EPISTOLARE

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Ciao Papà.
Ho scritto solo due parole é già sono triste, perché effettivamente mi rendo conto di quanto tempo sia passato dall'ultima volta che ti ho chiamato così, ormai sei diventato "Pà" o "Padre".
Ho provato ha cambiare questo aspetto, ma ogni volta che provo a farlo mi viene una forte fitta al petto.
Come quando pensi a cosa c'è dopo la morte o come quando provi a pensare alla fine dell'infinito; forse la cosa che accomuna queste due cose con il problema che ho con il pronunciare la parola Papà é che siete tutte cose irraggiungibili o comunque sembra impossibile trovare una sola risposta alle molteplici domande.
Ho scritto principalmente questa "lettera" per dirti tutte quelle cose di cui non ho mai avuto il coraggio di dirti in faccia, mi piace pensare che non l'ho mai fatto solo perché non le meritavi. Vorrei partire con il ringraziarti, per aver creduto in me; ma vorrei anche scusarmi per tutte le volte che ho deluso le tue aspettative, purtroppo hai imparato a tue spese che di me non ci si può fidare.
Non biasimo il tuo non credere più in me, non lo farei nemmeno io, anzi, non lo faccio nemmeno io.
Ci fu un tempo in cui ti avevo, quando ancora non ti avevo deluso e tutto il resto.
Era bellissimo, tu eri sempre di buon umore, mi sorridevi mentre rispondevi alle mie domande, magari giocavi con me o dormivamo insieme, beh io non dormivo perché russavi troppo, però facevo finta di farlo così potevo stare tra le tue braccia.
Ormai di tutto quello non mi rimane niente, solo i ricordi, anche se non vorrei neanche quelli, mi fanno capire quanto ho perso.
Voglio ricordarti un avvenimento, penso sia stato quello che ha fatto scattare in me qualcosa che mi sta spingendo a cercare un contatto con te.
In un giorno d'estate venisti nella mia camera e mi dicesti qualcosa da non dire assolutamente alla Mamma, se no lei ci sarebbe stata male e le avrebbe rovinato l'intera estate; sarà stato il parlare di Mamma o che semplicemente hai fatto cadere le tue barriere per un secondo, non lo so, ma resta il fatto che mi accarezzasti la guancia.
Era strano per entrambi, si leggeva nei nostri sguardi e dalle nostre movenze impacciate.
Dopo ciò ti alzasti, e te ne andasti.
Io rimasi li a piangere, non approfittai dell'opportunità di poterti abbracciare o semplicemente instaurare una conversazione, non feci niente come sempre.
Perché Papà, devi  sapere che le tue carezze mancate sono sempre state compensate dalle mie lacrime.
Quando la mia guancia fredda sentiva il bisogno di una tua dolce, rassicurante e calda carezza le mie lacrime altrettanto calde venivano a rassicurarmi; ma per quanto fossi grata a queste lacrime le scacciavo sempre via, perché bruciavano e mi sono sempre chiesta se perché troppo calde o perché eccessivamente salate, ho sempre dato forza alla prima tesi; rimane il fatto che contro le mie metaforiche ferite bruciano insopportabilmente.
Ma se al posto delle mie premurose lacrime ci fosse stata la tua mano sono sicura che avrei sopportato tutto il bruciore del mondo, anche se sono altrettanto sicura che sarebbe stato un bruciore sopportabile, non so se perché le tue mani non sarebbero state salate come le lacrime o perché in quel momento il mio corpo avrebbe prodotto Ossitocina.
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Sono passati mesi da quando ho scritto la pseudo lettera riportata sopra.
Ho accettato il nostro rapporto.
So che lavoro vuoi fare con me, lo so perché in fondo io e te siamo uguali.
Hai visto un carattere forte su cui lavorare per renderlo indistruttibile, ti ringrazio per questo perché stai riuscendo nel tuo intento, adesso le parole delle persone per me non sono niente, adesso mi lego più facilmente ad oggetti che a persone e stiamo costruendo una maschera a cui tutti credono.
Ti ringrazio perché stai pian piano eliminando le mie debolezze.
Adesso non é più una paura diventare come te Papà.
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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 16, 2019 ⏰

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