-CAPITOLO 5: 31 agosto 2016.

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Rimini, 31 agosto 2016 – 21:02.

Per commemorare la fine della vacanza, come da tradizione di famiglia, i miei genitori decisero di portarmi a cena fuori.
Il ristorante era modesto, aveva delle decorazioni bianche e rosa sparse in giro per le pareti, le luci a led che cambiavano colore ogni dieci minuti appese al soffitto e un enorme quadro con la foto dello staff e le loro firme appeso.
Era un locale frequentato per lo più da famigliole, ma l'aria che si respirava era giovanissima.
I camerieri erano tutti cordiali, ma solo uno di loro attirò particolarmente la mia attenzione. E fu quello che venne a servirci il dessert.

Era bassino, circa 1,65, capelli biondo scuro, occhi cerulei e un sorriso mozzafiato.
Potevamo sembrare fratelli data la somiglianza fisionomica, ma si rapportava con i clienti come se li conoscesse da una vita e, per questo piccolo dettaglio, mi resi conto che era il mio opposto caratterialmente.
Si comportò cosí anche con mio padre.
Entrambi di origine pugliese, sembravano intendersela alla grande e io mi sentivo sempre più a disagio in mezzo a loro.
Mi estraniai quasi completamente dalla loro conversazione, o perlomeno fino al momento in cui mio padre, brillo, gli gridò di portarmi fuori.

« Allora Nico', stasera te la porti fuori la mia bambina? »
« Beh, se vuoi.. posso portarla fuori. Ha un coprifuoco? »
« No, però riportamela intera e non farle del male o ti spezzo le gambe. »
« Non c'è problema, noi baresi ci prendiamo cura delle donne come fossero bamboline di porcellana. »
« Allora perfetto, te la porto a fine turno. »

E cosí fece. Alla fine del suo turno, mi ritrovai trasportata di nuovo davanti al ristorante, dinanzi allo stesso ragazzo che fino a poco prima mi aveva servito.
Senza la divisa da cameriere era ancora più attraente.
Non sapevo come comportarmi, non riuscivo a proferire parola e quindi cominciai a pregare che fosse uno di quelli che ti trascinava nella conversazione pur di farti parlare.
E infatti le mie preghiere si esaudirono.

— 00:00
Conoscevo Nicola da un'ora scarsa ma mi sembrava di conoscerlo da sempre. Mi ero aperta più con lui che con tutte le persone di cui mi ero circondata fino a quel momento.
Era un ragazzo di Bari, andato a Rimini per lavorare come cameriere e guadagnare qualcosa per andare a vivere a Londra.
Sapeva quello che voleva, si viveva la vita alla giornata e se succedeva qualcosa di spiacevole, la prendeva con filosofia e andava avanti a testa alta.
Ebbi la conferma che era il mio esatto opposto.
Era determinato.
E lo fu anche con me.

« Adesso ho proprio voglia di baciarti. Mi respingi se lo faccio? »
« No. »

E da un semplice bacio puro e leggero, in riva al mare, con le onde che ci sfioravano e il vento che ci scompigliava i capelli, ci ritrovammo all'interno della sua camera, dove le luci erano soffuse e l'atmosfera più eccitante.
A quel punto della mia vita, non avevo mai avuto modo di pensare di perdere la verginità con un ragazzo appena conosciuto, di passare la notte fuori di casa con una persona che non era nessuno dei miei tre amici fidati.
Stavo seguendo il mio cuore e avevo mandato a fanculo la testa, perciò speravo che ne valesse la pena.

Le nostre labbra si cercavano insistentemente, le nostre lingue danzavano in contemporanea e le nostre mani esploravano i nostri corpi e li accarezzavano in maniera possessiva.
Gli occhi che non ne volevano sapere di staccarsi gli uni dagli altri, grazie al suo sguardo per la prima volta mi sentii attraente.
In poche ore era riuscito a trasmettermi sicurezza e autostima che mi mancavano ormai da anni.
In un attimo i nostri vestiti si volatilizzarono e io mi sentivo pronta.
Lo volevo con tutta me stessa.

Ci siamo, sto per perderla.

« Devo dirti una cosa. »
« Adesso? Non puoi aspettare? »
« Si.. posso aspettare. »

La curiosità di quello che aveva da dirmi stranamente era inesistente, ero troppo presa dalla situazione per stare ad ascoltarlo.
Notai una strana luce sul suo volto ma non ci feci caso e aprii le gambe per poterlo ricevere e non appena la sua erezione si fece spazio dentro di me, avvertii una fitta di dolore lancinante.
Era stato tutto così romantico fino ad allora, non volevo rovinare il momento e perciò ingoiai quel boccone amaro.
Nel giro di qualche istante, diminuí e divenne più sopportabile.
Le sue spinte erano lente, i nostri gemiti uscivano in coro. Cominciai a percepire un briciolo di piacere, sebbene fosse molto basso, ma il male stava svanendo e questo mi faceva sentire più tranquilla.

« Non voglio farti del male. »
« Lo so. »
« Sei bellissima, cazzo. »

Passai la notte nella camera di uno sconosciuto, a farci l'amore e a sentirmi amata.
E non me ne stavo pentendo. Non l'avrei mai fatto.

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