.
"ah! credevo fossi caduto dalle scale, mio dio!" il suo migliore amico sospirò dopo averlo visto uscire di casa, portandosi chiavi e telefono in mano, e scendere i tre scalini fatti in legno del suo porticato.
"però, come siamo eleganti fiorellino" continuò, mettendo un braccio sulle spalle di seungmin. dal canto suo, seungmin, sorrise per poi salutare gli altri.
"stavo iniziando a preoccuparmi" parlò chan "beh adesso andiamo" continuò.
"spacchiamo quel locale ancora una volta!" si rivolse a tutti changbin, alzando un pugno al cielo.
"sì, facciamolo!" minho ribattè.
"andateci piano, vi ricordo che la scorsa settimana avete davvero spaccato tre bicchieri di vetro, e poi jeongin ha dovuto pagarli perché puntualmente eravate senza un soldo" chan e la sua predica di certo non sarebbero tardati ad arrivare.
"ti ricordo, nonno, che i soldi a jeongin li abbiamo ridati, e poi cercheremo di non andare troppo oltre con i drink questa sera, vero changbin?" si intromise jisung.
"vero!" rispose l'artefice di quella discussione.
seungmin era li, ad ascoltare e sorridere, ancora una volta, fissandoli e a rendersi conto di come i suoi amici fossero fondamentali per la sua anima e il suo umore.erano le tre del mattino, e degli otto, nelle loro residenze, non c'era nessuna traccia. perché? erano ancora fissi nel loro locale preferito, a fare di tutto tranne che dormire. chi con ragazze attorno, chi nei bagni del posto a vomitare, chi in pista e chi ancora al bancone a bere e scambiare quattro parole, fino a quando l'alcol lo permettesse. seungmin era nella sezione bancone, era il sesto drink quello nella sua mano, e difronte a lui vi era uno sconosciuto interessante col quale aveva iniziato a parlare, completamente incosciente. non sa come fossero finiti a discutere sulla questione "oro e bianco" e "blu e nero" del vestito che tanto faceva impazzire la gente in quel momento, ma poteva ben dire che il ragazzo fosse simpatico e con un livello di ironia elevato, abbastanza.
"sei abbastanza sobrio da segnare il mio numero sul tuo telefono?" disse lo sconosciuto a seungmin.
"credo di sì" il viola rise per qualche secondo, prendendo il telefono e digitando le cifre che il ragazzo davanti a se aveva iniziato a dettare.
"daniel, mi chiamo daniel"
"okay daniel, ci sentiamo allora" e finì così la piacevole chiacchierata che mandò i ragazzi in due direzioni opposte: il conoscente chissà dove, seungmin invece verso una figura che sembrava essere jisung, con un piede incastrato tra due poltrone nere di pelle del locale e gli schiamazzi di jeongin e changbin mentre si prendevano gioco di lui;
"spero che un giorno vi troviate in questa stessa situazione cosicché io possa mettermi davanti a voi ridendo! anzi no, peggio! un 15 in facoltà vi meritate! un 15! e sarete così disperati da accettarlo, che vi piaccia o meno!!!" seungmin ora era abbastanza vicino da sentire le disgrazie che il suo migliore amico tentava di mandare agli altri due della truppa mentre lui, la disgrazia, la stava vivendo in prima persona; non era terribile, per carità, era solo l'alchol che faceva scalpore. la testa viola si avvicinò per aiutare la povera anima, perché davvero intenerito da quel che stava guardando, mentre un: "il mio eroe è venuto a prendermi! eccolo eccolo!" usciva dalla bocca della chioma blu, ringraziandolo con dei bacetti sulla spalla.
"che ne dite di radunarci e andare a casa" iniziò felix, che era arrivato un attimo dopo il salvataggio teatrale, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi già stanchi;
"un'ottima - Ottimissima - idea" evidenziò jisung sbuffando, guardando male i due che fino a un minuto fa l'avevano scambiato per un qualsiasi clown da circo.
