Second hour.

193 27 3
                                    

Luke

Su Angel c'è sempre davvero molto da dire.
La prima volta che l'ho incontrata, non era di certo molto espansiva e si ostinava a non rivolgermi la parola direttamente.
Ho anche temuto di stargli antipatico, ma avevo solo bisogno di imparare a conoscerla meglio.

Lei non fa altro se non dire che nessuno può capirla, e che di conseguenza nessuno possa riuscire ad aiutarla.
Ritengo che sia quasi impossibile che qualcuno riesca a capire a pieno la mentalità dell'altro.

Lo ammetto, neanch'io comprendo a tutto tondo Angel e le sue emozioni, i mille pensieri che viaggiano indisturbati per la sua mente.
Nonostante ciò, ho cercato di esserci sempre per lei.
Che sia amicizia o qualcosa di più, è sempre stato questo il mio obbiettivo: essere presente nella sua vita sia nei momenti felici e spensierati che in quelli più bui e difficili.

Angel è davvero importante, soprattutto per me.

Conoscendola, dimostrare le sue emozioni non le viene affatto facile.
Ho sempre pensato che i fatti concreti valgano molto di più delle parole, anche se quest'ultime non sono da meno.
Sta di fatto che Angel non sarà brava ad esternare il suo affetto a parole, ma in quanto a gesti non la batte nessuno.

È un tipo amichevole e non nega il saluto a nessuno ma so che sente di potersi fidare di davvero poche persone; nonché le uniche di cui le importa davvero e per cui farebbe di tutto.

"Hai mai pensato a come potrebbero reagire le persone che ami?" chiedo a bruciapelo e senza alcuna traccia di impazienza nella voce, solo puro e semplice interesse.
Lei sembra pensarci su e trova tutto ad un tratto il pavimento di camera mia la cosa più interessante sulla quale posare lo sguardo "Beh, ho solo te, la mia migliore amica Eve e mio fratello Lewis."

La guardo dritto negli occhi aspettando una risposta alla mia domanda iniziale.
Lei se ne accorge e si affretta a rispondere "Luke, lo sai che farvi soffrire è l'ultima cosa che voglio."

"Loro lo sanno?"
"A volte ne ho parlato con Eve, ma ho preferito non dirle che ci ho provato davvero."
Mi accorgo solo ora di come stiamo palesemente evitando di dire ad alta voce e senza giri di parole ciò che stava per fare.
Forse è troppo difficile per me accettare che lei abbia pensieri del genere per la testa.

Stavolta è lei che rompe il silenzio imbarazzante che si era creato "Se io fossi riuscita a togliermi la vita, tu come ti saresti sentito?"
È la prima volta che lo dice esplicitamente e arriccia il naso come reazione alla sua stessa frase.

A quella domanda trattengo per un attimo il fiato. Tutti i suoi brutti pensieri ("brutti" è dire poco) mi fanno sentire il petto pesante come niente altro.
Ciò che bramo di più è la felicità di Angel, la sua stabilità mentale e che non si faccia più del male in nessuna maniera, psicologicamente o fisicamente parlando.

"Esattamente come ti senti tu adesso, credo." dico infine, cercando di non ridurre la mia voce ad un sussurro.
Mi invita con un gesto a sedermi accanto a lei. La accontento e lei mormora "Volevo ringraziarti."
"Per cosa?"
"Perché stai facendo davvero tanto, nessun altro avrebbe neanche avuto voglia di prendersi cura di me come fai tu."

A quel punto allargo le braccia, impaziente di abbracciarla nuovamente e stringerla forte a me.
Una volta fatto questo, lei appoggia la testa sul mio petto e temo possa sentire il mio cuore battere.

Mi schiarisco la voce e le domando "Con Matthew come va, invece?"

Matthew è il solito pallone gonfiato che si diverte a prendersi gioco di Angel a scuola, la stessa che frequentavo fino a pochi anni fa.

Dopo aver appunto concluso il mio percorso scolastico, capitava che io aspettassi Angel davanti all'edificio; per farle una sorpresa e dedicarle un po' di tempo da trascorrere insieme, accompagnandola a casa.

Un giorno vidi Matthew che cercava di metterle le mani addosso.
Per fortuna è stata la prima ed ultima volta, dato che si è ritrovato con un occhio nero ed il labbro spaccato prima che potesse fare qualsiasi cosa ad Angel.

Da quel momento in poi, accompagnare Angel a casa dopo la fine delle sue lezioni è diventata parte della mia quotidianità.
Oggi sono dovuto rimanere più tempo al negozio dove lavoro, ma le ho raccomandato di scrivermi un messaggio per assicurarmi che fosse tutto okay.

"Non so come ringraziarti per averlo allontanato da me." mi risponde quindi abbassando il tono di voce.
"Semplicemente non devi farlo."

"Desidero tanto non essere così fragile, Luke." balbetta ed i suoi occhi si fanno nuovamente lucidi.
"Ascoltami." mi affretto a dirle e prendo con delicatezza il suo viso tra le mani, in modo tale che lei possa guardarmi in faccia.

"Sei la persona più forte che io conosca."
Lei scuote la testa e cerca di fermare le lacrime "Non lo sono affatto."
"Sei ancora qua."

A seguire vi è lungo momento di silenzio e quando mi accorgo che questo potrebbe peggiorare la situazione, la distraggo con la prima cosa che mi passa per la testa: le faccio il solletico. 

"Grazie a te." dice tra le risate.
"Come, scusa?" ridacchio e allontano le mani da lei per farla riprendere.
"Sono viva grazie a te."

five hours || lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora