"For the love, for laughter,
I flew up to your arms
Is it a video? Is it a video?"

"Sì mamá, quédate tranquila, las cosas están yendo bien últimamente... No mamá, no te estoy diciendo mentiras, creeme... Sì mamá, te quiero también. Ciao."

("Sì mamma, stai tranquilla, le cose stanno andando bene ultimamente... No mamma, non ti sto mentendo, credimi... Sì mamma, ti voglio bene anche io. Ciao")

"Madri apprensive?"

Miguel sospirò, lasciandosi andare sullo schienale del divanetto. La produzione aveva finalmente concesso ai ragazzi un giorno libero, e lui aveva deciso di passare la mattinata nel dehors dell'albergo, a rilassarsi sotto il tiepido sole di marzo... Finché sua madre non gli aveva telefonato, tenendolo al cellulare per oltre un'ora a discutere di quanto fosse preoccupata per il suo Miguelito; alla fine era riuscito a rassicurarla, ma quella conversazione lo aveva gettato nuovamente nello sconforto: odiava mentire a sua madre, odiava fingere che andasse sempre tutto bene, odiava sé stesso per essere così emotivo. Miguel aveva sempre un sorriso, una parola gentile per tutti, e gli altri si convincevano che il moro non avesse un solo pensiero per la testa, che stesse sempre bene... Ma poteva, una persona, stare sempre bene? Lui ci provava, davvero, ma era difficile, soprattutto in momenti come questi.

"Molto apprensive, direi!"

Alberto si sedette vicino all'amico, sorridendo comprensivo. Loro due non parlavano spesso, ma avevano in comune una cosa: la consapevolezza di doversi migliorare costantemente e di non sentirsi già arrivati - a differenza di alcuni degli allievi di quella scuola -. Preferivano concentrarsi e lavorare in silenzio piuttosto che alzare polveroni per far parlare di sé, e questo aveva subito reso simpatico l'uno agli occhi dell'altro - e viceversa -. Perciò Miguel decise di dar sfogo alla sua preoccupazione, convinto che Alberto non l'avrebbe giudicato.

"È un po' che non sto bene, ma non me la sento di dirlo a mia mamma... Lei ha capito che c'è qualcosa che non va, ma ha già abbastanza a cui pensare, senza che io debba raccontarle anche dei miei problemi."

Alberto gli mise una mano sulla spalla, guardandolo attentamente. "È successo qualcosa? Sai che puoi parlarmene."

Miguel rispose dopo qualche secondo, cercando di risultare il più vago possibile: si fidava di Alberto, ma preferiva non parlare troppo della suo interesse amoroso. "Diciamo che mi piace una persona, che però oltre ad essere occupata, è anche fin troppo fuori dalla mia portata... Solo che devo lavorarci insieme 4 giorni a settimana, quindi è un po' difficile dimenticarla e andare avanti, ecco tutto."

"Ti capisco sai?"

Miguel lo guardò sorpreso. "Davvero?"

Alberto si alzò, mettendosi davanti all'amico. "Sì, e più di quanto tu creda... Ma la soluzione migliore non è cercare di dimenticare."

"E allora che devo fare secondo te? Mica posso andare e dichiararmi!"

"Perché no? Secondo me dovresti."

"Certo, se volessi morire di morte lenta e dolorosa!"

"Se lo dici tu... Ci si vede in giro, Miguel!" Alberto gli sorrise, enigmatico, e poi tornò nell'hotel, lasciando il colombiano con poche certezze e mille punti di domanda.

--

Timor era seccato, annoiato e anche estremamente irritato: era una persona organizzata, puntuale, precisa, e odiava che i suoi impegni andassero a rotoli come era successo quel giorno. Il giorno del suo compleanno, fra l'altro: aveva pianificato di trascorrerlo a casa sua, ad Amsterdam, con i suoi amici, la sua famiglia e Zoey, a festeggiare e a chiacchierare con chi non vedeva da tempo. E invece il suo volo era stato annullato, e ora si trovava a Roma, a vagare per le strade del quartiere, cercando di sfogare tutta la rabbia che aveva in corpo. Se fosse stato il tipo, avrebbe persino attaccato rissa, talmente era seccato.

"Watch out, you idiot!"

("Guarda dove cammini, idiota!")

"Oh, mi scusi! Non l'avevo... Timor?"

"Miguel?"

Dopo la conversazione con Alberto, il colombiano aveva deciso di abbandonare l'hotel per qualche ora, sperando che una lunga passeggiata potesse schiarirgli le idee... Se non fosse che era appena andato a sbattere contro l'unico oggetto dei suoi pensieri.

"Eh già, proprio io!" Ridacchiò imbarazzato.

"Oh, I'm sorry, I didn't see you... Did you... Fatto male?"

("Oh, scusami, non ti avevo visto... Ti sei... Fatto male?")

Miguel voleva dileguarsi di lì subito e tornare dritto filato nella sua stanza d'albergo, talmente si sentiva scombussolato e in imbarazzo. "No, no, don't worry! Bye bye Timor, have a good day!"

("No, no, non preoccuparti! Ciao Timor, buona giornata!")

"Wait, don't go!" Le parole gli sfuggirono dalla bocca ancora prima che le pensasse, ma ormai era fatta. Sapeva che se li avessero beccati, entrambi avrebbero passato guai seri, poiché non era consentito ad allievi e professori di incontrarsi al di fuori degli studi Mediaset. Ma Timor voleva trascorrere il suo dannato compleanno in compagnia, e Miguel sembrava al momento l'unico candidato papabile per farsi portare in giro per Roma e passare una bella giornata. Senza contare che era un amante del brivido, e quella situazione lo esaltava parecchio.

("Aspetta, non andare!")

"Do you need something?" Rispose l'allievo, titubante.

("Hai bisogno di qualcosa?")

"Yes. It's my birthday, I'm stuck in Rome, alone, while I wanted to be in Amsterdam, and I've got nothing to do. So please, be my guide for today and show me the city, I'm kinda desperate right now."

("Sì. È il mio compleanno, sono bloccato a Roma, da solo, mentre dovevo essere ad Amsterdam, e non ho niente da fare. Quindi per favore, fammi da guida oggi e mostrami la città, sono piuttosto disperato al momento.")

Miguel esitò. Non sapeva cosa rispondere, era confuso e aveva lo stomaco in subbuglio. Se avesse accettato, avrebbe potuto passare un'intera giornata in compagnia del suo professore preferito, ma la testa gli diceva di rifiutare, perché rischiava di compromettere la sua posizione nella scuola di "Amici" e soprattutto perché rischiava di finire sotto non mille, ma diecimila treni per Timor. Sì, era meglio rifiutare, era giusto così.

"Okay, I'm in." Si tappò la bocca con una mano non appeno si rese conto di cosa avesse detto, ma ormai era troppo tardi, e il riccio gli sorrise, soddisfatto. A Miguel sembrò di perdere un battito.

("Va bene, ci sto.")

"So let's go then!"

("Allora andiamo!")

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Hello there!

Lo so, sono una persona orribile e mi odiate tantissimo, ma alla fine sono riuscita ad aggiornare, quindi vi prego non picchiatemi. Vi ho fatto aspettare tantissimo per un capitolo in cui non succede granché, ma a mia discolpa posso dire che fra università, danza e lavoro non riesco neanche a trovare il tempo di dormire, figuriamoci di proseguire con la storia. Cercherò comunque di provarci, perché mi sto affezionando ai personaggi.
Kissini a tutti!

Rams🌹

Mystery of Love.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora