Epilogo

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- Quello non è Slash, cazzo! È un fottuto impostore...- ripetè Axl per la terza volta consecutiva, puntando l'indice verso l'autoambulanza che si stava allontanando, a sirene spigate, dall'Hotel mentre il giorno aveva già rischiarato le ombre della notte passata.

John scosse nuovamente la testa e ispirò a fondo una boccata di fumo dalla sua sigaretta di ottima marca, prima di voltarsi e affrontare l'ultima della lunga serie di paranoie del frontman: quella volta aveva tirato in ballo ipotetiche percezioni extrasensoriali. Notò che, sebbene i componenti della band fossero tutti in strada, tutti palesemente sconvolti dall'accaduto, Axl era l'unico che pareva evitare qualsiasi tipo di conversazione a doppia direzione; si era allontanato dagli altri, fermandosi a pochi passi dall'uomo che per primo aveva cercato di soccorrere il chitarrista.

- Dovresti ringraziare Dio che sia ancora vivo, Axl- rispose gettando poi la sigaretta in terra, pestandola con la punta della scarpa. Voltò nuovamente il viso verso la strada per dare un'ultima occhiata alla carreggiata ormai vuota, prima di incamminarsi per tornare in Hotel, prendere gli effetti personali e attendere alla Hall gli altri, per poi raggiungere l'ospedale dove era stato portato d'urgenza il ragazzo, anche se ormai fuori pericolo. Passò accanto al cantante che, senza preavviso alcuno, gli artigliò il braccio affondando le unghie corte nella carne e fissandolo con uno sguardo che diceva tutto.

- L'ho vista. Ho visto la sua anima allontanarsi e...- abbassò la voce, avvicinandosi all'altro, per sussurragli nell'orecchio - Era un fottuto corvo nero... L'anima di Slash era un corvo, e quello là...-, tornò a puntare l'indice tremolante verso la strada,- è un impostore. Lo so. L'ho visto con i miei occhi- concluse tenendo gli occhi fissi in quelli del suo tour manager. John afferrò la mano di Axl e liberò il suo braccio dalla stretta dell'altro.

- Axl, non c'è alcun impostore, nessun demone. Si chiama botta di culo, o voglia di vivere se vuoi, ma non c'è stato nessun corvo nero...-

- Perché non vuoi credermi, John. Eh? Persi che sia un pazzo? O che me lo sia inventato?- aggiunse il frontman fronteggiando irrequieto l'altro che, scosso, si passava la mano tra i capelli chiari.

- Non sto dicendo che sei un pazzo, Axl. Sto solo dicendo che lo shock, a volte, può giocare brutti scherzi a un corpo già... - socchiuse gli occhi e una scintilla di preoccupazione attraversò i suoi occhi- Hai fumato o hai mandato giù qualche droga prima dell'accaduto?- chiese sospirando.

Axl sgranò gli occhi e, portandosi le mani ai capelli, cercò di calmare il moto di rabbia che lo investì come un fiume in piena; chiuse gli occhi e prese a respirare a fondo ma senza molto successo e iniziò a vomitare insulti coloriti contro Reeve, che, nel frattempo, si era incamminato verso l'hotel conscio che parlare, o meglio, discutere con Axl sarebbe stato peggio che cercare di far suonare musica spagnola durante un loro concerto, senza prendersi insulti del pubblico.

Ma Slash era vivo, salvo per miracolo, almeno questa volta, e quello era l'importante.

Sarebbe tornato a suonare, a stupire con i suoi riff e improvvisare come solo lui sapeva fare, scatenando le folle come pochi, trascinandole con i suoi assoli che accompagnavano la voce strepitosa di Axl, concerto dopo concerto.

Non sarebbe passato alla storia per la sua morte, ma per la sua musica, per la sua voglia di vivere che andava a pari passo con l'autodistruzione nella quale stava lentamente scivolando.

Sarebbe tornato a essere lui sul palco e dietro la scena. Il ragazzo che parla attraverso la sua chitarra.

Slash.


Spazio autrice:

Prima breve storia conclusa e revisionata per intero! A breve ripubblicherò la seconda, revisionata e aggiustata!

Grazie per coloro che mi hanno seguita!

The black raven soul. A GnR NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora