Ricordi

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Mancavano due giorni al ringraziamento e mi trovavo nella soffitta a casa dei miei genitori. Erano anni che non guardavo dentro al baule che conteneva le mie vecchie cose. Rovistai per diversi minuti fino a quando non trovai il diario segreto che stavo cercando.

Mi sedetti sul pavimento in legno e iniziai a sfogliarlo fino ad arrivare alla pagina che avevo scritto quando avevo sedici anni. Ricordavo benissimo quel giorno e fu lì che andai con la memoria...

Estate 2007

" Dove cazzo sei finito?", sbraitai.

"Scusami Jo...avevo un impegno e non ho visto che ora si era fatta!". Dall'altro capo del telefono, il mio migliore amico, nonché vicino di casa, Steven, cercò di arginare il mio disappunto.

"Ho bisogno di te. Sono in camera mia e mia madre ha appena finito di torturarmi. Vieni subito qui e salvami da quest'incubo...".

Steven si mise a ridere. Mi conosceva come le sue tasche e sapeva che tendevo a esagerare.

"E cosa ti avrebbe fatto? Sentiamo un po'..."

"Mi ha torturato con il ferro arricciacapelli! Sono tutta un boccolo! Orrenda..."

Il mio migliore amico si mise a ridere ancora più forte.

"Arrivo tra poco. Non vedo l'ora di vederti!", mi disse.

Avrei voluto insultarlo pesantemente per quella risposta, ma invece gli dissi di sbrigarsi. Finita la telefonata, mi guardai disgustata allo specchio. I miei lunghi capelli castani, assomigliavano a quelli di una bambola di porcellana e il vestito che mia madre mi aveva quasi costretta a mettere era in commentabile. Era il giorno del mio sedicesimo compleanno e dovevamo andare al ristorante per festeggiare. Oltre ai componenti della mia famiglia, ci sarebbero stati anche Steve e sua madre.

Finalmente dopo circa venti minuti, sentii il campanello suonare e la voce di mia madre che salutava il mio amico. Lasciai la mia camera al piano di sopra e mi fiondai in salotto dove Steven mi dava le spalle.

"Alla buon'ora! "

Al suono della mia voce si voltò e per un attimo mi fissò senza proferire parola.

"Caspita! Sei davvero tu, Jo?"

Lo fulminai con lo sguardo. "Non aggiungere altro!"

Gli intimai prendendolo per un braccio e facendomi seguire in camera mia. Quando chiusi la porta alle nostre spalle, iniziai con il terzo grado.

"Adesso mi dici dov'eri! E' da un po' che arrivi in ritardo ai nostri appuntamenti e non è da te..."

Lui non mi rispose subito. Ma vidi chiaramente che c'era qualcosa che voleva dirmi, ma probabilmente non sapeva da dove iniziare. Anche io lo conoscevo bene. Ci conoscevamo da quando io avevo due anni e lui quasi quattro. Io portavo il pannolino a quei tempi, mentre lui ogni tanto si faceva la pipì addosso.

Si era trasferito nel nostro quartiere insieme ai suoi genitori e quando le nostre madri erano entrate in confidenza, io e lui eravamo diventati poco a poco grandi amici. Lui era sempre stato un bambino tranquillo mentre io ero l'opposto. Una vera peste! E grazie alla presenza dei miei due fratelli maggiori avevo acquisito attitudini da maschiaccio. Le mie passioni erano i giochi con la palla e andare sullo skateboard.

"C'è qualcosa di cui devo parlarti...", iniziò un po' titubante.

"Spara...", lo incitai.

"Due settimane fa, alla festa del mio amico Ben, ho conosciuto una ragazza. Si chiama Megan e da allora ci frequentiamo...", mi disse tutto d'un fiato.

NOVEMBRE 2019

Guardai quella pagina di diario un po' ingiallita dal tempo e una lacrima vi cadde sopra. Erano passati anni da quell'episodio, ma ricordavo benissimo la reazione che ebbi quel giorno di fronte alle parole di Steven. Non lo avevo preso sul serio. Diversamente da me, che non avevo ancora frequentato nessuno, lui invece, da quando aveva perso la verginità a quindici anni, non si era più fermato. Crescendo era diventato un bel ragazzo. Alto e con il fisico ben strutturato grazie ad anni di nuoto. Le sue storie duravano pochissimo e non avevano mai intaccato la nostra amicizia. Ma quella volta fu diverso. Le settimane erano diventate mesi. E i mesi, erano diventati due anni. Con Megan non era stata una semplice scopata. Lei era diventata la sua fidanzata. Girai altre pagine del diario e i miei ricordi mi trasportarono ai miei diciotto anni.

Never give up (Non mollare mai)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora