Capitolo due

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Ho la rabbia negli occhi
E anche un po' di stupore”

[Mille Universi] - Ultimo

- Chiave -

Niccolò rimase immobile, con gli occhi spalancati. Il sangue gli pompava nelle orecchie e attutiva e storpiava le urla che avevano ricominciato ad udirsi in lontananza. Il cuore gli esplodeva nel petto, sembrava volesse uscirgli dal corpo, sfuggire al suo destino, a ciò che sarebbe potuto accadere se non ci fossero state le sbarre a proteggerlo. Deglutì a fatica, guardando davanti a sè.

L'uomo era di fronte a lui, a pochi centimentri dalla sua faccia. Lo osservava famelico, come se potesse sbranarlo da un momento all'altro, dilaniarlo a poco a poco. Dalla sua bocca semi aperta colò della bava, striata di rosso, che cadde a terra chiazzando il pavimento.

Niccolò abbassò per un attimo lo sguardo e l'essere sibilò qualcosa di incomprensibile scuotendo le sbarre con forza, richiamandolo all'attenzione. Sembrava stesse cercando di entrare, un avido lupo ad un passo dalla preda. Il ragazzo piombò all'indietro dallo spavento, finendo malamente a terra al centro della cella.
Stava perdendo lucidità, il mondo attorno a lui pareva muoversi in modo diverso da quello che avrebbe dovuto. Era caduto di schiena, e il colpo gli aveva fatto mancare il fiato. Annaspando nel vuoto tentò di risollevarsi, altrimenti sarebbe stato troppo vulnerabile.

Se era di guardia con molta probabilità aveva anche le chiavi per aprire la cella; come mai non l'aveva ancora fatto? Sembrava tanto interessato a fargli del male.

Ma l'uomo era ancora là, che lo osservava con gli occhi spalancati.
Niccolò non era più così sicuro di voler uscire, scappare via chissà dove. Non sapeva cosa potesse esserci lì fuori, non ricordava i volti dei familiari nè degli amici. Da chi sarebbe andato? Eppure, lì non poteva certo rimanere. Corrugò la fronte, osservando la guardia che piegava di lato la testa in modo inquietante, osservandolo.

«Se ne vada!» urlò il ragazzo, cercando di alzarsi.

«No, piccolo Moriconi» sussurrò l'altro con tono affettuoso, ma i suoi occhi erano ancora rossi. «Non ti lascio andare» scosse la testa e l'indice in contemporanea, come stesse parlando ad un bambino.

Finalmente in piedi, disse, con tono sarcastico: «Cosa vuole da me? Se ha fame le preparo una carbonara, le piace? Magari bella calda. Che dice?» e rise.

Forse stava facendo una stupidaggine a prenderlo per i fondelli, ma parlare con lui era strano, prima era gentile e un attimo dopo lo voleva sbranare. Faticava a mantenere la serietà, soprattutto perché non capiva se stava fingendo o meno.

La guardia sbuffò un «Nah» svogliato e lasciò andare le sbarre, facendo ricadere le braccia molli lungo i fianchi.
Bisbigliò dell'altro, spaventato, ma il suono delle sue parole si perse nella polvere e nella sporcizia del luogo. Se aveva detto qualcosa di importante nessuno lo seppe mai.

A giudicare dallo sguardo impaurito che aveva nel pronunciare quella frase, sembrava che si fosse reso conto solo in quel momento del significato che potesse aver avuto. E non doveva essere qualcosa di buono.

Niccolò lo guardò cercando di intuire cosa stesse pensando. Avrebbe potuto leggere le parole dal movimento delle labbra, ma suo malgrado non ne era mai stato granchè capace e la densa penombra non lo aiutava. Cos'aveva turbato l'uomo, tanto da interrompere quegli spastici tentativi di aggredirlo? Prima che potesse rifletterci su, si mosse qualcosa.

In quel momento, dietro l'uomo, si increspò l'aria. Le onde circolari si espansero man mano, e crebbero silenziosamente finchè il diametro dello spazio liquefatto non raggiunse i due metri.
Niccolo fissò la scena in silenzio. La guardia pareva ignara di tutto, tanto che si fissava le scarpe sconfortata, forse era rimasta colpita dalla frase e doveva ancora riprendersi.
Era un essere strano. Niccolò sapeva che non aveva mai avuto a che fare con qualcuno del genere. Cambiava modo di fare troppo spesso, e le emozioni che provava erano contrastanti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 20, 2021 ⏰

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