46° Armata

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Risiedevano nella foresta di Trinec a diversi chilometri di distanza dal campo di concentramento o per meglio dire, di sterminio. Erano passate due settimane dalla resa del popolo germanico e la 46° Armata cercava rifugio tra quegli alberi e quella fitta vegetazione che si stringeva intorno a loro. L'ora segnava le 13:08. Un soldato fumava una sigaretta appoggiato a un albero, mentre un altro se ne stava seduto a terra cibandosi con una delle ultime scatolette di cibo rimastegli. A osservarli bene nessuno di loro sembrava realmente preoccupato per la propria sorte, anzi, apparivano esaltati, drogati di adrenalina. Alcuni ridevano sguaiatamente, altri ancora parlavano ad alta voce senza minimamente curarsi della possibilità di esser sentiti dai nemici, mentre un altro gruppo se ne stavano a occhi chiusi e bocca aperta, dormendo senza poesia.

Von Krieg, finito il suo pasto tirò fuori dalla giacca sempre ordinata e impeccabile, una sigaretta con del tabacco tedesco. Annusò molto lentamente il suo odore per tutta la sua lunghezza e poi l'accese. Aspirando quel fumo con profondo piacere, si voltò alla sua destra in direzione dello Sturmfuhrer (Sottotenente) Thomas Brundl.

«Il tabacco tedesco è quanto di più mancherà a questo mondo, Herr Brundl.»

Brundl annuì con il capo rimanendo in silenzio. Qualcosa in lontananza attirò la sua attenzione, tanto che di seguito mise mano al binocolo. Osservando un punto preciso si accorse che una volpe si muoveva tra le foglie smuovendole. Passato il pericolo scrutò minuziosamente i dintorni per cercarne un posto sicuro e magari anche al chiuso visto che le due settimane passate al freddo della notte iniziavano a piegargli le ossa. Si voltò a destra e a sinistra ma vide solo alberi, foglie e cespugli ovunque. Calciò quindi, con stizza, un ramoscello secco sotto l'attento quanto gelido sguardo che caratterizzava il Generale e ripose il binocolo al suo posto. La pacatezza della voce di Von Krieg stonava con la sua immonda cattiveria. Agli occhi di chi non lo conosceva appariva come una persona mite, paragonabile a un angelo e lui un angelo lo era, ma caduto dal cielo.

«Non temete, Herr Brundl, è tutto sotto controllo!»

Osservando la sigaretta con lo sguardo nascosto dai costosi occhiali scuri, Von Krieg si voltò nuovamente verso Brundl.

«A circa un chilometro da qui si trova la Tovaren/Fabrik Berger.» Il sorriso che si formò sul volto di Von Krieg appariva imperturbabile. Il Sottotenente Brundl non sembrò conoscere a pieno quel luogo, ma prima che potesse fare qualche domanda al suo Generale, arrivò alle loro spalle Renè Von Schubert, Oberfuhrer (Capo Maggiore) della 46° Armata, nonché responsabile del trasferimento della manovalanza ebrea proprio in quella fabbrica.

Van Schubert era un uomo disgustoso. Grasso, avido e pieno di sé.

Sputando a terra iniziò a parlare con tono aspro:

«La Tovaren/Fabrik Berger era diretta da un imprenditore Austriaco, un certo Alexander Berger. Vi assicuro che quello si che era un vero figlio di puttana!» Esclamò spalancando gli occhi come fosse davanti a una bella ragazza e ridendo successivamente con fare sguaiato.

Tornò a sputare a terra per la seconda volta per poi riprendere il discorso:

«La fabbrica era rimasta attiva fino a sei mesi fa e produceva l'insetticida Zyklon B della quale un'altra fabbrica questa volta tedesca, la IG Farben, ne deteneva il brevetto. Questo insetticida, come tutti noi ben sappiamo, veniva usato nelle camere a gas per gli stermini di massa. Non so che fine abbia fatto quella testa di cazzo di Berger, ma so per certo che nella sua fabbrica ci sono state migliaia di morti tanto da esser definita la fabbrica di vedove.» L'ennesimo sorriso cinico si affacciò sul volto ben nutrito di Von Schubert che voltandosi se ne tornò da dove era arrivato.

Von Krieg osservò il Sottotente per qualche brevissimo attimo di silenzio. Poi iniziò a ridere anche lui mantenendo lo sguardo fisso su Brundl.

«Vi immaginate Herr Brundl, se ci fossero state più vittime in fabbrica che nel campo di concentramento?! Se fosse davvero così il Fuhrer ha sbagliato tutto! Doveva comandare la costruzione di più fabbriche per il bene della Germania e meno campi di concentramento. Avremmo avuto più munizioni e allo stesso tempo più ebrei morti.»

La Fabbrica di VedoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora