Lauren POV
Camila sembra convincersi e entra con me in ospedale.
Quando arrivamo davanti alla camera della donna, la vediamo riposare.
Probabilmente l'hanno riempita di antidolorifici."Non credo che sia molto vigile..." sussurra Camila.
"No infatti... deve essere successo qualcosa" la guardo e mi avvicino all'infermiera della reception.
"Mi scusi, può chiamarmi la dottoressa Normani" ordino.
"Oh sergente salve... si gliela chiamo subito" spaventata, corre subito via.
"Smettila di trattare le persone così... hai un caratteraccio" mi ammonisce Camila.
"Ma se non ho fatto nulla... e poi non devo darti spiegazioni" borbotto.
"Ma hai visto come l'hai trattata, sembrava che avesse visto l'obilisco di Harry Potter" mi guarda.
"Harry Potter? Ma quanti anni hai?" la prendo in giro, fa per parlare la viene interrotta.
"Lauren, Camila... sapete? Siete proprio carine.
Sembrate una coppia sposata" ride, mentre noi due ci guardiamo."Comunque, immagino che siate qui per la paziente.
Purtroppo abbiamo dovuto sedarla... stava delirando e il dolore addominale non la aiuta" spiega."Capiamo, quindi cosa suggerisci?".
"Dovrete tornare più tardi purtroppo... ti chiamerò io tranquilla" dice.
La salutiamo quando Normani, ferma Camila.
"Se Lauren rompe le scatole, dalle il ciuccio... si calma subito" l'altra la guarda non capendo.
"Sei proprio una stronza" dico facendo il dito medio, mentre lei ci saluta e va via.
"Di che ciuccio parla?" chiede con insistenza.
"Lascia stare, forza andiamo" la lascio in sospeso.
Mi segue continuando a parlare logorroica.
Sospiro massaggiandomi il collo.
Spingo il bottone dell'ascensore e aspetto che le porte si aprono.
Entra anche lei, gesticolando come una pazza.
Così decido di fermare l'ascensore."Vuoi sapere qual è il mio ciuccio?" chiedo avanzando, mentre lei indietreggia andando a toccare le pareti grigie.
"Il mio ciuccio sono queste" stringo forte i suoi seni, lei chiude gli occhi.
"Le adoro... le tue per esempio sono perfette, mi stanno perfettamente nelle mani.
Adoro baciare e mordere.
Passare la labbra sui capezzoli, sentire gli ansimi e le suppliche.
Tu mi supplicherai?" do un leggero bacio sul lobo del suo orecchio."Questo è il mio ciuccio, capito" mi tolgo da lei e faccio ripartire l'ascensore.
La sento respirare affannosamente, mi piace farle questo effetto.
Esco, ma lei non mi segue."Guarda che la parete si regge da sola, vieni o no?" sorrido.
"Si a-arrivo " balbetta.
Durante il viaggio non mi rivolge la parola, la guardo qualche volta di striscio.
"Camila sei arrabbiata?" chiedo.
"Secondo te?" fa il broncio.
"Per me forse un po'" cerco di sorridere.
"Forse e dico forse ho esagerato un po', per cui ti chiedo scusa" dico con difficoltà.
"Ti stai scusando? Domani verrà la fine del mondo" arriccio le sopracciglia e fisso la strada.
"Sei divertente come un pugno nel naso" borbotto.
"Non ho iniziato io, sei tu che mi hai strizzato le bocce" sospira.
"Non mi sembra che tu ti sia lamentata, mi sembrava il contrario" dico fermando l'auto.
"Lauren non farò più sesso con te, se non mi concederai un appuntamento insieme" chiude le porte.
"Aspetta un appuntamento? Tu sei fuori... forza apri le porte" ordino.
"Dico sul serio, voglio un appuntamento come due persone normali" continua.
"Tu sai che noi due lavoriamo insieme si?" la guardo.
"Lo so che non possiamo farci vedere in certi atteggiamenti, così ho pensato che potremo vederci un film e mangiare una pizza.
Lontane da occhi indiscreti" racconta e io chiudo gli occhi scuotendo la testa."Eddai che ti costa? Se non lo fai dirò a tutti, che abbiamo una relazione" ride e io la fisso.
"Cazzo sei stronza... ok hai vinto, ma verrai da me.
Non rinuncio ai miei confort" faccio la linguaccia e non so nemmeno il perché.La giornata scorre tranquilla, anche se Dinah è strana.
In qualche modo cerca di evitarmi e non riesco a capire il perché.
Non è mai venuta a parlare con me, è stata sempre sulle sue.
Vado fuori dall'ufficio e le faccio segno di seguirmi."Allora Dinah che hai oggi?" chiedo accarezzandomi il mento.
"Niente... che dovrei avere?" va sulla difensiva.
"Sei strana e distratta, riguarda il lavoro?" respira profondamente e stringe i pugni.
"No uffa, sono affari miei" borbotta.
"Ah allora hai qualcosa" le punto il dico contro.
"Vaffanculo Lauren" dice arrabbiata.
Resto basita dalla sua reazione, non capendone il motivo.
Quando ritorno a casa, la prima cosa che faccio e togliermi le scarpe, sono le sette e mezza di sera.
Per fortuna che la pizza, l'ho ordinata... così ho tutto il tempo di farmi una doccia rilassante.Preparo tutto in soggiorno, sistemo il tavolo vicino al divano e prendo una bottiglia di vino.
Alle otto e mezzo in punto, sento suonare il campanello.
Appena la vesto resto a fissarla."Ciao sono puntuale" sorride.
"Si ma... perché ti sei vestita in questa maniera?" indossa un vestito di lana color cipria con la scollatura a V.
"Perché sto male?" chiede preoccupata.
"No ma io mi sono messa un abbigliamento casalingo, mentre ti sei elegante diciamo" prendo il suo cappotto.
"Beh stai bene anche tu, la tuta ti dona" si guarda le scarpe e solo adesso, mi rendo conto di quanto impegno, abbia messo in questa serata.
"Non credi... Lauren mi senti?" mi chiama.
"Oh si si, perché non ti metti comoda... Il fattorino dovrebbe essere quasi film" dico.
Io e Camila per poco non litigavamo per scegliere il film, ma alla fine ha vinto così stiamo guardando le pagine della nostra vita.
È un film così... non so nemmeno come definirlo.
Preferisco i film d'azione, all'inizio ho chiuso per un attimo gli occhi e mi sono presa una sberla sulla tetta."Come fanno a piacerti questi film?" sospiro.
"È un bellissimo film, è la storia d'amore che tutti vorrebbero" mi guarda, cercando di trattenere una lacrima.
"Ma è un film..." borbotto.
"Non è male questa serata... potrebbero essercene altre..." spegne la televisione.
"Camila..." mi interrompe.
"Ammettilo che stai bene in mia compagnia... trovami un motivo, che non sia il lavoro" quasi ordina.
"Beh... é complicato" taglio corto.
"Cosa è complicato cazzo?" faccio per rispondere, ma il mio telefono inizia a suonare impazzito.
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Amore Tormentato
RomanceVedo la vita delle persone scorrermi vicino, vedo bugie, ansia, rabbia, tristezza e dolore. Mi chiamo Lauren Jauregui e sono un sergente della polizia di Chicago. Il mio lavoro mi ha insegnato a non farmi coinvolgere troppo, a nascondere le mie emo...