Capitolo 2

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- Ha-ai d-detto D-daily's?- balbettò Emma, io annuii senza capire. "Cosa c'è di tanto strano"

- Non conosci quella storia? - chiese con occhi sgranati. "Ma perché è così terrorizzata"

- Non so di cosa tu stia parlando Emma. Non mi sono mai allontanata tanto dal quartiere dove vivevo e quando ho trovato il lavoro non ho avuto modo di informarmi minimamente sulle varie storie di ogni caffetteria di Londra - risposi, forse troppo bruscamente

- Hem no scusami, io non volevo insinuare... - disse Emma dispiaciuta cercando di trovare le parole, ma io la fermai

- No scusami tu. È che... - sospirai cercando di fare un discorso concreto, mi accendevo davvero per poco - Raramente ho avuto un approccio amichevole con qualcuno - mi scusai ed Emma, anche se ancora palesemente mortificata, annuì

- be allora sono in dovere di avvertirti. Circa 120 anni fa il figlio dei primi proprietari del Dayli's stava per chiedere la mano della sua amata ma lei lo uccise per poi derubare il locale perché spesso frequentato da gente molto ricca. Si dice che il suo spirito in pena si aggira tutt'ora in quella caffetteria - lo disse come se stesse raccontando una di quelle storie che si raccontano nei campeggi intorno il fuoco.

Sgranai gli occhi dallo stupore. Un fantasma? Non mi sono mai interessata a queste cose, non ci credevo molto. Sono atea, non credo nella vita dopo la morte e tanto meno ai fantasmi. La vita mi ha portato a non credere nell'esistenza di nessun Dio, se ci succede qualcosa, bella o brutta che sia, per me è solo il susseguirsi degli eventi, delle scelte degli altri che si intrecciano con le mie. Se avessi pensato che la mia vita fosse tutto un piano di Dio allora è uno stronzo.
Guardai intensamente Emma negli occhi cercando di capire se stesse facendo sul serio o no
- non dirmi che credi in queste cose - dissi sarcastica sorridendo

fece un sorriso forzato e si guardò intorno nervosa
- ma scherziamo? Ovvio che non ci credo - affermò con una certa nota di nervosismo

Sospirai - be io vado a lavoro, fantasma o no - non volevo sentirmi forte, ne tanto meno lo ero ma lavorare era l'unica cosa che poteva rendermi del tutto indipendente e non potevo farmi scappare quell'occasione solo per delle dicerie e poi non mi aspettavo che un fantasma mi apparisse davanti per chiedermi un cappuccino

Continuammo a chiacchierare per almeno un'altra ora buona, non avevo fatto mai così tanta conversazione come quel giorno.

- ok Annabeth, ti faccio vedere la tua camera? - mi propose Emma, io annuii e la seguii. Mi disse che era proprio accanto alla sua e se avevo bisogno potevo andare da lei, la ringraziai dopodiché apri la porta.
Entrai e quando la vidi pensai subito che fosse bellissima, aveva le pareti azzurre, il letto e l'armadio in legno grezzo. Non avevo mai avuto una stanza tutta mia, da sempre l'avevo condivisa con le mie sorellastre.

- wow è fantastica - sospirai contenta e concretizzando ancora di più l'idea che ormai la vita di prima non mi apparteneva più. Emma mi abbracciò con mia grande sorpresa, non ero abituata neanche a quello, dopo mi lasciò sola a disfare la valigia.

La sera ordinammo una pizza e cenammo in soggiorno. Mi resi conto che mi ero persa un milione di cose della vita, il cibo spazzatura era una di quelle, avere delle amiche era un'altra.
Finito di mangiare sparecchiammo e siccome ero molto stanca per la lunga giornata diedi la buonanotte a Emma e andai subito in camera mia, mandai un messaggio ad Alexis per ringraziarla nuovamente dell'appartamento e rincuorarla sul fatto che sua sorella non mi stava dando noie di nessun tipo, anzi eravamo diventate amiche. Misi il cellulare a caricare e presi il mio Kobo per leggere un libro.
Ero un po preoccupata per il giorno dopo e continuavo a pensare se la storia del fantasma fosse vera. "Annabeth non devi pensare a queste cose" dissi tra me e me. Verso mezzanotte mi addormentai con il Kobo ancora in mano.

Beyond life - oltre la vita ci sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora