4. Paura umana

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Il giorno dopo fu tutto un caos. Succedeva spesso così.

I dottori ci chiamavano nella Base e ci facevano entrare in posti speciali per i nostri poteri, dove dovevamo allenarci. A volte succedeva che tutto questo durasse anche 2 o 3 giorni, in cui noi, ragazzi, non ci vedevamo per niente. Più di una volta era successo che, data la stanchezza, Sam lasciasse tutta la Base senza elettricità, Dark prendesse a cazzotti qualche centro di comando distruggendolo del tutto, o che Ryan si surriscaldasse e mandasse all'ospedale qualche persona. Per me questo problema non c'era mai stato, perché di solito mi facevo più male io.

Adesso invece non eravamo stati noi a provocare la strana mancanza di gravità che aveva fatto levitare tutti nella Base. E dire che eravamo entrati in gioco da solo 2 ore.

I miei piedi non toccavano terra e indossavo pure una gonna, non troppo corta ma neanche troppo lunga.

«Chiunque sta giocando all'astronauta, la smetta immediatamente!» gridai cercando di tenere a bada la gonna.

«E' il nuovo ragazzo!» mi rispose un dottore, Price.

«Oh, bene, almeno sappiamo qual'è il suo potere.» cercai di fluttuare fuori dalla stanza facendo piroette, mosse di karate e di nuoto, fino a che raggiunsi il corridoio, e due stanze più avanti trovai Mike che invece di cercare di non vomitare mentre si capovolgeva, stava con i piedi perfettamente saldati a terra. Era voltato, in quella camera non c'era solo lui, ma anche Hunt, che non riusciva a staccarsi da una delle pareti.

 «Oh, sai, credo che il tuo vero nome sia "Il Piccolo Anti-Gravitazione".» dissi ironica, come per ripagarlo con la sua stessa moneta per il giorno prima. Lui si voltò, e allora vidi la sua espressione furiosa. «Cavolo, Darcy si era sbagliata, tu sei davvero peggio di Ryan!» gridai cercando di non ridere... Troppo sonoramente.

«Ti sembra divertente?» mi chiese lui con un tono cupo.

«Be', così posso imparare a nuotare senza affogare.» ah, sì, dimenticavo, io non potevo nuotare. Non era una questione di pratica, ero come un sasso, l'acqua mi odiava, sempre per colpa del sangue di demone.

«Non è normale! Sono... un mostro.» disse lui accigliandosi. Era arrabbiato con se stesso.

«Metti tutti giù, prima.» 

«Ma non ci riesco!» dalla porta dietro di me apparve Ryan.
«Posso ucciderlo, adesso?!» dolce e gentile come sempre.
«Ignoralo, io lo faccio da anni.» dissi rivolgendomi a Mike. Mi avvicinai a lui e gli allungai la mia mano, volendo che lui mi afferrasse e mi tirasse più vicino a lui. Lo fece, però... Eravamo un tantino troppo vicini. Così vicini da sentire il suo cuore battere all'impazzata. Lui arrossì, ma quella situazione un po' imbarazzante non poteva aiutarlo a calmarsi. Ok Anna, devi provarci. mi dissi. Lo guardai negli occhi, e parlai: «Devi...» ma allora successe una cosa che mai prima d'allora mi accadde. Ero entrata nella sua mente, potevo capire quello che rimpiangeva, odiava, amava... Dovevo usare quelle informazioni per convincerlo ad obbedirmi, non come avevo fatto con Tina. «Mike, ricordi Sara? Era la tua migliore amica, vero?»  lui annuì. «E' morta...» dal suo occhio destro scese una lacrima, ma il volto non si contrasse. «... so che a lei piacerebbe tantissimo che tu mettessi giù queste persone...» i suoi occhi diventarono neri, con più fatica, ma pian piano tutti ritornarono con i piedi per terra, sani e salvi. Una volta finito, Mike sembrò risvegliarsi come da un incubo.

«Cosa... Sara non è morta! Tu non la conosci neanche!» gridò perplesso.

«Sembra che è bastato fartelo credere.» dissi anche io ancora un bel po' scioccata per cosa ero riuscita a fare.

«Davvero impressionante!» disse il professor Hunt sistemandosi gli occhiali. «Sei riuscita a soggiogare una persona. La prima persona!» 

«A quanto pare...»

«Ti senti bene? Niente capogiri, altro?» 

«In realtà.. Ho voglia di gelato.» tutti cominciarono a ridere, a parte Mike.

«Wow! Vuoi dire che sei stata tu a farlo smettere?! Sei incredibile!» disse Dark abbracciandomi da dietro, e stringendomi sempre con una forza esagerata che a mala pena mi lasciava respirare.

«Il dottore ha detto che per oggi tu non devi più allenarti... Che botta di culo.» arrivò Ryan con la stessa aria annoiata di sempre.

«Dov'è lui, adesso?» chiese Sam.

«Scoprilo.» dissi sorridendo. Chissà perché l'aveva chiesto a me.

«Ho scoperto che numero è.»

«Come?» domandai io curiosa.

«Chiedendo. E' il numero 890.» quando pronunciò quel numero mi sentì svenire.

«E' più grande di quello di Anastasia.» costatò Dark. Vidi che anche gli altri, e non solo io, pensavano alle trasformazioni, ma d'altronde mi sarei stupita del contrario.

Andai in camera dei maschi, dove trovai Mike disteso su un letto.

«Hey, posso parlarti?» lui non mi rispose. «So che non stai dormendo. Lo sento.» 

«Maledetti super poteri...» disse girandosi verso di me.

«In realtà stavo tirando a caso. Io non posso sapere se dormi o no.» replicai ridendo.

«Furba.» mi sedetti sul letto accanto a lui.

«Sara è tua sorella, dico bene?»

«... Sì, ha 9 anni. Era... L'unica con cui potevo parlare faccia a faccia. Lei non mi odiava.»

«Nessuno ti odia. E' paura. Hai mai sentito un terremoto?» 

«Sì, una volta. Era successo anche altre volte, ad altre persone, ma io non sapevo com'era.» 

«E... Cosa hai provato?»

«Paura, credo.» tutte e due stavamo guardando davanti a noi, i nostri occhi non si incontrarono mai.

«Non lo odiavi, giusto?» 

«Non credo. Non è colpa di nessuno, è una reazione della terra.»

«Infatti, quando non si conosce una cosa, ci viene spontaneo spaventarci. Perché sei diventato un "ragazzo anti-gravitazione"?» 

«Leucemia. Mi hanno dato il sangue di una... fata, o una cosa così.»

«Questo potere che hai è solo un piccolo prezzo da pagare per la grande opportunità che il dottor Hunt ti ha dato... Non dico che è giusto, ma... Puoi vivere, Mike. La gente non ti odia, loro si spaventano di ciò che non capiscono e tendono a combatterlo, anche se quel qualcosa non ha niente a che fare con loro. Gli umani sono stupidi.» dissi sorridendo.

«Tu non eri umana?»

«Già, lo ero. A volte vivere la stessa esperienza di qualcuno ti fa cambiare prospettiva. Sam, Ryan, Darcy, io, tu... Non siamo mostri, siamo solo... Un po' sfortunati.» 

Paziente Nr. 616Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora