Capitolo 1° - La storia di un piccolo fiore.

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Era da ormai un mese che si stava consumando, in un piccolo villaggio giapponese nella prefettura di Tokyo, una orrenda epidemia. La gente urlava come fosse matta, vomitava per le strade e pregava aiuto, con la pelle sudata e gli occhi socchiusi per la troppa debolezza. Si cercavano disperatamente cure, le tende dei medici e l'ospedale erano ormai strapieni di persone moribonde. Bambini, donne, anziani, uomini, tutti morivano e tutti soffrivano per quella terribile malattia e, oramai era da giorni che si cercava una cura ma ancora nessuno era riuscito a trovarla, i dottori erano agitati e tristi nel non poter aiutare quella povera gente ma in cuor loro sapevano che forse, solo la morte sarebbe stata la soluzione a tutte le sofferenze di quelle persone di quel villaggio.

Pure la piccola Manami sapeva che quella non era solamente una semplice malattia, ma una di cui sarebbe caduta vittima pure lei molto presto. Glielo aveva detto suo fratello Shinta qualche giorno addietro. Il bambino preparò un intruglio di acqua, limone e foglie di menta, il tutto mischiato con un pò di sale, girò con un cucchiaino l'infuso e poi lo mise a bollire e quando fu pronto lo mise in una ciotolina di legno e lo porse alla sorella, poi le disse: "bevilo tutto, se non vuoi essere contagiata pure tu dalla malattia, Nami" disse e ne prese un grande sorso pure lui. La bambina si apprestò quindi a berlo tutto in un solo colpo e, quando ebbe finito tirò un verso quasi schifato per il gusto di quella medicina. Shinta guardò la sorella e sorrise divertito a quella scena, poi continuò: "dicono che questa medicina aiuti ad alleviare un po la comparsa della malattia, ma non ci potrà aiutare sempre...pure mamma e papà sono malati..." disse e questa volta il suo tono era diventato triste, quasi stava per piangere da come lo diceva. La bambina lo guardò con occhi malinconici, sapeva che il fratello soffriva molto per questa situazione, vedeva i suoi genitori malati, quasi in prossimità alla morte. Sua madre era malata già da qualche settimana, la malattia le aveva consumato le forze, ogni notte Manami andava a farle visita e restava a vegliarla. La guardava e pensava a quanto sfortunata potesse esser stata la sua povera madre, una donna bellissima con dei lunghi capelli marroni come castagna erano diventati ormai crespi e secchi, quasi paglia, annodati da ogni parte; la sua pelle bianca era stata sostituita  da un colorito grigiastro, le sue labbra erano viola e la sua fronte era quasi sempre corrugata per le troppe sofferenze che il suo corpo stava subendo. La bambina si stese dolcemente sul petto della madre e delle piccole lacrime iniziarono a rigarle il suo dolce visino. "Mamma..guarite presto vi prego. Ho bisogno di voi. Vi prometto che sarò una brava bambina..ma non ci lasciate soli.." disse e si strinse forte a lei. La donna dal canto suo, alzò debolmente il braccio e lo posò delicatamente sulla testolina della figlia: "piccola e dolce Nami..figlia mia..promettimi che farai sempre la brava.." disse accarezzandole la nuca.
"Si madre..ve lo prometto" singhiozzò la piccola.
"Dovrai prenderti cura di tuo fratello, dovrai essere forte d'ora in poi, tanto forte bimba mia, io sarò sempre con voi. Sempre, non dimenticarlo mai".
La bambina alzò la testa, per poter guardare meglio la madre, la donna la guardava e pensava a sua figlia, la piccola che aveva dato alla luce una notte stellata, ricordava bene quando nacque. Era piccola, con la pelle bianca e morbida come quella di un giglio, le labbra e le guance erano di un rosa pallido, quei pochi capelli che aveva erano castani ramati, tendenti al rossiccio, i suoi occhi erano castani e profondi, mentre il suo viso era paffuto e dolce, sorridente. Era così bella che la madre non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, la prendeva e le dava baci continuamente sulle guanciotte. Era così bella e dolce che la madre decise di darle il nome Manami cioè "bellezza e amore" perché era sicura che la piccola nella vita avrebbe ricevuto tanto amore. La piccola assomigliava molto al padre di viso, come il fratello. Erano praticamente uguali, solo che i lineamenti erano tutti della mamma, delicati e marcati e i capelli erano lisci come i suoi.
"Sei bella piccina mia.." disse guardando la figlia negli occhi. "Sarai che sarai amata da molti, sia per la tua bellezza che per la tua bontà, ma solo tu dovrai decidere il tuo destino." La donna indicò alla bimba un piccolo scatolino di legno che era riposto in un angolo, "vallo a prendere e portarmelo" disse. Diligentemente la bambina si alzò e si incamminò fino all'angolino dove era riposto il cofanetto e lo portò alla madre. Ella lo aprì, rivelando all'interno due piccoli medaglioni a forma di sole, "questo sarà tuo" disse mettendogli uno di essi al collo, poi le prese la mano e gli porse delicatamente l'altro medaglione, "e questo sarà di tuo fratello. Voglio che lo conserviate così anche se un giorno sarete distanti sarete comunque vicini, questi medaglioni non vi separeranno mai." La piccola iniziò a singhiozzare stringendo il piccolo medaglione tra le mani.
"Ti voglio bene piccola, non dimenticarlo mai. Tu e Shinta siete il mio cuore. Ora e per sempre" e dicendo questo chiuse gli occhi  per sempre.

La bambina affondò la testa sul petto della madre e iniziò a piangere silenziosamente, poiché sapeva che ella non voleva vederle triste, lei doveva vivere e andare avanti, anche senza di lei, come tutta la famiglia del resto. La piccola, poi, alzò la testa e strinse forte a se il medaglione, rivolgendosi un'ultima volta alla madre: "vi prometto che vivrò felicemente e diventerò una brava persona, come lo siete stata voi, diventerò coraggiosa e forte come desiderate. Ma sopratutto... vi prometto che io e Shinta staremo sempre insieme e se anche un giorno ci separeremo..avremmo sempre i vostri medaglioni con noi per tenerci sempre uniti.
Vi voglio bene madre, riposate in pace. Non vi dimenticherò mai."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 20, 2019 ⏰

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