Capitolo 5

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Le palpebre si schiusero lentamente mostrando all'uomo una stanza molto sfocata e luminosa, un dolce odore di pulito accompagnò il risveglio mentre premeva con le braccia sulla branda sedendosi.

Si passò più volte le mani sugli occhi cercando di mettere a fuoco la stanza asettica, non vi era altro oltre alla branda e ad un tavolino, pavimento, muri e soffitto completamente tinti di un bianco candido.

Una porta si aprì dietro la testata del piccolo letto, ed un uomo dal volto duro varcò la soglia.

Vestito di un elegante abito cachi, portò dentro due sedie pieghevoli e con un gesto delicato della mano gli fece cenno di accomodarsi, l'uomo esaudì la richiesta uscendo dal letto e sedendosi sulla sedia fredda.

"Allora, come si sente oggi?" Chiese l'uomo intrecciando le dita sul tavolo.

"Beh, se sapessi dove mi trovo, molto meglio sicuramente" disse l'uomo con una smorfia simile ad un sorriso di sfida.

"Sarcasmo eh, facciamo dei progressi, beh sei all'ospedale psichiatrico del 'Santo Grande Martire Giorgio'

dove ormai risiedi da poco più di sei mesi."

La bocca dell'uomo rimase aperta per qualche secondo mostrando un volto ovviamente spaventato: "Non fidarti di lui, è solo una marionetta come te" di nuovo la voce dolce che gli sussurrava nella testa.

Lo straniero schioccò le dita e una guardia aprì la porta blindata della stanza, poggiando una ventiquattrore sul tavolo di metallo, uscendo chiuse il portone dietro di se e lo straniero, con un colpo secco, fece scattare le chiusure della valigia e la aprì.

La prima cosa che mostrò al sognatore fu un piccolo specchio ovale: "Mio dio" esclamò stupefatto l'uomo, l'immagine riflessa non era quella che aveva sempre visto: aveva barba e capelli lunghi e scuri, occhi azzurri e un tatuaggio che spuntava di qualche centimetro da sotto al maglione slabbrato.

"Cosa diavolo..?" Non riuscì a finire la frase e fissò con uno sguardo perso l'uomo in doppio petto.

"Non hai ancora capito? E va bene" disse facendo un grosso sospiro "Ti spiegherò tutto allora: tu ben sei mesi fa ormai, lavoravi in una stazione di polizia addetto a tutta la parte burocratica".

Dalla valigia estrasse delle fotografie dell'uomo con tutto il corpo delle pattuglie, sorridente e felice: "Facesti una scoperta a dir poco agghiacciante e beh, puoi immaginare cosa sia successo dopo." Un inquietante ghigno sfigurò la compostezza della faccia di bronzo.

"Sta mentendo, Lectus, chiedigli del cerchio di evocazione" la voce con una risata soffocata sussurrò ancora nella testa di... Lectus era il suo nome, la sua identità.

L'uomo per troppo tempo non si era mai nemmeno chiesto chi fosse, ma adesso chi era? Era il vero se stesso o invece era il ragazzo magro con i capelli radi?

"Il cerchio di evocazione?" Chiese l'uomo perplesso.

"Cosa?" il ghigno della faccia di bronzo scomparve lasciando spazio ad un espressione da "idiota totale", pensò il sognatore.

"Come fai a ricordarlo?"

"Avanti, spiegami tutto, devo sapere."

"D'accordo, allora: sei mesi fa sei venuto a conoscenza di una cosa durante il tuo lavoro e ti sei messo ad indagare: l'utilizzo dei cerchi di evocazione.

Durante un esperimento con un acceleratore di particelle da parte degli scienziati governativi, il macchinario non riuscì a contenere l'elevata potenza, all'inizio creò un buco nero che inghiottì tutto il laboratorio, ma successivamente esplose ingrandendo la massa oscura.

"Dal buco nero si cominciarono ad intravedere strani cerchi fluttuanti formati da luminose lettere e simboli verdi e noi, ovviamente, mandammo tre intere pattuglie delle forze speciali governative con due obiettivi, il primo fu quello di contenere la distruzione di tutta la struttura e la seconda fu quello di eliminare qualsiasi minaccia dovuta all'avanzare di quella cosa."

Il volto incredulo dell'uomo cominciò a ricordare, alcuni frammenti della sua memoria gli puntellarono la mente con tremendo dolore, sentì un forte odore di bruciato e il naso riprese a secernere copiosi rivoli scarlatti mentre la sua mente vagava fra immagini passate e presenti, con adesso ben due voci che sussurravo all'unisono nella sua testa, non permettendo più all'uomo di comprendere altro.

Si alzò di scatto rovesciando il tavolo e urlando con voce rotta dal pianto: "Basta vi prego, BASTA!" Lectus si stringeva la testa fra le mani con la gola bruciante che ancora strideva la preghiera alle entità invisibili.

Faccia di bronzo estrasse un'arma dai tratti atipici e premette il grilletto... buio.

Il Viaggiatore dell'IncuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora