"Mattia è tardi, ti vuoi sbrigare?! Sono le 7:50 e giuro che se sento nuovamente il tuo professore di italiano lamentarsi dei tuoi ritardi ti assicuro che non vedrai Pier per almeno due settimane!" Aveva ragione, ma ero troppo stanco persino per darle retta. Mi rigettai fra le coperte coprendomi le orecchie con il cuscino. Nonostante ciò, riuscivo comunque a percepire i suoi passi avanzare sulla rampa delle scale.
Il rumore della porta che sbatte mi ha appena tolto più o meno 10 anni di vita, come ha fatto quella donna a salire così in fretta?
"Signorino, non credere che solo perché oggi è il tuo compleanno puoi fare quello che ti pare, sono tua madre e dentro questa casa, fino a quando non compi ventuno anni, comando ancora io!!"
Aprii un occhio, l'espressione sul volto di mia madre in questo momento è probabilmente il regalo di compleanno migliore di sempre, d'altronde più si arrabbia più l'espressione che le si dipinge in volto mi fa ridere.
Il ruolo da mamma cattiva non le si addice proprio, è troppo buona per infuriarsi sul serio.
Non riuscii a trattenere una risatina quando le sorrisi di rimando: "buongiorno anche a lei madre, il sole splende, gli uccellini cinguettano, il tuo figlio preferito compie 18 anni e tu sei ogni giorno più bella"
La vidi cambiare espressione immediatamente, sapevo che la sua rabbia non sarebbe durata.
"Si, sei anche l'unico che ho, e sei pure un gran ruffiano! Vestiti prima di fare tardi sul serio, Pier sarà già andato a quest'ora, dovrai prendere la metro da solo." Mi disse con un mezzo sorriso anche lei.
"Certo capo, agli ordini!"
Mi alzai svogliatamente dal letto e quando mia madre fu sicura che non mi sarei rimesso sotto le coperte chiuse la porta.
Prima di tutto mi affacciai alla finestra che dava sulla strada per controllare, dato che dalla mia camera potevo praticamente vedere tutta la sua stanza, se quello squilibrato del mio migliore amico fosse effettivamente già uscito per andare a scuola, le serrande della camera erano tirate su e il letto era sfatto come di routine, lo zaino non c'era, non era al suo solito posto davanti la finestra, e non era neanche nel resto della camera; che uomo infame! Se n'è veramente già andato, questa volta me la paga!
Devo cambiare amicizie dissi sottovoce mentre avanzavo
verso il bagno.
Una volta lavati i denti mi resi conto con orrore che l'orologio sulla parete segnava le 7:56, un po' preso dal panico misi la prima felpa che trovai nel mio armadio, un paio di jeans, le scarpe e al volo presi lo zaino.
Arrivato in metro sentii la suoneria del mio telefono, allungai una mano in tasca ma la sentii vuota, preso un attimo dal panico ci misi un po' a capire che il mio telefono era nello zaino; nonostante la corsa contro il tempo riuscii a sfilarmi una spallina e ad aprire la chiusura per prendere il telefono. Lessi il nome sullo schermo, era Pier.
"Pronto idiota"
"Mattia auguri, si può sapere dove diamine sei finito?? Sei fortunato che il prof è più in ritardo di te, se fosse stato qua come regalo di compleanno avrebbe già chiamato i tuoi genitori! Lo sai che se ti mette ritardo un'altra volta tua madre ti uccide e lui l'aiuta pure."
"Calmati sto prendendo la metro"
"Vedi di sbrigarti sono passate solo due settimane dall'inizio della scuola! È il 23 ottobre e tu sei già entrato in ritardo 7 volte, per non contare i ritardi di questi ultimi 4 anni! Veramente Mattì lo dico per te muov..."
Il cellulare mi sfuggì dalle mani cadendo a terra insieme a me e a tutti i libri che erano nel mio zaino.
Mentre correvo mi scontrai contro un uomo, e che razza uomo, sembrava uscito da un film di fantascienza, era vestito con un camice bianco lungo e sembrava esser sbucato fuori dal nulla.
"Mi dispiace ragazzo ti sei fatto male?"
"No, no tutto apposto grazie"
Non lo guardai neanche in faccia stavo solo pensando a rimettere nello zaino i libri che erano usciti.
L'uomo senza dire altro mi diede una mano rimettendo al suo posto l'astuccio.
Ringraziai frettolosamente il signore e ripresi il telefono che era caduto a terra lì vicino, Pier era ancora in chiamata.
"O ci sei?"
"Ma si può sapere che stai facendo?? Mi stavo preoccupando, che è successo?"
"Nulla ho urtato uno strano tipo e mi sono caduti i libri dallo zaino, e pure il telefono, ma non si è rotto quindi tutto apposto"
"In che senso strano? Stai bene?"
"Sisì tutto bene, te lo dico dopo, sta arrivando la metro, ci sentiamo fra un po' ciao Pier."
Riattaccai ed entrai nella metro.
Diversamente dal solito c'erano solo poche persone sedute qua e là, probabilmente perché ero più in ritardo del normale.
Dopo essermi seduto e aver fatto partire la musica nelle cuffie ripresi fiato e chiusi gli occhi.
Questa corsa mi ha sfinito, e ho solo diciotto anni, figuriamoci che potrebbe accadere fra quattro o cinque, come minimo mi prenderà un infarto e morirò sul colpo.
Nonostante il momento di pace non riuscii a rilassarmi completamente, avevo una strana sensazione addosso, come una leggera scarica elettrica sottopelle che mi fece venire la pelle d'oca.
Aprii gli occhi e il mio sguardo si diresse involontariamente verso un ragazzo seduto a uno dei posti liberi davanti a me, un po' più sulla sinistra rispetto al posto dove mi ero seduto.
Era un bel ragazzo, questo sicuramente non l'avrei potuto negare, era un po' più alto di me, vestito completamente di nero, dalle scarpe, ai jeans, alla felpa un po' larga nonostante il fisico muscoloso ma slanciato del ragazzo, il cappuccio di quest'ultima era tirato sulla sua testa; l'abbigliamento contrastava con la pelle chiara, gli occhi indagatori, grigi e misteriosi come il colore del mare e del cielo fusi insieme durante la più burrascosa delle tempeste e i capelli biondi, probabilmente un po' troppo lunghi, spuntavano dal cappuccio sempre nero e in contrapposizione con quest'ultimo sembravano risplendere di luce propria.
La mascella era squadrata, sembrava avere forse uno o due anni in più di me, aveva delle belle labbra che malgrado fossero chiuse, rimanevano comunque rosee e piene. Non so perché ma mi ritrovai a pensare a quanto potessero essere ancora più belle distese in un sorriso.
Aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani congiunte.
Sulle dita sottili, precisamente sul pollice sinistro aveva un anello, era largo, nero anch'esso, non lucido ma opaco.
Lo sguardo penetrante del ragazzo sembrava voler leggere la mia anima e scoprire tutti i miei più oscuri segreti tanto mi fissava intensamente.
Non potei fare altro se non sentirmi a disagio, non solo perché il ragazzo in questione era di una bellezza disarmante, ma anche perché continuò per tutto il tragitto a osservarmi.
La cosa divertente, che quasi mi fece venire voglia di alzarmi e dirgli in faccia quanto fosse inquietante, era che non ci provava neanche a nasconderlo e ciò non fece altro che farmi sentire ancora più in imbarazzo. Ma infondo perché mi importa? Facesse quello che vuole.
Continuando a non capire neanche il perché dei miei pensieri, mi ritrovai a desiderare con tutto me stesso di aver scelto con più cura i miei vestiti quella mattina.
Quando, dopo un tempo che mi sembrò interminabile, arrivò finalmente la mia fermata scattai immediatamente fuori da quel cubicolo che ormai era diventato fin troppo soffocante.Dopo essere uscito mi sentii strano, continuai a provare quella sensazione di disagio e imbarazzo ma anche di privazione, mancanza, come se in un certo senso mi fossi abituato allo sguardo del ragazzo posato su di me, come se le attenzioni che mi aveva rivolto non mi avessero provocato, come tra l'altro sarebbe successo a chiunque nella mia stessa situazione, solo fastidio e turbamento ma avessero anche suscitato in me emozioni mai provate fino ad ora, una strana e inusuale sensazione di lusinga e lussuria mi faceva tremare le mani, mi sentii talmente sovrastato da quelle sensazioni che per un po' le sopprimetti cercando di non pensarci.
Almeno fino al mio arrivo in classe quando giustamente vedendo Pier mi ricordai di dover dare delle spiegazioni a quel cretino del mio migliore amico.
Ma infondo non capisco perché mi stia preoccupando così tanto, in fondo non mi hanno mai attratto i ragazzi, mai, quindi non ho nulla di cui preoccuparmi, probabilmente l'ansia del momento insieme alla paura di arrivare in ritardo avranno fatto sì che i miei feromoni impazzissero tutti insieme. È assolutamente la spiegazione più logica.
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3rd Eye
Science FictionSi dice che ieri sia storia e domani un mistero ma cosa accadrebbe se non fosse più così? Roma, 18:59, 15 dicembre 2019, 384 morti, 26 feriti. E se si potesse evitare? Mattia trova nel suo zaino un flacone contagocce mai visto prima contente un sier...