6. Considerazioni in un momento di noia

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Nota della redattrice: il seguente articolo è stato scritto da una mia collega, conosciuta con lo pseudonimo Sassy Girl, che è la giornalista e gossippara di punta di un altro giornale e per protesta allo stipendio secondo lei troppo basso (ma comunque più alto del mio) lo ha inviato a me, chiedendomi di pubblicarlo su questa rivista. Perciò i vari insulti presenti nell'articolo non sono opera mia, bensì della mia collega musona: non prendetela sul personale, reagisce così per tutto e con tutti.
Vi auguro una buona lettura, La Socia

Il mio senso dell'umorismo fa schifo. O almeno, ipotizzo che sia così perché altrimenti non riuscirei a spiegarmi come mai nessuno rida alle mie battute o perché non riesca ad apprezzare la giornata del Pesce d'Aprile. A dir la verità non riesco ad apprezzare nemmeno il Natale e metà delle altre feste conosciute, motivo per cui i miei amici tendono a chiamarmi Brontolo (effettivamente l'altezza è quella).

Questa mia insofferenza non proprio celata mi ha reso, insieme ad altri fattori di notevole considerazione alla retina del mio prossimo come l'apparente ingenuità, la corporatura non particolarmente longilinea e l'inclinazione alla lacrima facile, un bersaglio fantastico per gli scherzi.

In primo luogo, gli stramaledettissimi pesci di carta che, appesi in un punto strategico della schiena, recitano in uno stentato inglese scritto con l'evidenziatore rosa o la penna verde un "PLEASE KICK ME", dimenticando magari qualche lettera che si sa, c'è la crisi anche per gli scherzi. Ogni anno a scuola diventavo una contorsionista per verificare che nessuno attaccasse ai miei maglioni uno di quei cartelli e, appena mi tranquillizzavo dicendomi che sarei stata al sicuro, mi arrivava un pacca sulla schiena da un mio compagno che probabilmente aveva seguito qualche seminario di Cannavacciuolo seguita da una risata orgogliosa, come se avesse appena vinto un premio (il massimo a cui potrebbero auspicare sarebbe un Mongolino d'Oro, secondo il mio parere da persona senza senso dell'umorismo).
Poi dovevo cercare di staccare l'infame pesce solo con l'ausilio dei miei arti superiori troppo corti e lì, continuando a usare un linguaggio aulico, erano veramente cazzi.
Inutile dire alla fine dell'impresa dove avrei voluto infilare quel fogliettino malefico a quei simpatici soggetti.
Ovviamente nella narice.

(E no, non è uno scherzo, semplicemente alla redazione manca la pecunia e noi autori dobbiamo censurarci da soli, altrimenti l'articolo finisce con un biglietto rigorosamente low-cost nel cestino. Ma questo è un segreto tra me e voi lettori.)

Se i fogli di carta sono piuttosto infantili, poco divertenti, banali ma si possono facilmente sgamare, gli scherzi a voce o per messaggio sul cellulare sono decisamente più insidiosi, ma ormai sono diventata una campionessa di diffidenza nei confronti di ciò che mi viene detto tra l'ultima settimana di marzo e la prima di Aprile. Sarei capace anche di negare che il cielo sia azzurro, in questo periodo dell'anno.

Motivo per cui, se per sbaglio ero assente a scuola il primo Aprile, chiedevo sempre a quattro persone diverse di quella verifica che secondo x sarebbe stata segnata per la settimana seguente su tutto il programma di storia dall'inizio dell'anno e che non risulta assolutamente sospetta oppure dell'interrogazione spietatissima che mi avrebbe aspettato al mio rientro in classe per aver commesso il crimine immondo di essere stata male il giorno della verifica a sorpresa di fisica.

Mi ricordo che immaginavo i miei compagni che mentre pigiavano i pollici sulla tastiera sghignazzavano tutti soddisfatti per l'originale idea che li aveva folgorati sulla via di Damasco e inarcavo un sopracciglio chiedendomi tra me e me cosa ci fosse di divertente in uno scherzo del genere. Ai miei dubbi esistenziali non ho ancora trovato risposta, però se si divertono loro così amen.

C'è una sola categoria di scherzi che mi fanno sorridere e sono quelli dei palesemente finti ammiratori segreti, di solito fatti in classe. Entri in classe, poggi la cartella e sul tuo banco trovi un bigliettino, in genere un foglio a quadretti strappato dieci minuti prima dal quaderno di matematica della tua migliore amica che, in modo poco sospetto, ti sta guardando ridacchiando sotto i baffi. Allora sai già cosa ti aspetta, ma per farla felice lo apri fingendoti falsamente sorpresa (mica vuoi recitare bene, se lo scherzo è fatto male sii coerente con esso) e leggerai una poesia sul colore dei tuoi occhi, nel mio caso di solito paragonato agli escrementi equini. E poi andrai, sempre con una nonchalance finta come il formaggio di McDonald, al banco della tua amica e le dirai che ti hanno dedicato una poesia, che l'infame conosce fin troppo bene essendone l'autrice e lei sorpresa vorrà leggere, commentando ogni verso venerandolo come se fosse un inedito di Leopardi e non un componimento del tipo "Le rose son rosse, le viole son blu,
Ho ordinato tre pizze ma nessuna is for you".

Per apprezzare questo scherzo, inutile dirlo, bisogna stare al gioco: se con quelli prima mi risulta difficile (come faccio a stare al gioco se il gioco consiste nel volermi smontare la colonna vertebrale?), in questo ci riesco anche io e vuol dire che tutti ne sarebbero in grado, visto che io sono piuttosto permalosa (ma voi lettori affezionati lo sapete).

So che però voi volete vedermi pronta a insultare e non intenta a elogiare qualcosa: perciò vorrei soffermarmi sulla categoria che ritengo abbastanza patetica, ovvero gli scherzi telefonici.
Anche se io dovrei stare zitta visto che ogni volta che chiamo la pizzeria, a causa della timidezza, non riesco a parlare e pensano sempre che sia un pessimo scherzo.

Comunque, piccoli pinguini in cerca di affetto, vorrei svelarvi un segreto. Orsù, avvicinatevi che non voglio che si sappia in giro: non è che se chiamate qualcuno e vi tappate il naso la vostra voce è automaticamente irriconoscibile.
Soprattutto se avete un accento o un timbro vocale particolari.

Inoltre le persone non sono totalmente stupide e se si vede "Numero Privato" sul display si capisce che il vostro è uno scherzo telefonico, quindi l'ormai famoso #31# non funziona più. E soprattutto, chi fa gli scherzi telefonici ha la chiamata in modalità vivavoce perché gli amici con lui devono bearsi della sua "comicità" innata: quindi tranquilli, quando dite "Scusi signora, per un sondaggio vorremmo sapere quante presa ha in casa... Ora ne aggiunga una: perché questa è una presa per il culo!" non si sentono le risatine in sottofondo che non insospettiscono davvero nessuno, certo.

È anche inutile che io vada avanti, avete già capito da che pezzo come ragiono io. Allora approfitto di queste ultime righe a mia disposizione (perché sì, in direzione controllano anche quelle prima che si sprechi troppa carta che costa) per dirvi che il Pesce d'Aprile è un giorno come un altro, alla fine, cambia solo che le persone sono costantemente in allerta pronte a prevenire ogni tipo di scherzo.

Per questo è più divertente sfoderare le proprie migliori idee il resto dell'anno: nessuno se lo aspetterà e poi siate originali, per l'amor del cielo. Basta cercare su siti "scherzi per Pesce d'Aprile", basta scherzi telefonici e basta cartelli a forma di pesce: dimostrate che gli scherzi sono belli tutto l'anno e non solo il primo giorno di Aprile.

Con affetto,

Sassy Girl  

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