The last chance

466 15 0
                                    

"Emma, dobbiamo parlare."
La bionda s'immobilizzò all'istante e la fissò con aria sbigottita.
Mary Margaret sostenne il suo sguardo e quando l'aria si fece tesa, abbandonò la sua espressione seria e sghignazzò.
"Amo dirlo! Hai notato come questa frase provochi terrore? David è il mio bersaglio preferito e ci casca sempre. Avevi la sua stessa espressione, lo sai?"
Emma riprese a respirare, stupendosi di come fosse riuscita a tenere il sangue freddo. Poggiò la giacca sul bancone e si abbandonò al tono scherzoso della donna.
"E' disonesto! Povero David. Perchè lo torturi in questo modo?"
Si concessero una risata sincera, che rare volte avevano condiviso da quando si erano ricongiunte.
Emma poggiò i gomiti sul bancone e si piegò in avanti col busto, fronteggiandola.
"Piuttosto,dove sei stata?"
"A fare due passi", le rispose vaga.
Mary Margaret alzò un sopracciglio e arricciò le labbra, "Sei seria?"
Emma si allontanò, cercando una buona scusa per evitare il suo sguardo indagatore.
Aprì il frigorifero per cercare qualcosa da bere ma si rese conto di non avere sete. Lo richiuse sbuffando.
"Cosa vuoi insinuare?"
"Niente Emma. Semplicemente mi mancano le nostre chiacchierate, tutto qui. Come quando venisti a vivere qui con me, ricordi?"
Emma sorrise nostalgica incrociando le braccia al petto.
"Sono cambiate tante cose Mary Margaret. Ad esempio non sapevo tu fossi mia madre e credimi, avrei voluto saperlo prima che mi raccontassi particolari fin troppo intimi."
Mary Margaret rise, capendo al volo l'allusione a lei e al dottor Whale.
"Però ridevamo tanto assieme e paradossalmente eravamo più unite." Il tono della voce le si abbassò, così come lo sguardo che si puntò sulla tazza che reggeva tra le mani.
Soffriva tremendamente nel costatare ogni giorno quanto sua figlia le fosse distante. Non poteva incolparla per questo e neanche obbligarla a creare quel rapporto madre- figlia che lei tanto desiderava.
Certe ferite non si risanano mai, lo sapeva e quella ne era una prova.
"E' vero, lo ammetto, ma tutto era diverso all'epoca. Ora non riesco ad aprirmi con te e a pensarci bene, anche in passato non l'ho fatto spesso. Sono sempre stata riservata."
"E' vero, comunque mi sembrava di conoscerti. Ora invece non so cosa ti passa per la testa."
Emma sorrise tra sé e sé pensando a come avrebbe reagito Mary Margaret se avesse saputo che per la testa le frullava Regina.
"Emma?"
"Mh?", riportò l'attenzione sulla madre.
"Sei distratta, anche a cena lo eri. Guardavi di continuo l'orologio e non hai mangiato quasi nulla. Per non parlare della fuga appena Henry si è addormentato!
Avevi mica un appuntamento galante?" L'espressione maliziosa della donna inquietò non poco Emma.
"Ma cosa dici?"
"Hai fatto pace con Uncino?"
"No mamma, con Killian è finita."
"Allora dimmi chi è."
"Perchè dovrebbe esserci qualcuno?" Le chiese esasperata infilandosi le mani nei capelli e poggiando la fronte contro i polsi.
"Perchè conosco esattamente l'espressione che hai assunto per tutta la cena e in più muovevi di continuo la gamba sotto al tavolino."
La bionda la guardò stranita,aggrottando le sopracciglia, "E quindi?"
Mary Margaret si sporse verso di lei con fare losco, come a volerle rivelare un segreto.
Emma seguì il suo movimento incuriosita.
La bruna sorrise e le sussurrò "Chi è il fortunato che ti fa agitare sulla sedia?"
Emma ritornò di scatto al suo posto sbuffando e roteando gli occhi al cielo.
"Non c'è nessuno, Mary Margaret!"
La donna rimase ferma a guardarla, ancora allungata in avanti verso il suo viso. Strinse gli occhi sospettosa.
"Va bene allora." Sorseggiò il suo tè, ritornando composta.
"Davvero? Wow, non credevo fosse così facile toglierti dalla testa un'idea che-"
"Lo scoprirò da sola!"
Emma si zittì acquisendo un'espressione buffa.
"Ecco, proprio quello che stavo dicendo!"
Raddrizzò la schiena e sbuffò esasperata.
Si diresse al piano superiore lasciando Mary Margaret finire il suo té, con un sorriso divertito in volto.

