Terrified

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"Mamma?"
Regina batté le palpebre destandosi dai suoi pensieri e rivolse lo sguardo ad Henry, che la osservava interdetto.
Le stava parlando ma lei non aveva ascoltato una sola parola.
"Si tesoro?"
Si sentì profondamente in colpa di non aver dato al figlio la giusta attenzione e si vergognò di essere stata sempre distratta negli ultimi giorni.
"Sei distratta", ecco appunto! "ti senti bene?"
Se si sentiva bene? Certo che no e questo la faceva sentire così..stupida.
"Certo tesoro. Sono solo un po' stanca."
Henry la guardò con espressione seria, tanto che per un attimo parve dimostrare un'età maggiore di quella effettiva.
"Se lo dici tu."
Regina poté sentire nella voce del figlio una vena di delusione e si sentì in colpa di escluderlo da quella situazione.
Henry era un ragazzo sveglio e la donna immaginava avesse intuito che qualcosa non andasse. Sapeva anche che in quel momento si sentiva ferito perché lei non gli concedeva l'opportunità di sapere, e di dare così inizio ad una nuova operazione in incognito per aiutarla.
Questo la distruggeva, ma come poteva dare voce a ciò che le bruciava dentro? Con lui poi...
Emma aveva lasciato Storybrooke.
Regina non sapeva dove fosse andata né come avesse fatto a superare la barriera di confine.
Erano passati dieci giorni dacché le due si erano viste l'ultima volta, quando Emma l'aveva lasciata sola nel suo letto e non una parola, non un messaggio né una telefonata era arrivata da parte sua.
Henry però l'aveva sentita. Gli aveva detto di dover risolvere delle questioni in sospeso a Boston e che sarebbe tornata quanto prima.
Regina non aveva creduto a una sola parola di tutto quello che Emma aveva raccontato al figlio e si sentì cosi dannatamente ingenua nel provare una certa gelosia nei confronti del ragazzo.
Henry almeno l'aveva sentita, Emma l'aveva cercato e parlato con lui, mentre ignorava completamente lei.
"Henry tesoro, ti assicuro che sto bene. Sta tranquillo,ok?" Gli strinse la mano che reggeva la tazza di cioccolata calda con cannella e gli sorrise come faceva solo con lui e forse con.. no! Non poteva permettersi d'ammetterlo e non poteva perdersi nel fantasticare, o semplicemente ricordare, ciò che era accaduto con lei.
"Va bene, ti credo." Le sorrise ma solo con le labbra. Era turbato e lei lo sapeva.
"Cosa mi stavi dicendo prima tesoro?"
"Niente d'importante mamma. Piuttosto, ho sentito mà!"
Regina bloccò a mezz'aria la mano che stava avvicinando alle sue labbra un calice di vino rosso.
"Ieri mi ha chiamato. Sta bene e dice che sta per tornare."
L'intero contenuto del bicchiere bruciò lungo la sua gola quando lo tirò giù tutto d'un sorso.
Henry aggrottò le sopracciglia e la fissò
"Ah si?" Regina cercò di darsi un contegno come meglio poté. Si schiarì la voce e si asciugò elegantemente le labbra con un tovagliolo.
Il ragazzo non le staccò gli occhi di dosso. Sembrava stesse cercando qualcosa.
"Si", rispose meccanicamente. Improvvisamente un largo sorriso gli partì dalle labbra contagiandogli anche gli occhi.
Regina lo notò e sollevò un sopracciglio nella sua espressione severa.
"Cosa?" Gli domandò con un tono pericoloso.
Non le piaceva quel sorriso. Conosceva abbastanza bene suo figlio da capire che stava tramando qualcosa.
"Niente! Ora devo andare." Balzò giù dallo sgabello della cucina abbandonando sul tavolo la tazza ormai vuota.
"Hey, non così in fretta signorino!" Lo raggiunse in corridoio e lo guardò sistemarsi lo zaino sulle spalle..
Quanto era cresciuto il suo bambino..
"Mamma ne abbiamo già parlato. Io e Violet dobbiamo studiare, quindi trascorro la notte a casa sua."
"Si lo so. Intendevo dire, come mai hai cambiato improvvisamente umore?"
Ad Henry sfuggì un sorriso furbo che non riuscì a nascondere.
"Niente, pensavo solo che ti voglio bene." Prese le chiavi di casa e percorse il corridoio.
"Henry Daniel Mills, sei un pessimo bugiardo."
Il ragazzo rise lievemente, divertito da quello scambio di battute. Aprì la porta e si voltò verso la madre con sguardo trionfante di chi sa d'aver già vinto.
" E' esattamente la stessa cosa che ho detto a mà."
Chiuse la porta alle sue spalle lasciando Regina con la bocca aperta, pronta a contestare. Nessun suono però uscì dalle sue labbra.
Recuperò il suo bicchiere e dopo averlo riempito si ritrovò ad accomodarsi sul divanetto del suo studio. Come fosse arrivata lì non sapeva spiegarlo, era sopra pensiero.
Scrutò l'intera stanza con sguardo nostalgico e finalmente ebbe il coraggio di ammettere a sé stessa che Emma le mancava.
Lasciò scivolare la serata alternando un bicchiere di vino a uno di sidro, persa fino a notte fonda nei suoi pensieri.

La ballata dei cuori infrantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora