CAPITOLO 1: Rapita

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Elsa.

Mi svegliai la mattina con l'idea di un bel caldo afoso logico per un bellissimo giorno di Agosto e invece mi sveglio con l'idea di trovarmi in un congelatore e pure lo trovo piacevole,come se stessi sdraiata sull'erba a godermi i raggi di sole. Però so che chiunque mi tocchi sentirebbe una scarica gelata in tutto il corpo...ma ci si poteva abituare in fondo.

Mi alzai dal mio letto a baldacchino con le coperte azzurre. Il mio colore preferito e mi diressi all'altro letto in fondo alla stanza. Uno con le coperte rosa, lo stesso a baldacchino.

Mi avvicinai piano piano,alzandomi in punta di piedi e quando fui abbastanza vicina ci saltai sopra!

Pensavo che avrei sentito la voce di mia sorella urlare e poco dopo mettersi a ridere...invece ci fu solo un grande silenzio e poco dopo scoprii che Anna non c'era.

Presa dall'ansia della sparizione di mia sorella mi precipitai alla porta e mentre iniziavo a scendere le scale che portavano alla sala da pranzo per vedere se fosse li, ma di lei nessuna traccia. Mentre andavo ancora più nel panico mi diedi la risposta che forse era uscita nei giardino per parlare con le anatre e gli alberi! Logico della mia piccola sorellina, però non era nemmeno là!

«calma Elsa» mi ripetevo a bassa voce «Anna sarà andata a fare una passeggiata nel pese...»

"Però non è da lei!" pensai "Anna se si sveglia di mattina presto mi viene sempre a svegliare e poi ultimamente ha il sonno pesante! E se l'avessero rapita?!" subito mi scrollai di dosso quel pensiero, però continuava a ondeggiarsi quella parola davanti a me: Rapita...

Andai dappertutto, chiedendo alle guardie di cercarla e sapere se l'avessero vista. Solo quando una domestica con un'inchino mi aveva ricordato che ero ancora in pigiama tornai in camera da letto per mettermi qualche vestito.

Appena entrai in camera e mi chiusi la porta alle spalle, me ne pentii amaramente.

Davanti al letto di Anna, vicino alla finestra, c'era un uomo vestito tutto in nero e con un passamontagna sulla faccia ed in una mano stringeva Anna a se e con l'altra stringeva un coltello che le puntava alla gola.

Guardai per due minuti interi Anna e mi dimenticai di respirare per quanto ero terrorizzata! Presa una boccata d'aria urlai e vidi che Anna aveva un'espressione al dir poco terrorizzata.

Sembrava entrata in coma.

«Anna!» urlai come se fosse stata mia figlia e corsi verso di lei, ma subito divenne tutto nero e senza un motivo preciso cadetti a terra svenuta.

Ultimo pensiero...RAPITA!

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