Regina le mancava tremendamente.
Da quella sera non l' aveva più vista, o almeno non da sola.
Le aveva chiesto del tempo.. ma quanto ancora?
Era giusto Henry sapesse del sentimento che le univa ed Emma avrebbe voluto prendere di petto la situazione e parlargli, ma Regina non voleva.
Si sentiva frustrata ed impotente perché nonostante sapesse perfettamente cosa voleva, non poteva muovere un dito per ottenerla.
Sbuffò infilandosi una mano tra i capelli mentre cercava di leggere il giornale, ma nulla la distraeva dai suoi pensieri.
"Buongiorno!" Alzò gli occhi incrociando quelli di Henry.
"Ciao ragazzino." Gli fece segno di sedersi di fronte a lei.
"Niente colazione?"
"Ho preso un caffè." Rispose, indicando il punto in cui avrebbe dovuto esserci la tazza.
"Quello era ieri, mà. Ti senti bene?" Fece segno alla cameriera del Granny's ed ordinò la colazione per sé e del caffè per Emma.
"Credo di star perdendo colpi. La vecchiaia incombe ragazzino, godimi ora prima che diventi noiosa e petulante." Henry rise immaginando la madre in quello stato.
"Altro che Salvatrice! L'unica cosa che sarò in grado di salvare sarà il divano dalle grinfie dei miei numerosi gatti." Il tono melodrammatico che aveva usato fece ridere persino sé stessa.
"Cosa mi sono persa di così divertente?" Chiese Mary Margaret arrivando all'improvviso. Si sedette accanto ad Henry e sistemò con cura il carrozzino di fianco al tavolo.
"Mà stava descrivendo la sua patetica vecchiaia."
"Wow, siamo positive oggi!"
Come facesse Mary Margaret ad essere sempre così entusiasta ed energica già di primo mattino, era un mistero per tutti.
Intanto la cameriera portò l'ordinazione e le due donne si ritrovarono ad osservarla con sguardo malinconico.
"Mi manca Ruby."
"Anche a me, tanto." Sussurrò Emma perdendosi nei ricordi. Sospirò e affogò la sua nostalgia nella tazza di caffè.
"Buongiorno."
Emma allontanò le labbra dalla tazza e distratta rivolse l'attenzione a quel saluto. Rimase immobile col braccio a mezz'aria.
Mary Margaret la guardò stranita per poi rivolgersi alla nuova arrivata.
"Buongiorno a te Regina."
Emma si schiarì la voce in modo impacciato e poggiò la tazza sul tavolo. Alzò lo sguardo e osservò come Regina baciava la fronte di Henry per dargli il buongiorno. Il
viso le s'illuminò a quella scena.
Mary Margaret guardò prima una poi l'altra, con la strana sensazione di essersi persa qualcosa.
"Un caffè da portar via, per favore" disse la mora alla cameriera.
"Non mangi qualcosa con noi?" Chiese Mary Margaret facendo segno d'accomodarsi.
"Mi piacerebbe, ma ho troppo lavoro da sbrigare. Grazie."
Si voltò verso Emma e un brivido la percorse quando trovò il suo sguardo su di sé.
Si fissarono secondi interminabili, sorridendosi. Mille cose si stavano dicendo in quel momento e qualcuno se ne accorse.
Cosa diavolo stava succedendo?
"C'è qualcosa che dovrei sapere?"
Entrambe guardarono Mary Margaret col panico negli occhi. Henry guardò la scena impassibile.
"Ecco il suo caffè!"
Regina lo prese in fretta dalle mani curate della nuova dipendente della vedova Lucas.
Grazie al cielo, tempismo perfetto!
"Potrei averne dell'altro anch'io?" chiese Emma d'impeto. Tutto pur di evitare la curiosità della madre,
"Certo!"
Emma le tese il braccio e la ragazza, nell'accostare la caraffa, allungò la mano ed afferrò la tazza. In questo modo però la sua mano si ritrovò sopra quella della bionda
ed Emma fu colta di sorpresa. La guardò e in risposta la cameriera le sorrise, le ammiccò e andò via.
Emma sgranò gli occhi imbarazzata e si sentì immediatamente al centro dell'attenzione.
Mary Margaret era pensierosa mentre Henry era imbarazzato.
Pose lo sguardo su Regina con aria colpevole e le vide in volto un' espressione furiosa, degna della Regina Cattiva. Stringeva i denti e la mascella le diventava sempre
più dura e spigolosa.
"Auguro a tutti una buona giornata." Carezzò i capelli del figlio ed uscì dal locale con passo sostenuto.
"Emma- " iniziò Mary Margaret ma Henry la interruppe.
"Mà devo andare, mi accompagni?"
"Certo!" La bionda s'alzò svelta dalla sedia e guardò la donna con una sorta di scusa nello sguardo.
"Ci vediamo presto."
"Ci conto, Emma."
Si sorrisero, imbarazzata una e sicura l'altra.
Emma accompagnò il figlio alla fermata dell'autobus, lieta che l'accaduto non fu soggetto della loro conversazione.
Avrebbe voluto dirgli tutto.. cavolo se avrebbe voluto. Ma doveva rispettare il volere di Regina, per cui si morse la lingua e lo salutò.
Appena l'autobus partì prese il cellulare dalla tasca e compose il numero dell'altra madre di suo figlio.
Non ottenne alcuna risposta.

La ballata dei cuori infrantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora