Libro III

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Discese adunque il dio del sole fin negli anfratti più profondi della terra, nel regno di Ade signore dei morti, per mercanteggiare la vita di Ettore caro a Zeus. Attraversate le tenebre più oscure, giunse nell'antro che si affaccia sull'Ade, Lemno prossimo al fiume Lethe, ove eterne scorrono l'acque dell'oblio. Quivi era la dimora di Sonno, gemello di Morte, che assieme ai Sogni suoi figli ogni notte invade i corpi degli uomini, sollevandoli dalle quotidiane fatiche. Non si fermava qui Apollo Enialio, passava oltre, si spingeva fin nel più oscuro interno, luogo inospitale, ignoto alla sacra luce.

Lì, in quel luogo desolato, dimorava Thanatos, figlio della Notte funesta, coperta di nube caliginosa, e dell'Erebo, la tenebra infera. Demone alato, sterile, privo di sguardo, non mai una sola volta l'ebbe sfiorato il sole, troppo aborrendolo. Sconoscendo ogni pietà, ivi seco trascina le anime che strappa ai corpi, né mai le rende alla vita, ma misere le condanna ad una eterna notte senza astri né luna.

A lui venendo diceva Apollo che ama la luce: « o Morte invisa agli dèi, sovente vedoti aggirare nelle case piene di lamento, o pel campo squassato dalla recente battaglia, sempre bramosa del sangue fresco degli eroi, tuo nutrimento. Ora pazienta e ascolta, impietosa, se la mia proposta t'aggrada. So per certo che Ettore magnanimo tu in quest'oggi brami di trascinarlo qui tra i morti, ma già colmo è l'Ade furioso di numerosi eroi, tutti da breve tempo discesi sotterra, spenti dalla stessa guerra ch'ancora in superficie infuria implacabile. Ascolta dunque: Ettore divino, che solo fra tutti storna dalla sua patria il giorno fatale, ancora lascialo vivo fra i vivi. Lo prenderai poi, quando avrà compiuto il suo destino e stanco dell'esistenza terrena egli stesso t'invocherà con tiepida voce ».

Scuoteva la testa paurosa Thanatos invisa ai mortali, denigrando una tale proposta. Così gli rispondeva: « non credere, Febo, di potermi con confusi discorsi a mio discapito convincere a fare il tuo favore. Oggi invero si compirà il destino di Ettore massacratore. Così prescrisse il Fato molto tempo prima ch'egli venisse al mondo, così dovrà essere oggi che si prepara a lasciarlo. Egli invero è già designato: verrà con me, poiché il suo stame è giunto all'ultimo nodo (1) ».

Sentendo il suo insolente rifiuto, si adirò Apollo saettatore, così rispose: « ah impietosa! Tanto avversa sei agli uomini quanto ai numi immortali. Quant'è preziosa per te la vita di un misero mortale? Futile preda! Per la città e la sua gente, invece, egli è la sola salvezza. Il tempo certo non ti si nega: immortale ti partorì Astra tua madre, tanto breve è per te l'intera vita d'un uomo quanto un batter di ciglia. Ma ché mi affatico ancora con inani parole? Certo se con uno dei miei sicuri raggi forte t'abbaglio, sarà già vecchio Ettore valoroso pria che tu abbia recuperato la vista! Ne sarei ben capace, ma tu non costringermi: il figlio di Priamo lascia ancora alla vita e io non ti infliggerò questo supplizio, te che odi la luce! »

Così, con male parole, persuase la Morte eterna nemica. Gli rispondeva Thanatos allora: « maledetto! Sempre odioso fuor di misura mi sei, te con tutti i numi tuoi parenti. Dunque va', tienitela stretta la vita di quel troiano, più non la voglio! Ma sentimi bene: un'altra ne pretendo al suo posto, in quest'oggi, pria che il sole venga al tramonto. Bada però a non tendermi inganni: trovar dovrai qualcuno che volontariamente mi si offra, in sacrificio spontaneo. La vita invero non ha prezzo: non offrirai compenso per la sua privazione, com'è vero che incorruttibile mi generò la vergine Astrea (2). Dunque va', procacciami una vita, ma se non torni giuro che quel che mi spetta io mi prendo! »

Intanto Atena dagli occhi azzurri con l'inganno persuadeva l'eroe troiano ad affrontare lo scontro mortale. Diceva allora Ettore massacratore al nemico, facendosi avanti: « più non ti fuggirò, figlio di Peleo, ma anzi che ci scontriamo, vogliamo stringere quest'accordo: chi di noi due muoia, l'altro non sfregerà malamente, ma il corpo integro s'impegni piuttosto a restituirlo ai suoi cari, cosicché essi possano mitigare il dolore dandogli degna sepoltura ».

Ettore massacratore - de bello TroianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora