il sole alla mattina di quel giovedì era terribilmente splendido, i raggi portavano conforto come un abbraccio caldo e affettuoso di un tale a cui vuoi bene, e per le strade di osaka era come si respirasse aria nuova, leggera, pulita. seungmin preferiva l'inverno di gran lunga, l'estate era troppo appiccicosa, l'autunno pareva lunatico e non sapevi mai cosa indossare, la primavera bella, bellissima, sbocciava tutto ciò che il viola amava al mondo, ma durava troppo poco, l'unica cosa da amare alla follia razionalmente era la stagione degli indumenti comodi, del vento rigenerante, del tic tic sui tetti, per l'asfalto, con la possibilità di potersi gustare le sue amatissime compagne tisane al limone e zenzero, le quali facevano storcere il naso a molti, capite ben poco.
era sulla sua veranda, per le prime luci del giorno aveva sfoggiato il suo pigiama preferito con la mano sinistra occupata da una tazzina in vetro di caffè, amaro - perché è così che va bevuto - e la mano destra a sostenere una marlboro quasi finita; era un po' bi-gusto, il ragazzo: passava le sue giornate in un ambiente colorato e profumato che, miscelato alla puzza delle sue sigarette, gli davano un profumo unico, inebriante a tratti, eau de kim, così l'aveva etichettato jisung.
aveva la testa vacante, in senso buono, quel dì, pronto per la giornata che l'universo aveva in serbo per lui, quindi non perse altro tempo: andò a prepararsi dopo essersi gustato la sua colazione all'italiana per poi uscire svelto di casa molto presto, portando con se i suoi auricolari rigorosamente col filo, perché lui non tradiva mai, e poi non gli piaceva l'idea di perderne una per poi essere costretto a ricomprarne un altro paio, è da deficienti.
deviò strada al solito incrocio, gli piaceva l'idea di farsi un giro al solito parco delle querce e così fece; vedeva tutto più colorato e armonioso, ed era molto strano per essere giovedì, perché si sa: il giovedì sta al marrone, all'arancio, alle quattro del pomeriggio e al caffè freddo, una grande incomprensione.il passo era leggero ma svelto, le tasche del giaccone di pelle piene delle sue mani grandi e le ciocche dei capelli andare a tempo con la brezza, fino a quando non si fermò, per ammirare una delle frasi che mai si sarebbe aspettato di leggere sul muretto in pietra, quello che incorniciava il verde immenso, con occhi luccicanti e labbra separate lesse: "art will save us - king", il suo street artist preferito aveva taggato un altro dei suoi posti preferiti, ma questa volta in modo semplice, non era una delle sue solite bozze, però mai frase fu più vera e sentita. aveva iniziato ad ammirare l'ignoto quando, rincasando dal liceo, era al secondo anno, notò un affresco sulla parete in pietra proprio accanto al solito café, sulla quale ritraeva due amanti volteggiare, niente di teatrale, ma nella semplicità seungmin ne era rimasto ammaliato, per questo sperava di leggere il nome d'arte king ovunque andasse, perché riusciva a smuovere qualcosa dentro di se più di tutti i dipinti che aveva ammirato nei vari musei nei quali era stato.
arrivato nel suo paese delle meraviglie, alzò la serranda, fece tre giri di chiave e in un baleno si trovò al suo interno, mettendosi subito all'opera con la radio al massimo, perché la seconda navata non poteva restare vuota e lui si sentiva davvero in forma. il tempo era come corresse una maratona, si erano già fatte le due e quasi gli dispiaceva andare in pausa pranzo, ma non al suo stomaco, quindi prese la via di casa. passati neanche due minuti ricevette una chiamata alla quale rispose senza nemmeno controllare chi fosse:
"minmin, kim seungmin, kimkim sseung mio! dove sei? hai chiuso? pranziamo assieme?"
"minmin lee minho! stavo tornando a casa, tu dove sei? ti raggiungo"
"aperitivo al 20-22?"
"andata! arrivo"chiamata breve e coincisa, come il loro rapporto. lee minho e kim seungmin si conoscevano dal liceo: il primo beccò il secondo intento a dare pugni e calci al distributore del caffè che stava al primo piano dell'istituto, perché quella era la terza giornata di fila che riscuoteva senza dare niente in cambio, e seungmin era follemente incazzato.
"non risolverai nulla, potresti solo beccarti una nota disciplinare o una gita fuori porta dal preside se fai così, fidati, esperienza personale" in preda alla collera seungmin si voltò, incrociando lo sguardo col ragazzo più bello che avesse mai visto, fino a quel momento, mentre si poggiava con braccia conserte e gambe incrociate al distributore.
"è che mi ha rotto il cazzo, vorrei ricambiare il favore" minho lo guardò esitante, per poi scoppiare a ridere, contagiando il furioso davanti a se in poco meno di due secondi, per poi: "usciamo e prendiamoci un caffè decente" seungmin annuì, nel mentre: "aspetta, facciamo una cosa" subito dopo il ragazzo dai capelli neri come il fondo di un pozzo e le maniche della camicia arrotolate, sfilò dalla tasca posteriore del pantalone un pennarello indelebile per scarabocchiare sulla macchinetta troppo vecchia per fare il suo lavoro, troppo giovane per mandarla in pensione.
"il vostro caffè fa schifo" dopo averlo scritto, con fierezza e petto gonfio passò il marker nero al compagno, che senza esitazione prese per poi continuare la prima sentenza con un fiero: "e sa di detersivo, rottame!", e andarono poi davvero a prendere quel caffè, uscendo dall'istituto e non mettendoci più piede successivamente, troppo divertiti ad un tavolo per lasciare che finisse troppo presto, infatti non hanno mai smesso, da allora era come fossero due lacci di scarpa legati assieme col doppio nodo."son riuscito a dare tutti gli esami del semestre, di nuovo, ma nonostante la sessione invernale non sia terminata già mi sento stressato per l'estiva, l'ultima si spera" minho dopo ciò bevve un lungo sorso del suo campari spritz senza ghiaccio, rigenerante, un po' quasi come la sua presenza.
"dai lee cerca di rilassarti, andrà tutto bene, hai già un relatore fantastico e che risponde alle tue email senza esitare neanche un secondo, una media impeccabile, un lavoro ragionevole e un talento brillante per la danza che ti ha permesso di vincere una borsa di studio con corso annesso per permetterti di insegnare quel che ami fare. - seungmin lo guardò negli occhi, profondamente, fiero di chi aveva davanti, un concentrato di determinazione, energia e buone maniere, gli riusciva tutto con una naturalezza disarmante tanto da prenderlo come esempio, sempre, non perché ne fosse invidioso, ma perché non pensava di portare un rispetto simile, e poi non riusciva a comprendere quante ore durasse un giro completo del globo su se stesso per lui, certamente non ventiquattro, forse il doppio? - meriti una pausa per dedicarti a te stesso sai?" minho ascoltò in silenzio tutte quelle parole soffici, a tratti soffocanti, osservando ogni movimento del ragazzo: come di tanto in tanto volteggiava una mano tra il ciuffo ormai lungo sino ai suoi zigomi, oppure come osservava l'orizzonte per tentare di trovare le parole giuste da dire, o di come gli piacesse tanto il gin tonic aromatizzato all'arancia, perché amaro e lui amava tutto ciò che lo fosse, e più il suo sguardo si faceva sottile e scrutatore, più subentrava nella completa realizzazione di quanto sentisse il cuore pompare più sangue del dovuto ad ogni sua smorfia, sorriso o parola morbida che fosse. reprimere i suoi sentimenti era qualcosa che odiava terribilmente, aveva fatto della trasparenza un tratto della personalità oramai, ma tutto quel tepore nei confronti di kim seungmin era una zavorra aggrappata ai suoi arti da troppo tempo per poter cedere, non ancora, quindi quando si accorse di non aver proferito parola per due minuti pieni, gli sorrise ampiamente, sussurrandogli un "grazie seungmin, ora passami una marlboro".
"cosa dici mai.." il porpora storse il naso, lee minho desiderava una sigaretta solo da ubriaco;
"sul serio prugna, passami una sigaretta, sono un po' agitato, il cocktail me lo sento nelle orecchie, le olive non stanno facendo molto" agitando avanti e indietro indice e medio della mano sinistra proprio davanti a se, incitando seungmin ad offrirgliene una, e quando lo fece ridacchiando ne sfilò un'altra per poi posarla tra le labbra mentre cercava l'accendino nella tasca dei suoi pantaloni. una volta trovato la accese aspirando e rilasciando il primo tiro subito dopo, e minho pareva una caldera in ebollizione, con una breve sequenza osservata sentiva i femori staccarsi e le dita sciogliersi. per salvarsi da quel calvario decise di voltare pagina:
"min ma aggiornami sulla condizione di tuo nonno, il mal di testa è passato?"
seungmin cambiò la sua espressione da divertita a dispiaciuta: "in realtà ho provato a chiamarlo più volte negli ultimi giorni ma non ho ricevuto risposta, ha bisogno di un altro po' di tempo immagino"
"riesci a gestire il negozio da solo? siete i fiorai più rispettati e rispettosi di osaka, sicuro non ti serva una mano?" minho era preoccupato, più volte si era offerto di aiutarlo, ma invano: a seungmin non piaceva disturbare nessuno, forse un po' perché non gli piaceva essere disturbato, un altro po' perché se la cavava anche in solitaria, era bravo nel suo mestiere, ne era certo chiunque e anche lui.
"minho no, pochi minuti fa ti ho fortemente consigliato di rilassarti, facendolo mi daresti non solo una grande mano, ma allevieresti anche la mia preoccupazione" sorrise, di nuovo, e non ci volle tanto al maggiore trovare una scusa per dileguarsi puntando il dito al tempo che era scorso velocemente, perciò si salutarono per poi proseguire su asfalti differenti: seungmin in cammino da dov'era alla mattina, minho dritto in accademia per sfogare la sua frustrazione sulle note di una qualsiasi canzone hip hop col volume troppo alto per sovrastare qualunque cosa stesse provando in quel momento.250124
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seungjin, profumo
أدب الهواة(seungmin + hyunjin) - associare un qualcosa a qualcuno è importante.