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Io e la mia ragazza condividiamo la casa con un'altra coppia, l'affitto è schifosamente basso visto che questa casa, risalente al 1739, si dice sia infestata dai demoni. Noi abbiamo deciso di occupare il pianterreno, per non disturbare i vicini con i rientri da lavoro ad orari assurdi, visto che in questa casa, completamente in legno, rimbomba ogni più piccolo suono. Ma a noi non importa, questa è la casa dei nostri sogni. Gli inquilini al piano di sopra... beh, un po' meno.

Stanno litigando pesantemente da ore, e non hanno ancora perso la voce. Per ingannare il tempo, la mia ragazza sta creando degli amuleti di protezione: il mio è molto semplice, un filo di stagno, avvolto su se stesso a creare due spirali disposte ad "S", mentre il suo è più complesso, ma termina con lo stesso pendaglio. La guardo indaffarata, con i capelli raccolti in uno chignon disordinato, con due ciuffi ribelli che le incorniciano il viso. Accende le candele e l'incenso, sta incantando i pendenti, così da renderli veri amuleti. Finché lei medita, io canticchio la canzone che le ho scritto: "Affogato in quel blu voglio restare, volando in quell'azzurro voglio morire e da quei baci di tenebroso incanto non mi voglio più staccare..."

La lite sembra essersi calmata, dal piano superiore arriva il silenzio, rotto solo dai passi dei due, in direzioni opposte. Un cassetto che si chiude. Guardo la mia lei, che mi sorride, si alza e mi porge il ciondolo, montato su di un cordino di seta. Lo indosso e mi aiuta a stringerlo: farà compagnia al dente di squalo che ho al collo da diversi anni.

Un urlo mi distrae dal nostro momento di dolcezza, viene dal piano di sopra, esattamente da sopra di noi. Il suono di un corpo che cade a terra. Resto immobile, come se fossi in attesa di qualcosa. Altri colpi, uno dei due infierisce sul corpo dell'altro.

Una goccia rossa filtra attraverso le assi del pavimento, allargate dal tempo, fino a cadere sulla mia spalla. Poi un'altra e un'altra ancora. Le gocce diventano una piccola cascata, che si abbatte su di me. Con rivoli e scie di sangue che mi percorrono il volto, solo gli occhi non toccati ma appena sfiorati da quel rosso, che ora gocciola giù dal mento, scende sul collo e me lo delinea. Un sorrisino beffardo mi si disegna sul volto quasi soddisfatto, e per terra ormai si è creata una piccola pozza scarlatta. Le scie attorno agli occhi sembrano quasi lacrime ed il sangue posatomisi sulle labbra lascia un buon gusto ferreo in bocca... I rigagnoli rossi continuano a scendere e a disegnare sempre più i lineamenti dei muscoli attraverso la maglietta, la pelle diafana fa risaltare il tutto ancora di più. Sul collo, l'amuleto non è stato toccato, come se una forza lo proteggesse, mentre il dente di squalo sporco sembra essere appena stato estratto. Il mio sorriso diventa un ghigno. Mi sento sopraffatto da uno strano brivido, misto ad adrenalina. O forse è solo adrenalina. Rido. Lei si avvicina, con l'indice della mano sinistra raccoglie una goccia di sangue che sfida la gravità dal mio naso e se la porta alla bocca. Mi bacia. Il sapore ferreo inebria la mia e la sua lingua. La prendo in braccio, la porto in camera e chiudo la porta.

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