"andiamo a cercare gli altri allora" consigliò seungmin, per poi sparpagliarsi come biglie di vetro su una superficie liscia.erano le tre e mezzo del mattino, e in quel locale non sembrava; gente perlata di sudore, appiccicate l'una con l'altra, bicchieri in mano, fumo artificiale sparso nell'aria, musica mixata a casaccio, lingue intrecciate, lunghe file al bagno per chissà quale ragione, scarpe poste una sopra l'altra negli angoli abbandonati della struttura per ballare, o perché semplicemente diventate troppo scomode dopo ore ed ore chiusi li dentro, e in tutto questo, seungmin era confuso e col mal di mare anche sulla terra ferma, era possibile? girava tutto, o era lui a girare? era messo un po' malaccio: dolcevita sciupato e rigorosamente al 70% fuori dai suoi jeans, che avevano una chiazza di chissàqualedrink sulla coscia destra; i suoi capelli viola non avevano direzione, continuava a tirarli indietro senza riuscire a domarli come avrebbe tanto voluto. uscì dalla massa situata al centro della pista per appoggiarsi ad un muro, tendando disperatamente di mettere la sua vista a fuoco e cercare uno dei suoi compagni tra i ventenni incoscienti, o si? seungmin neanche si ricorda quando ha iniziato a non vedere più, cinque minuti fa pareva ancora lucido, ha anche salvato un anima in pena col piede nella morsa di due poltrone, e adesso non riusciva neanche a reggersi in piedi? era assurdo.
aveva il braccio sinistro sul muro di un rosso acceso, ma allo stesso tempo scuro e denso, mentre con la mano destra cercava ancora, invano, di mettere apposto i capelli, quando qualcuno bussò con due dita sulla sua spalla con tocco delicato, quasi impercettibile; il disperato, gli daremo anche questo nomignolo per stasera, si girò piano, poggiando gli occhi su una camicia di un azzurro pastello, proprio come il cielo, stropicciata; poi alzò un po' di più lo sguardo, sempre lentamente, fermandosi su delle clavicole sporgenti, sudate e in bella vista grazie ai primi tre bottoni dell'indumento color cielo sbottonati; continuò col suo mini safari piacevole e poggiò le pupille un po' più su, fermandosi, di nuovo, su un sorriso bello come un ciliegio in fiore, perché contornato da labbra piene e rosee proprio come i fiori di ciliegio che tanto gli piacevano; portò i suoi occhi un po' più su ancora una volta, per incontrarne degli altri: belli. pensò seungmin. castani proprio come il ramo di quello stesso ciliegio che adesso il viola aveva in mente e che continuava ad associare alla creatura, dotata anche di un grazioso neo appena sotto l'occhio sinistro per sigillare qualunque suo pensiero adesso.
"seungmin" - la creatura parla? anche il timbro della sua voce è bello, bello assai - pensò ancora seungmin, era a tanto così da strapparsi tutti i capelli, quando si accorse chi aveva davvero davanti.
"si, hyunjin?" - struggente - pensò di nuovo seungmin - davvero struggente. è sempre stato così? - pensò ancora, infastidendosi quasi.
"stiamo andando via" certo, doveva essere lui a cercare i tasselli mancanti del puzzle, in questo caso i componenti della truppa sparsi, ma alla fine ha fallito e si è fatto venire a prendere, - patetico, non berrò più almeno per un mese, qualcuno mi passasse sulla coscienza con un rullo se mando a puttane tutto - "si si si vengo" borbottò il disperato.l'avevano accompagnato, i suoi amici, fin dentro la sua dimora, accertandosi che non andasse da nessun'altra parte, ma dove doveva andare se non dritto sul suo letto in quello stato? non riusciva neanche a reggersi in piedi, tutto quel che voleva fare era dormire, tanto quanto gli bastava, fino al giorno successivo. alla via del ritorno non faceva altro se non ripetere "giuro! non sono mai stato così in vita mia! è colpa del barista, sì, quello coi baffi a punta e il cappellino. continuava a dirmi: "un altro?, ne vuoi un altro?" io dicevo di si come un imbecille, questo è vero, ma continua a non essere colpa mia!" reggendosi pesantemente a changbin e minho. era diventato lui il clown da circo, non lo era mai stato, se ne vergognava. aveva distrutto il suo record di serate dov'era il più sobrio tra tutti, nonostante bevesse e bevesse e bevesse.
- sì è stato proprio il barista - è stato il suo ultimo pensiero prima che le sue palpebre cedessero completamente.190523
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seungjin, profumo
Fanfic(seungmin + hyunjin) - associare un qualcosa a qualcuno è importante.