5. Brawl

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Passai la notte in bianco a osservare il lampadario sopra il mio letto, cercando di pensare a tutto tranne che a ciò che era successo la sera prima. Mi rigirai nel letto così tante volte da trovare ogni posizione terribilmente scomoda.
Nel buio della mia stanza riuscivo a vedere poche cose tra cui la schiena scoperta della mia migliore amica che dormiva beatamente. Mi chiesi come facesse a stare così tranquilla. Ivan era sempre stato molto strano e inquietante ma ingenuamente avevo creduto che Londra mi avrebbe tenuta al sicuro.
La sveglia segnava le 5:00, contavo i minuti nell'attesa di un orario decente per uscire dal quel dormitorio che mi stava soffocando, avevo bisogno di un po' di aria fresca.

Una volta suonata la sveglia, mi vestii di fretta, presi lo zaino e mi recai verso le aule delle lezioni. Dopo svariati corridoi silenziosi, illuminati solo dal leggero crepuscolo, cominciai a sentire alcune voci di studenti che di lì a poco avrebbero dovuto tenere un esame. Mi sedetti vicino a loro, cercando di confondermi e godermi quel lieve vociare. Dopo la lunga notte di silenzio assoluto, qualsiasi suono mi avrebbe distratta dai miei pensieri. Presi i libri dallo zaino e cominciai a leggere.
Quando il sole cominciò ad illuminare gran parte dell'istituto, i ragazzi intorno a me cominciarono a diventare più numerosi ad agitati alla vista del professore che stava venendo verso di noi.
Erano tutti ragazzi più grandi di me, del terzo anno. Decisi quindi di mettere via le mie cose e di recarmi a fare colazione con il mio solito succo d'arancia e uova strapazzate, cominciavo già a sentirmi meglio quando Chrissie si sedette vicino a me.
<Perché non mi hai svegliata?> disse lei sbadigliando.
<No abbiamo lezione oggi, e poi dormivi così bene>
<Hai deciso di metterti a studiare?>
<Non ho dormito>. Per quanto quella notte fosse stata tremenda, non sentivo sonno. Ero quasi più sveglia di lei, visto il suo viso stropicciato.
<Non devi pensarci, Amy.> Disse con la bocca piena bacon. <Alla fine potrebbe essere stato chiunque>.
Aveva ragione. La mia insicurezza mi portava a pensare sempre male in qualsiasi situazione. Discutemmo per un bel po' della sera prima, cercando di ironizzare.
Mentre stavo per addentare l'ultimo pezzo di uova sul mio piatto, vidi Brian che si stava avvicinando verso di noi.
<Il tuo ragazzo sta venendo qua, comunque>. Sussurrai
<Il mio ragazzo? Io non ho un... oh ciao Brian> Il suo volto cambiò colore da rosa pallido a rosso fuoco. I due si scambiarono uno sguardo imbarazzato.
<Brian! Come va?> Dissi io cercando di smorzare la situazione tra i due.
Si girarono di scatto verso di me, come se avessero appena visto un alligatore. Cercai di trattenere una risata, ma il mio autocontrollo mi tradì. Chrissie mi fulminò e cominciai a concentrarmi su quel pezzo di albume sulla forchetta.
<Giorno. Come state?> disse lui in evidente imbarazzo.
<Bene>. Dissi non curandomi di alzare lo sguardo.
<Non sai mentire, Amy. Ti conosco. Qualcosa non va?>
<Be'... Ieri sera siamo uscite e al ritorno siamo state inseguite da qualcuno>
<Non sapete chi?>
Scossi il capo. Avrei tanto voluto saperlo, anche se il mio sesto senso mi riportava ad Ivan. Dare un nome a quella persona mi avrebbe fatto sentire meglio.
<Amy pensa sia stato il suo ex ragazzo, un tipo molto strano. L'ha incontrato qualche giorno fa>
<Che ci fa qui? Non abitava a Salisbury?>
<Non lo so> aggiunsi. <Spero solo sia venuto a Londra per altri scopi>.
<Cavolo, mi preoccupate. Non mi va che usciate da sole>
<Non ti preoccupare papà> dissi ridendo.
<Figliola, se ti capitasse qualcosa?>
<Sarai il primo a saperlo>
<Facciamo così. Stasera ci esibiamo in un locale nuovo qui vicino con Farrokh, venite a farci compagnia? Così non state sole>.
Brian era sempre stato molto carino e gentile con me, e da quando si frequentava con Chrissie, era diventato ancora più smielato. D'altro canto l'idea di un mini-concerto dal vivo non mi entusiasmava. Chrissie mi guardò speranzosa, senza di me non sarebbe mai andata, la conoscevo troppo bene. Sospirai <E va bene, ma non faremo troppo tardi>.

La sera arrivò presto e nella nostra camera regnava il disordine più totale. Chrissie aveva preso quell'invito così seriamente che aveva svuotato tutto l'armadio alla ricerca dell'outfit perfetto.
<Chrissie, mettiti questo vestito e basta! siamo in ritardo!>
<Ma non è adatto. è troppo colorato e stiamo andando a vedere una band rock>
<Allora questo qui nero> le indicai uno dei vestiti più belli che aveva nell'armadio. Era un vestitino aderente fino alla vita, mentre la gonna cadeva morbida sopra le ginocchia. Le stava benissimo. Lei si limitò a sbuffare e ad indossarlo mentre io scelsi una gonna rosso scuro, un golfino nero e un paio di stivali con un po' di tacco.
Ci incamminammo verso il locale che quella sera era più affollato del solito. Ci ero già stata una volta, quando mi ero appena trasferita, ma mi sembrava molto più grande.
Rimasi stupita dalla quantità di persone che acclamavano gli Smiles, anche se era un gruppo emergente. A quel punto, mi misi in testa di non fuggire come una codarda come avevo fatto l'ultima volta. Non avevo intenzione di rovinare tutto con le mie fisse, soprattutto perché per Chrissie quella serata valeva molto.
Il nostro ritardo ci impedì di avere un tavolo tutto per noi ma in compenso riuscimmo a farci spazio tra la folla per metterci vicine al palco. I ragazzi stavano già suonando un pezzo che a detta di Chrissie non avevano mai suonato alle prove. Il nuovo cantante era una bomba. Brian mi aveva accennato quando c'eravamo conosciuti che un suo caro amico aveva una voce pazzesca, ma non immaginavo così tanto. L'esibizione durò una decina di minuti, poi i ragazzi uscirono dal locale e Chrissie mi fece segno di uscire.
Si sedettero attorno ad un tavolo, fuori faceva piuttosto freddo e i tavoli erano quasi tutti liberi. Chrissie si sedette di fianco a Brian e io mi misi di fronte, vicina a Farrokh.
<Siete bravissimi, complimenti!> Disse Chrissie entusiasta. Era bello vederla felice.
<È tutto grazie a me, cara> Farrokh le fece l'occhiolino.
<Hai una voce davvero bella> M'intromisi, cercando di nascondere il mio disagio.
Erano molto bravi, non lo nascondevo. Ma il mio problema con la musica mi metteva agitazione.
Dopo molte chiacchiere e qualche drink, Roger si sedette affianco a me. Mi stupii nel vederlo senza la sua ragazza.
<Non sei un po' piccina per bere?> Mi disse, con il suo solito ghigno.
Cercai di ignorarlo, ma lui mise il braccio attorno al mio collo.
<Levati immediatamente> Risposi irritata.
<Rilassati, piccina. Non voglio scoparti, anche se a te piacerebbe>.
Mi alzai di scatto con il mio cocktail ancora in mano. Senza pensarci glielo versai in testa. <Bada bene a come ti rivolgi a me, idiota>. Urlai.
Decisi di andare a sedermi ad un tavolo più lontano da loro e Chrissie mi seguì. Ero infuriata ma soddisfatta. Non mi avrebbe più dato problemi. Chrissie mi guardò divertita.
<Io ti adoro Amanda Price!>
<Ti assicuro che non gli ho tirato anche il bicchiere addosso solo perché poi mi sarei cacciata nei pasticci>.
Passammo del tempo in quel tavolo poco distante dalla band, ogni tanto Brian veniva a parlarci e a fare qualche complimento a Chrissie.
Alla fine della serata, il locale era quasi vuoto. Farrokh e il bassista della band se ne andarono prima di noi. Appena decidemmo di andarcene anche noi, una figura si avvicinò a me. Era Ivan completamente ubriaco.
<Amy. Amore mio. Non ti sono mancato?>
<Che ci fai qui?>
<So dove vai in giro, tesoro>
<Vattene, Ivan. Mi è sembrato di essere chiara. Non ti voglio nella mia vita>
A quelle parole si avvicinò pericolosamente a me, prendendomi per i polsi e sbattendomi al muro facendomi battere la testa. Barcollai per un istante, poi lo guardai negli occhi.
<È finita, ora vattene> gli dissi con voce tremante.
<È finita solo quando lo dirò io, Amy>. Mi strinse ancora di più, e si avvicinò a me tentando di baciarmi. Cercai di allontanarmi dalla sua presa ma non mi lasciò. Un istante dopo Roger era di fronte a me, con le braccia allargate che mi dava la schiena. Mi stava proteggendo, e non ne capivo il motivo. Da quel momento vidi tutto molto velocemente: il pugno di Roger sul viso di Ivan che ricambiò. Brian mi spinse via impedendo che lo scontro mi facesse male per poi dividere i due ragazzi ed allontanare Ivan dal locale insieme al buttafuori che nel frattempo era intervenuto.
Allora un po' di cervello lo ha quel ragazzo pensai.
<Grazie Roger> lo guardai tremante, per poi accorgermi del suo occhio nero. Ricambiò le mie parole con un sorriso, diverso da quello che mi rifilava di solito, quasi dolce. 

1970 - QueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora