Prefazione

618 27 127
                                    

I ricordi dell'infanzia resistono confusi nella mia mente, immagini brevi, sfuocate, accompagnate da parole distanti, ma uno dei primissimi che si affaccia alla mia memoria comincia proprio col pomo della discordia, la mela che la dea Eris lanciò sul tavolo ove stavasi svolgendo il banchetto per il matrimonio di Peleo e Teti: l'evento che scatenerà poi l'epica guerra di Troia.

Perché, vi chiederete. Ebbene fin dalla più tenerissima età sono cresciuta a pane e antichità, mia madre infatti è sempre stata sprovvista di fantasia e, per compensare, attingeva dal proprio repertorio classico. Con ciò intendo che, per farmi mangiare, soleva raccontarmi durante la cena l'Iliade e l'Odissea, e quei racconti, per quanto confusi, si sono sempre mantenuti saldi nella mia mente di bambina. 

Ne rimanevo affascinatissima, ma più che le avventure di Odisseo, che mia madre preferiva, a me piaceva ascoltare i racconti della grande guerra di Troia, e soprattutto volevo sentir parlare di lui, del valoroso Ettore. Fu così che me ne innamorai, bambinetta di tre anni o poco più, e fu veramente il primo amore. Ancora oggi quest'amore me lo trascino dietro come una dolce catena e non intendo liberarmene.

Non so di preciso quante e quante volte io abbia rivisto quella pellicola epica, debuttata ormai quindici anni orsono, che narra proprio di queste vicende. Ma se tutte le volte che la guardavo mi ritrovavo stupidamente a sperare che essa si concludesse con la sconfitta degli Achei, ogni qual volta Ettore perdeva la vita mi ritrovavo a piangere disperata. Ricordo ancora la prima che la vidi, potevo avere sì e no quattro o cinque anni e, durante le scene della battaglia, non riuscendo proprio a star dietro a tutto quel cozzare confuso di armi e di morti, ingenuamente mi lamentai "ma non ci capisco niente!" e mia madre allora mi rispose: "è la guerra, cosa ci vuoi capire?" 

Non sono tra l'altro mai riuscita a spiegarmi questo mio ostinato parteggiare per la fazione troiana, il che comportava un odio feroce nei confronti degli Achei, cosa insolita dato che invece mia madre tendeva sempre per lo schieramento opposto. L'illuminazione mi venne proprio in quest'ultimo anno o poco prima, quando scoprì che nell'Orlando Innamorato del Boiardo è scritto:

[...] E dopo molte angoscie e molti affanni
Fo Troia presa ed arsa con inganni.
E come e Greci poi sol per sua boria
Fierno un pensier spietato ed inumano,
Tra lor deliberando che memoria
Non se trovasse del sangue troiano.

[...] E cercando Astianatte in ogni parte,
Che era di Ettorre un figlio piccolino,
La matre lo scampò con cotale arte:
Che in braccio prese un altro fanciullino,
E fuggette con esso a la disparte.
Cercando i Greci per ogni confino,
La ritrovarno col fanciullo in braccio,
E a l'uno e a l'altro dier di morte spaccio.

Ma il vero figlio, Astïanatte dico,
Era nascoso in una sepoltura,
Sotto ad un sasso grande e molto antico,
Posto nel mezo de una selva oscura.
Seco era un cavallier del patre amico,
Che se pose con esso in aventura,
Passando il mare; e de uno in altro loco
Pervenne in fine alla Isola del Foco.

Così Sicilia se appellava avante,
Per la fiamma che getta Mongibello.
Or crebbe il giovanetto, ed aiutante
Fu di persona a meraviglia e bello;
E in poco tempo fie' prodezze tante,
Che Argo e Corinto pose in gran flagello;
Ma fu nel fine occiso a modo tristo
Da un falso Greco, nominato Egisto.

Ma prima che morisse, ebbe a Misina
(De la qual terra lui n'era segnore)
Una dama gentile e pellegrina,
Che la vinse in battaglia per amore.
Costei de Saragosa era regina,
[...] Prese per moglie poscia la donzella,
E fece contra e Greci il suo passaggio,
Insin che Egisto, la persona fella,
Lo occise a tradimento in quel rivaggio.

[...] Gravida era la dama de sei mesi,
Quando alla terra fu posto lo assedio [...]
Ma essa, quella notte, sola sola
Sopra ad una barchetta piccolina
Passò nel stretto, ove è l'onda che vola
E fa tremare e monti alla ruina; [...]
A Regio se ricolse a salvamento. [...]
Ora la dama a tempo ebbe un bel figlio,
Che rilucente e bionde avia le chiome,
Chiamato Polidoro a dritto nome.

In pratica sta dicendo che il figlio di Ettore, Astianatte, arrivò in Sicilia (domus mea) dove concepì con la regina di Siracusa un figlio, Polidoro, dalla cui stirpe nacque il famoso Ruggero, dal quale a sua volta discende niente di meno che la nobile casata degli Este di Ferrara.

Nella tradizione epica, tuttavia, secondo una delle varie versioni del mito, a seguito della morte del padre e della caduta di Troia, il piccolo Astianatte venne precipitato dalle alte mura della città, morendo ancora infante. Ebbene, e se non fosse stato così? Che sarebbe successo se Ettore fosse riuscito a sconfiggere Achille durante il famoso duello finale? Questo è ciò che ho scritto partendo da un idea di KeylSolo, per l'evento di scrittura che è stato organizzato dagli Ambasciatori italiani di questa piattaforma.

Sarò per voi in parte aedo e in parte rapsodo, poiché molto riprenderò dall'originale greco, molto altro aggiungerò e stravolgerò io stessa, perseguendo lo stile omerico. Secondo lo stesso principio ho cercato di inserire molte ripetizioni anche delle stesse identiche frasi, così come si trovano nell'opera originale, anche se potrei aver inventato nuovi epiteti. Forse potrà sembrarvi uno stile ancor più arcaico e desueto del mio solito, ma come quando Dante tentando di leggere una porta disse a Virgilo: << maestro, il senso lor m'è duro! >> ed egli gli rispose << zittiti e lieggi! >>, così anch'io or vi dico.

 Forse potrà sembrarvi uno stile ancor più arcaico e desueto del mio solito, ma come quando Dante tentando di leggere una porta disse a Virgilo: << maestro, il senso lor m'è duro! >> ed egli gli rispose << zittiti e lieggi! >>, così anch'io or vi ...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Ettore massacratore - de bello TroianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora