Avviso ai lettori.
Quello che vi apprestate a leggere è una rivisitazione di quella che fu la notte in cui Slash andò in overdose da Speedball. Se trovate incongruenze con le informazioni reali è solo perché ho deciso di romanzare a modo mio.
Spero che la storia possa piacervi!
- Una nottata memorabile, praticamente da rifare- Perla voltò il viso verso quello del chitarrista che, steso sul grande letto della sua suite, sembrava dormisse. Rotolò sulla pancia e si issò sui gomiti sfilando la sigaretta ormai consumata per metà dalle labbra di Slash. Aspirò una generosa boccata e attese che lui desse qualche segno di vita, che ovviamente non arrivò. Le corde del basso di Duff vibravano grevi, scandendo il tempo che passava lento in una sorta di macabra nenia al profumo di autentico Rock. Ruotò la testa verso il ragazzo biondo steso in terra che, abbracciato alla sua chitarra, improvvisava quelli che alle orecchie di Perla sembravano sconnessi assoli di basso. Contò le bottiglie sparse attorno alla sua sagoma, tutte vuote come vuota sembrava quella stanza di reietti. Rise, Perla, e chiuse gli occhi mentre si lasciava andare contro il petto del chitarrista riccio.
- Slash! Cosa cazzo dormi alle quattro e mezzo del mattino. Dai, Curly, preparami un'altra striscia- miagolò arrampicandosi lungo quel corpo mezzo nudo e bollente, avvicinando le labbra carnose e scarlatte al suo orecchio e prendendogli il lobo tra i denti. Essere l'amante occasionale ma preferita del chitarrista solista della band più in voga del momento aveva i suoi pro e contro, più pro che contro, pensò Perla, mentre, con ancor più malizia, succhiava lenta quel lobo strappando un sorriso al ragazzo che inclinò la testa per sfuggire alla sua bocca peccatrice.
Innanzitutto aveva quella considerazione in più di cui le altre non godevano, sommata poi a una certa fama e alla roba buona che lui le passava sotto al naso. Ma non lo faceva solo per quello, sebbene le voci di corridoio lo annoverassero continuamente: a lei Slash piaceva, piaceva veramente e vederlo tra le sue gambe molte più volte rispetto al tempo che passava tra quelle della donna che presto sarebbe stata sua moglie, era per lei motivo di vanto personale.
- Andiamo, Perla, lascialo stare! Non vedi che è fatto come una merda? Neanche ti risponde più - la mano pesante di Duff cadde sulla spalla della donna, la quale, riluttante, dopo un ultimo sguardo verso l'oggetto del suo desiderio apparentemente addormentato, lasciò il materasso seguendo il bassista attraverso la stanza.
Un improvviso silenzio inquietante investì Slash che, abituato a un incessante chiacchiericcio di sottofondo, parve temere il vuoto che lo stava fagocitando. Poteva solo sentire il suo cuore pompare veloce nel petto, in contrasto con la sensazione di calma apparente in cui versavano testa e arti.
Una bomba a orologeria pronta a esplodere, quello pareva il suo cuore. Sollevò un braccio e lo posò sopra al viso, spostandolo verso l'alto per scostare la massa riccia dagli occhi. Erano poche le volte in cui mostrava il proprio sguardo agli altri, era una cosa strana, lo sapeva benissimo, ma guardare direttamente il suo pubblico gli incuteva timore, una sorta di infantile timidezza. Sollevò le palpebre e prese a fissare il soffitto bianco finché, assieme alle sue membra, non si ridestò anche la graffiante arsura in gola. Ruotò la testa prima verso destra e poi verso sinistra, alla ricerca dell'unica cosa in grado di spegnere quel fuoco che gli stava infiammando stomaco ed esofago, fino a esplodere in testa in un perpetuo e instancabile bisogno; la trovò accanto alla sua chitarra, appoggiata contro la coscia fasciata dai pantaloni di pelle. Portò alle labbra il Jack Daniel's e deglutì in un paio di sorsi, mentre il liquido color caramello che gli invase la bocca.
Attese qualche minuto prima di sollevarsi a sedere e buttare le gambe ancora formicolanti giù dal letto. Posò gli avambracci sulle ginocchia e chinò il capo, guardando la bottiglia mezza vuota tra le mani. E poi ricordò di non aver chiamato Renee alla fine del concerto dei Metallica, si era perso tra le cosce di Perla e un mare di cocaina. Non che avesse voglia di riprendere il discorso che lo aveva portato a stordirsi con litri di alcol e piste di coca, ma forse uno squillo alla sua donna avrebbe dovuto farlo, litigio o no.
Accennò un debole sorriso colpevole e si alzò dal letto, diretto in bagno con la vescica piena di piscio e la testa zeppa di merda. Si appoggiò con la mano sinistra alle mattonelle del bagno, mentre si liberava del peso alla vescica. L'occhio andò sul quadrante dell'orologio da polso che segnava quasi le cinque del mattino. Avrebbe chiamato la sua fidanzata tra qualche ora, quando il sole sarebbe stato alto in cielo. Sì, lo avrebbe fatto.
Un paio di colpi alla porta catturarono la sua attenzione. Infilò l'uccello nei pantaloni e, controvoglia, si avviò verso l'ingresso. Chi poteva essere a quell'ora? Duff e Perla se ne erano andati e, sinceramente, ne aveva avuto abbastanza di sesso per quella notte. Sperò per entrambi che non fosse lei o qualche groupie in cerca di una cavalcata da aggiungere al suo annuario delle scopate con le star. Tantomeno poteva essere Axl che prenotava la sua stanza direttamente sull'olimpo, mettendo piani e piani di distanza tra lui e la plebe. Si grattò la testa e aprì la porta trovandosi di fronte un ragazzo con lunghi capelli color cenere e spenti occhi cerulei, dall'aria più sfinita della sua.
- Hey, amico? mi sa che hai sbagliato stanza...- farfugliò Slash piegando leggermente la testa di lato mentre continuava a toccarsi i capelli.
- Slash... c'è tutto - e estrasse per metà e con circospezione una busta dalla tasca interna della giacca di pelle che indossava. Il chitarrista non ci mise molto a collegare il cervello e, dando un'ultima occhiata fuori dalla sua stanza, lungo il corridoio deserto, si fece da parte per lasciarlo entrare.
Camminare per l'immensa Suite era quasi come intentare uno slalom a occhi bendati, cercando di non incappare in bottiglie vuote, mozziconi di sigaretta, canne spente in terra e un mucchio di altra merda dimenticata durante la notte. Estrasse i soldi dal portamonete e, pagato il giovane spacciatore che scomparve con un sorriso sulle labbra, rimase solo con quella roba tra le mani, pronte per un nuovo viaggio.
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The black raven soul. A GnR Novel
Fanfic"I think Axl genuinely believes that the soul of Saul Hudson left his body when Slash OD'd and there is a replacement soul that has taken over Slash's body and Axl truly does believe that." -Tom Zutaut- "Penso che Axl credeva genuinamente che l'anim...