Briciole di paradiso

258 26 28
                                    


Nota: Questo racconto è un piccolo sprazzo sul futuro dei personaggi del mio libro d'esordio: "Sogno di una notte". Quindi contiene qualche SPOILER. Io vi ho avvisato ;)

Se siete interessati il libro lo trovate qui: https://www.amazon.it/Sogno-una-notte-Nykyo-ebook/

PS: siate clementi con eventuali refusi. I tempi che ho avuto per la revisione erano ristretti.


Briciole di paradiso.

Il telefono squilla giusto mentre sto finendo di riporre i pattini.

Lo pesco dalla tasca della tuta e stringo le labbra in una linea sottile. Sul display c'è scritto "Paparazzi" e la suoneria, che s'interrompe appena accetto la chiamata, è l'omonima canzone di Lady Gaga.

«Ehi, amore,» rispondo e mi incastro il cellulare tra spalla e orecchio, in modo da avere le mani libere per tirare la cordicella dello zaino e poi chiudere le fibbie.

Sono stanco, voglio andare a casa e anche se sono contento di sentire Il'ya mi invade la malinconia al pensiero che sia lontano. Proprio oggi.

«Come sta andando la mostra?»

Non ha senso che mi venga il magone, è San Valentino, ok, ma ci sono cose più importanti.

Sono felice che stia esponendo addirittura a New York. La galleria che sta ospitando la sua personale è piccola ma per lui è un'opportunità enorme.

«Molto bene, più del previsto.» Anche la sua voce tradisce stanchezza. È fuori da tre giorni e conoscendolo sarà stato sulle spine per tutto il tempo.

È il suo carattere e poi so che ancora non riesce a credere al successo che sta riscuotendo come fotografo artistico.

«Ottimo!» Recupero il giaccone dalla rastrelliera e inizio a infilarmelo come posso, dato che ho una mano occupata. «Cosa ti avevo detto? Le ultime foto che hai selezionato, poi, erano un cannonata. Le stanno adorando, di' la verità.»

I soggetti di tutti gli scatti in mostra sono i suoi amati giocatori di hockey, ma in una veste inedita. Immortalati non durante un'azione di gioco o nei tipici scatti da calendario ma in momenti di assoluta spontaneità. Attimi di esultanza, di stanchezza, di sconforto, di cameratismo. E sono di atleti di tutto il mondo. Nell'ultimo anno Il'ya ha dovuto viaggiare parecchio per preparare questa personale.

Non mi lamento, io ho sempre viaggiato tantissimo per lavoro e lo faccio ancora abbastanza spesso. Mi spostavo per allenarmi, per partecipare alle gare e ai gala. Ora che alleno sono più stabile, ma continuo a partire per seguire i miei ragazzi quando competono.

Certe carriere richiedono questo tipo di sacrifici.

Oggi è una giornata come tutte le altre, mi ripeto. Nient'altro che una festa commerciale. Che mi è sempre piaciuta, ok, lo ammetto, ma alla fine non è che stia cascando il mondo.

Semmai è che Il'ya mi manca. Mi manca ogni volta che ci separiamo, se non possiamo accompagnarci nei rispettivi spostamenti. Mi fa sentire come all'inizio, quando eravamo quasi sempre lontani ed era un po' una tortura. Ok, più di un po', era una tortura bella e buona.

«Ti stanno riempiendo di complimenti?» chiedo, visto che Il'ya è rimasto in silenzio.

«Già...» Esita e tanto mi basta per preoccuparmi.

«Qualcosa non va?» Finisco di lottare con una manica e incastro di nuovo il telefono, per affrontare la chiusura lampo. Fuori si gela.

«No... è solo...» Posso facilmente immaginarlo mentre si gratta la nuca, indeciso su come continuare.

Briciole di ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora