La Felicità Non Si Compra, Si Costruisce

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Elvira uscì dalla doccia con un'asciugamano che avvolgeva il suo corpo, il profumo del bagnoschiuma alle rose invase il piccolo abitacolo non appena aprì la porta scorrevole del bagno. Wes stava preparando la colazione, ormai era diventata un'abitudine mangiare uova alla benedict nonostante le usanze coreane non prevedevano tale pietanza alle nove del mattino. Da quando si erano trasferiti a Soul, gli unici piatti coreani che mangiavano con gusto erano Ramen e il pollo fritto, per il resto preferivano la cucina americana. Probabilmente non avevano assaggiato nemmeno l'1% delle specialità coreane, ma questo non li turbava, volevano semplicemente restare fedeli agli hamburger, al burrito farcito con riso e formaggio e soprattutto alla torta di pesche. La madre di Elvira la faceva decisamente speciale, per questo la bionda trasformava gli occhi in cuori volanti non appena incontrava le pesche al marcato.

«Arancia o carota?» chiese Wes alla ragazza, tirando fuori dal frigo le due confezioni di succo.

«Carota.» rispose Elvira strofinando l'asciugamano bianca sui capelli biondi «Dici che dovrei tagliarmi i capelli? Ormai mi arrivano fin sotto il seno. Non riesco più a sopportarli.»

«Dovrai sopportarli invece, visto che adoro i tuoi capelli così come sono. Se un giorno dovessi tagliarli, sappi che sarò costretto a troncare la nostra amicizia.»

«Ah si? Sbaglio o ti avevo avvisato che se avessi raccontato un'altra volta i fatti miei a mia madre, l'amicizia tra noi due l'avrei troncata io?» la bionda lanciò la frecciatina al momento perfetto. Dopo la discussione di ieri con sua madre voleva semplicemente mettere in chiaro le cose per l'ultima volta.

«Si, ma cosa c'entra questo ora?» Wes fece finta di niente e nel frattempo riempì i piatti di colazione, aggiungendo i grissini al centro del tavolino.

Elvira si sedette davanti a lui e dopo aver assaggiato le uova, puntò i suoi occhi sul volto ancora assonnato di Wes «Mi ha chiamata mamma ieri, dicendomi di aver parlato con te, il che ci porta all'espressione del "Elvira sta oziando".»

«Le ho solo detto che eri in giro per la città da sola, come sempre d'altronde. Non è forse la verità?»

«Solo perché tu hai degli amici qui, non vuol dire che qualunque cosa io faccia si può definire con la parola oziare. Faccio esattamente le tue stesse cose, con l'unica differenza che non ho bisogno di mostrarlo ad un gruppetto di idioti.» disse in tono severo, mentre Wes stava quasi per scoppiare a ridere.

«Non sei mai stata così seria nei miei confronti da quando ci troviamo qui. Vuoi spiegarmi perché odi tanto la Corea? Cos'è, non ti piace la gente con gli occhi a mandorla?» Elvira invece di rispondere a tono, ripensò al ragazzo maleducato dell'altro giorno, che pretendeva rispetto senza darlo in cambio.

«A me sembra più il contrario.» disse

«Non mi piace vederti così.» Wes si avvicinò alla ragazza bionda, guardandola in modo serio. «Perché stasera non esci con me e i miei amici? Ci divertiremo.»

Elvira sbruffò «Ci penserò.» disse alla fine. Forse era arrivato il momento di tirare la testa fuori dalla sabbia e incominciare a vivere veramente, a godersi la vita.

«Speravo in questa risposta.» sorrise Wes. «Devo passare in segreteria più tardi, per pagare la seconda rata dell'università. Pranziamo insieme?»

«Non mi va di stare fuori a pranzo, che ne dici se cucino io qualcosa? Divano e Netflix?»

«Ottima idea. Allora vado a preparami e ci vediamo dopo.» Wes baciò la testa di Elvira, sussurrandole un 'ti voglio bene'.

Passare la mattinata da sola non era granché, ma Elvira voleva semplicemente starsene a casa a meditare sulla vita. Magari avrebbe cercato qualche lavoro part-time su Internet. Era arrivato il momento di conservare i soldi, i suoi risparmi stavano già finendo e non le andava di chiedere altri soldi alla madre.
Più tardi si vestì, con jeans e una maglietta larga, tipica maglia da casa. Accese il computer e si diede alla ricerca di un lavoro. Ma in mente le balenò un altra idea e con un sorriso sulle labbra, entrò nella chat dell'università e appuntò il numero di un ragazzo. Sperava in un esito positivo.


Min Yoongi stava suonando il pianoforte digitale nella sua camera, quando Namjoon entrò e con un gesto brusco, lanciò una busta sulla tastiera.

«Che ti prende?» chiese Yoongi prendendo la busta in mano.

«Questi sono per la benzina, per l'amplificatore e per la riparazione della lavatrice.» rispose il ragazzo dai capelli viola.

«Non li voglio.» Yoongi si incupì, mettendo da parte la busta con i soldi.

«Non puoi pagare tutto tu, non te lo permetterò.»

«Siete miei amici, è normale che vi aiuti in questa situazione. Namjoon, non scherzare, riprenditi i soldi e compra qualcosa di più utile, qualcosa per te, qualcosa che hai sempre desiderato di avere.»

«I miei sogni sono troppo ambiziosi e non cercare di spostare l'attenzione su di me. Non avrò alcuna intenzione di farmi prestare i soldi da te senza poi ridarteli, e neanche i ragazzi.» disse con il tono duro per poi voltarsi e andare via. Yoongi sospirò, guardò la busta, dopodiché ricominciò a suonare, con più rabbia. Che senso aveva possedere così tanti soldi se non c'era nessuno con cui condividerli? Doveva donarli tutti quanti in beneficenza? I suoi tre migliori amici erano nei guai economicamente, ma non poteva aiutarli, perché loro non glielo lasciavano fare. Quei soldi puzzavano di infelicità, puzzavano di suo padre e lui non voleva averci niente a che fare.

Quella sera i quattro ragazzi, Yoongi, Namjoon, Hoseok e Seokjin, si riunirono in un locale, per bere e chiacchierare insieme, come facevano tutti i venerdì. Parlarono del più e del meno; dell'affitto ancora da pagare, del prossimo lavoro part-time, di quanto fosse buono il soju e della loro musica. La cosa che più li teneva uniti era esattamente lei: la musica. Yoongi arrangiava i loro pezzi con il pianoforte, Namjoon scriveva i testi e approfondiva il tutto con la tastiera MIDI che Yoongi gli aveva regalato per il compleanno. Hoseok faceva parte del gruppo come rapper, ma ancora non era bravo tanto quanto Namjoon e Yoongi. Seokjin, invece, aveva la voce più bella del mondo e quando cantava, tutto diventava più bello. Riusciva ad arrivare fino alle note più alte e non stonava mai, a meno che non avesse altro per la testa. Loro si divertivano così, fare musica, stare insieme, era la cosa più importante, più di ogni altra cosa al mondo. La felicità non si compra con i soldi, la felicità si costruisce con le persone giuste accanto. Loro lo sapevano, perciò non si sarebbero mai separati.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 24, 2019 ⏰

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