Stiamo bene

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I raggi del sole attraversavano senza incontrare ostacoli le tende sottili di cotone bianco che coprivano le finestre del salotto, illuminando il tavolino di vetro posto di fronte al divano. Questo, a sua volta, rifletteva le radiazioni di luce in direzione della parete appena sopra lo schienale, esattamente dove il capo di Lucas stava ondeggiando da un po' di tempo. A intervalli regolari, la sua testa scivolava pian piano verso destra, finché con uno scatto questa non tornava in posizione eretta.

Le palpebre e le ciglia tremarono flebilmente prima di aprirsi, rivelando un paio di iridi di un blu scuro come l'oceano assonnate, fisse su un punto imprecisato del pavimento.

Il ragazzo rimase qualche istante immobile, cercando di fare mente locale in quel pomeriggio di metà ottobre sorprendentemente caldo, poi tentò di sbadigliare alzando le braccia verso l'alto, ma quello destro rimase incastrato.

Lucas abbassò gli occhi e vide Eliott con la testa appoggiata sulla sua spalla, il corpo disteso lungo il lato opposto lato del divano, profondamente addormentato.

Si concesse un po' di tempo per osservarlo: le sue gambe erano così lunghe che una era piegata a novanta gradi in modo che il piede poggiasse a terra e l'altra era incastrata tra il bracciolo e lo schienale, mentre un braccio poggiava molto vicino alla gamba di Lucas, il palmo rivolto all'insù.

Sembrava una posizione tremendamente scomoda, del genere che lasciava intorpiditi i muscoli al risveglio.

Indossava i pantaloni del pigiama e una vecchia felpa con il cappuccio nera che spesso usava anche per dormire. Il suo volto era sereno, sebbene le guance punteggiate qua e là da una corta barba erano rosee e le labbra appena dischiuse soffiavano aria calda sull'avanbraccio di Lucas.

Lanciando un'occhiata all'orologio appeso sopra alla televisione, quest'ultimo apprese ch'erano in quella posizione ormai da un paio di ore e che doveva essersi addormentato facendo esattamente quello che stava facendo ora, ovvero guardare indisturbato Eliott che riposava. Non era sua intenzione dormire, ma aveva passato la notte insonne studiando per un esame importante e, subito dopo le lezioni di quella mattina, era andando direttamente a casa di Eliott dato che non rispondeva ai suoi messaggi. Lo aveva trovato disteso in posizione fetale sul divano con una coperta indosso e il volto sudato.

Posò delicatamente una mano sulla sua fronte e sentì che scottava ancora.

Dentro di sé alzò gli occhi al cielo: non si sarebbe ammalato se non si fosse scordato accidentalmente a casa l'ombrello, decidendo imperterrito da testa dura quale era di farsi metà Parigi a piedi sotto l'acquazzone di due giorni prima per venire a casa sua.

Eliott e gli ombrelli non era quelli che si dicono propriamente migliori amici. Lucas prese mentalmente nota di regalargliene uno per Natale se non gli fossero venute altre idee – e le sue idee scarseggiavano sempre, a differenza di Eliott la cui fantasia non conosceva confini.

«Dovresti smetterla di fissarmi quando dormo.»

Sebbene fosse stato solo un mormorio appena udibile, Lucas ritirò di scatto la mano, preso di sorpresa.

«Non sapevo fossi sveglio. E comunque tu fai lo stesso con me, perché non posso farlo anche io?» protestò a bassa voce.

Osservò Eliott raddrizzare il capo per posarlo questa volta sul suo grembo, sistemare le gambe in una posizione più comoda e spostare lo sguardo per incrociare i suoi occhi. Gli sorrise flebilmente, socchiudendo le palpebre, mentre intrecciava una mano alla sua.

«Come ti senti? Hai ancora la febbre alta» disse, aggrottando la fronte. «Quando imparerai a stare al riparo dagli acquazzoni soprattutto se fuori ci sono meno di dieci gradi?»

Eliott si strinse nelle spalle e ignorò completamente l'ultima osservazione.
«Perché a volte, quando mi fissi, mi sento come se stessi cercando qualche segno di pazzia in me» disse, rispondendo solo alla prima delle domande.

I suoi occhi rimasero ben piantati in quelli di Lucas, il cui cuore di perse inevitabilmente un colpo udendo quelle parole.

Eliott non lo stava accusando né si stava lamentando. Si limitava a esprimere quello che credeva fosse un dato di fatto, ma si sbagliava, e non importava quante volte Lucas cercasse di rassicurarlo. Lui rimaneva convinto di star esponendo i fatti ogni volta che affrontavano quell'argomento. E, ogni volta, un pezzo dell'anima di Lucas soffriva quasi quanto soffriva quella di Eliott nei momenti più brutti.

«Quello che dici non è vero, e lo sai molto bene. Ti guardo perché mi piace semplicemente osservarti. Tutto qua. Esattamente come fai tu con me» mormorò Lucas dopo qualche istante, mentre con il pollice accarezzava l'interno del palmo della mano intrecciata alla sua. Risalì piano piano con la punta delle dita fino a sfiorargli le labbra, per poi posarla sulla guancia calda. «Beh, tranne oggi. Oggi ti osservo perché sei obiettivamente malato. Sono un po' preoccupato per questa febbre» aggiunse poco dopo, accennando un sorriso tutt'altro che sereno.

Eliott si lasciò scappare uno sbuffo divertito in risposta prima di tornare a chiudere gli occhi. Rimasero così, accoccolati in silenzio per qualche istante, senza che nessuno facesse o dicesse niente, persi ognuno nei propri pensieri.

A un certo punto Eliott si liberò dalla stretta di Lucas e cercò di mettersi seduto, chissà per fare cosa. Lo scatto però era stato così repentino che la testa prese a girargli e barcollò per un istante. Lucas se ne accorse e lo costrinse immediatamente a tornare sdraiato, avvolgendolo tra le braccia in una posizione che non gli lasciava scampo di fuga. Lo guidò finché non si trovarono entrambi sdraiati, con lui dietro ed Eliott tra le sue braccia.

Erano nati per incastrarsi a quel modo. Non era la prima volta che Lucas lo notava.

Il modo perfetto in cui la testa di Eliott trovava posto nell'incavo del suo collo e le sue braccia si adattavano per stringersi attorto al suo busto si avvicinava all'arte. I loro corpi erano stati creati in modo che ogni parte di Eliott combaciasse con il corrispettivo di Lucas, e così succedeva nella situazione diametralmente opposta, quando a letto Eliott lo abbracciava poco prima di cedere al sonno.

«Non dovresti stringermi così forte. Ti ammalerai e poi toccherà a me badare a te, come sempre» scherzò Eliott atono, ma non fece nulla per allontanarsi. La situazione gli era chiaramente congeniale così.

Si mosse lentamente, strofinando la punta del naso sul collo di Lucas, molto vicino al pomo d'Adamo. Quest'ultimo scosse la testa, alzando gli occhi al cielo, ma aumentò la stretta delle braccia attorno a quel corpo bollente.

«Shh, sta zitto» disse, muovendo il pollice in cerchio in un punto imprecisato dello sterno di Eliott. Sotto il suo tocco, il ragazzo fece un respiro un po' più profondo, ma non si mosse. «Non mi ammalerò» aggiunse poi.

«Non ne sono così s-»

«Ho detto sta zitto» ripetè Lucas per bloccare quella flebile protesta. Continuò ad accarezzarlo, mentre inspirava il profumo di Eliott con il naso affondato tra i suoi capelli. «Lascia solo che ti stringa ancora per un po'. Io sto bene così. Noi stiamo bene



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Buonrisalve, inaspettatamente così presto!

Non ho molto da dire su questa seconda storiella. L'intento era qualcosa di molto fluff e leggero, per quello non ho approfondito certe tematiche... Spero di non essere stata troppo indiscreta o affrettata.

Grazie come sempre per essere arrivati fin qui <3

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 06, 2019 ⏰

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