Percy ~ Lo psicopatico con la bacchetta

1.6K 103 19
                                    

Era notte, la casa era buia, le scale e le porte scricchiolavano e, insieme alle grida che giungevano dal piano superiore, quelli erano gli unici rumori udibili.

Un bambino nella culla.

-Non puoi ucciderlo.- la voce della donna era ferma, negli occhi chiari era la determinazione si mescolava al riflesso del ripugnante uomo che aveva di fronte. Un braccio alzato ed una bacchetta puntata.

La donna si buttò, frapponendosi tra il bambino e l'esplosione di luce che si propagò dalla bacchetta, solo per cadere poi a terra inerte con gli arti scomposti.

L'uomo ridacchiò, scavalcando il corpo come se non avesse mai avuto un minimo valore, il suo sguardo ora totalmente rapito dagli occhioni del ragazzino.

Levò la bacchetta di fronte a se per una seconda volta, il gesto parve disumano, crudele, la pura essenza del male in sole due parole.

-Avada...- il sorriso che gli distorceva le labbra si piegò in un ghigno cruento -...Kedavra.-

Una luce verde ed abbagliante andò verso il bambino, solo per tornare poi indietro.

Quando mi svegliai scalciando le coperte del letto, ci misi più tempo del dovuto a capire che il grido che mi perforava i timpani era il mio.
Mi tirai su a sedere e presi la testa tra le mani cercando di riprendere a respirare regolarmente, il cuore batteva così forte da rimbombarmi nelle orecchie.
Non mi accorsi nemmeno dello scattare della serratura della porta e dell'ingresso di qualcuno finché non sentii il materasso abbassarsi leggermente sotto un nuovo peso.
Alzai lo sguardo trovando le iridi grige di Annabeth a scrutarmi.
-Tutto bene?- domando afferrandomi i polsi e abbassandomi le mani.
-Solo un brutto sogno.- mormorai intrecciando le dita con le sue.
Alzai lo sguardo notando mia madre sulla soglia e le sorridi per tranquillizzarla. Era corrucciata e visibilmente preoccupata.
-Un brutto sogno e basta o uno di quei brutti sogni?- Annabeth pretese di nuovo la mia attenzione, la serietà nel suo sguardo mi metteva decisamente in soggezione, sembrava fosse sul punto di prendere un apriscatole ed aprirmi il cervello per capire quale fosse il problema.
-Non avrei idea, a dire il vero.- notai il gonfiore dato dal pugnale sotto l'enorme maglione che usava come parte superiore del pigiama, che tanto per inciso sono sicuro una volta si trovasse nella cabina tre, nel mio armadio per essere precisi. Il fatto che avessimo bisogno di prendere precauzioni anche nel sonno mi metteva fin troppa amarezza.
-E' tutto apposto?- la figura magra di Harry si fece spazio accanto a mamma sulla soglia, non riuscivo a capire dal suo sguardo se fosse preoccupato od addirittura spaventato.
Aveva i capelli scombinati probabilmente dal sonno, la fronte libera e scoperta dai ciuffi scuri.
Non saprei dire se si fosse trattato di un'illuminazione e chissà cosa ma appena vidi il segno sulla sua fronte, che già avevo notato dopo cena, le parole della profezia mi ritornarono in mente.
-Harry... hai detto che te la sei fatta da piccolo quella cicatrice, vero?- domandai.
Era una domanda retorica, ovviamente, me lo aveva detto poche ore prima ed era sembrato anche piuttosto nervoso presso l'argomento.
Da come tentennò aprendo e chiudendo numerose volte la bocca compresi di averlo preso contropiede.
-Si, mi sembrava di averlo già detto.-
Scossi il capo.
-Qualcuno ha provato ad ucciderti. Hanno ucciso tua madre.-
Ok, datemi pure la colpa, sarò stato un indelicato, ma non sono certo la persona più sobria e di tatto a questo mondo e le parole mi erano uscite di bocca totalmente di loro spontanea volontà.
Non sapevo neanche come avessi fatto a giungere ad una conclusione del genere, era un po' quel sesto senso da semidio che a volte mi aiutava e, in circa il novanta percento dei casi, mi faceva compiere le peggiori idiozie.
Harry strinse le labbra e mia madre mi lanciò un'occhiataccia di rimprovero, ma non disse nulla.
-Cosa hai sognato, Percy?- si sentì in dovere di intervenire Annabeth, la situazione stava diventando pesante e lei prima di tutti era in grado di rendersene conto.
-Un pazzoide... un pazzoide ha ucciso una madre ed ha provato a fare lo stesso col figlio, o almeno credo che fosse il figlio.- sospirai e infilai le dita tra i capelli, tirandoli -Scusa Harry, sono un idio...-
-Era mia madre.- il ragazzo non mi diede tempo di finire la frase, sembrava estremamente amareggiato e ne comprendevo perfettamente il motivo.
Mi sentivo un idiota e completamente in colpa.
-Ma tu come fai a saperlo?- domandò dopo lunghi attimi silenzio.
Mi morsi un labbro e guardai Annabeth.
Era visibilmente corrucciata e potevo tranquillamente notare gli ingranaggi del suo cervello ruotare nel perfetto meccanismo che costituivano.
Annuì e mi sfiorò una spalla.
Sospirai.
-Prometti di non prendermi per pazzo?-
Harry non sembrò affatto rassicurato dalla domanda, ma si sforzò (cavoli se si notava lo sforzo) di annuire.
-Dimmi tutto.-
-Conosci la mitologia greca?-

Percy Jackson e le avventure ad Hogwarts (versione Revisionata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora