Minute par minute

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Je t'aime, Je t'aime, Je t'aime.

Queste parole si ripetono nella testa di Lucas come un mantra da quando Eliott è salito su quell'autobus ed è andato via da lui. Si ritrova a sorridere tra le lacrime e ad annuire perché è giusto che sia così, perché anche se si amano in un modo folle, sproporzionato, incontenibile, hanno pur sempre diciassette anni ed è giusto che Eliott torni dalla sua famiglia e spieghi perché è sparito una settimana intera, perché ha deciso di lasciare Lucille e perché è convinto di amare Lucas così tanto, al di là del suo disturbo, della sua testa, al di là di tutto ciò potrebbero pensare le persone vicino a lui che non riescono a fare a meno di fermarsi alla sua malattia e basta. Senza pensare che dietro c'è un cuore che batte, ci sono dei sentimenti, c'è Lucas che si è insinuato nelle pieghe più profonde della sua testa, del suo cuore e del suo corpo come mai nessuno è riuscito a fare.

Mentre cammina verso casa prende il cellulare dalla tasca, entra nella chat con Eliott e gli scrive quelle parole che gli ha ripetuto poco prima di salire sull'autobus "minuto per minuto". Mai nessuna frase fu più azzeccata per loro, ogni minuto non è mai inutile con loro, non è mai sprecato, pure quando sono lontani è un minuto eterno di mancanza che non passa.

Eliott risponde subito al suo messaggio, ripetendogli la frase e allegando uno screen di un cronometro: il tempo che è passato da quando si sono separati. "Vedi che passano?", gli chiede un attimo dopo e Lucas ride, ride qui in mezzo alla strada, alzando gli occhi al cielo e beccandosi qualche occhiata dai passanti. Ma non gli importa. Non gli importa più di sapere quello che la gente pensa di lui. Sono solo passanti, meteore che attraversano la sua vita per un attimo e poi spariscono, non gli importa di loro, non quando è così felice da stare male. Si limita a rispondere al suo messaggio con un "ti amo, Eliott" perché è l'unica cosa sensata che gli passa per la testa in questo momento. Era così tanto tempo che voleva dirlo ma aveva paura, e invece oggi, dopo tre mesi folli in cui ha pianto, riso, urlato, in cui spesso si è sentito solo ed escluso, Lucas oggi si è sentito dire per la prima volta "Ti amo". E nell'attesa che ha impiegato per rispondere ha pensato a tante cose, ha assaporato quel momento, quel ti amo che è scivolato dalla bocca di Eliott con così tanta naturalezza, ha assimilato e fatto sua la sensazione di sentirsi dire "ti amo" e di sentirsi amato. Lucas ha qualcuno che lo ama, finalmente. Lui che non ci sperava più.

Eliott glielo ha detto proprio un attimo prima di salire sull'autobus, e Lucas in quel preciso istante ha avuto un dejavù ed è tornato a quel pomeriggio di un bel po' di settimane fa, quando parlò con Eliott per la seconda volta e lo invitò a casa sua. Lucas ricorda bene quel pomeriggio. Faceva freddo ma il sorriso di Eliott era come un fuoco acceso in una baita, era così deliziosamente spavaldo, divertente, ironico, era così diverso e sembrava così lontano da lui ma quando fece per salire sull'autobus e per un medesimo di secondo si voltò per assicurarsi che lo stesse seguendo, Lucas rimase folgorato. Bastò quel semplice gesto a confermargli che Eliott non era solo quello che diceva, ma tanto di più.

Se oggi potesse parlare al Lucas di quel momento, gli direbbe di sorridere di più e di non preoccuparsi. Di guardarlo bene Eliott mentre sale su quell'autobus e lo aspetta, perché in quel preciso punto tra qualche settimana gli dirà che lo ama. Gli direbbe di tenerselo stretto quel ragazzo, di imparare fino a quanto merita e di rimboccarsi le maniche per fare del suo meglio per donarglielo. Gli direbbe tante cose, o forse non gli direbbe niente per non cambiare quello che è oggi: un ragazzo di diciassette anni talmente innamorato da piangere al pensiero di separarsi da Eliott semplicemente per lasciarlo andare a casa dai suoi genitori. È che adesso è strano non poterlo avere in giro per casa tutto il tempo, non potersi assicurare con i suoi stessi occhi che sta bene, che sorride abbastanza, che è felice. Gli manca l'aria a non averlo qui.

Quando arriva a casa si sente come se fosse ancora in una bolla. A malapena sente la porta chiudersi alle sue spalle quando entra, va dritto verso il soggiorno e la prima cosa che vede è la felpa che Eliott ha lasciato sul loro divano-letto. L'idea di scambiarsele è stata geniale e a tratti inquietante perché - Dio, no, Eliott non è partito per la guerra, si rivedranno tra un paio di giorni al massimo perché lontani non ci sanno stare ma è proprio questo il motivo per cui questa lontananza li sta toccando così tanto.

Minute par minute // EluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora