Mi svegliai di scatto. Notai di non essere nella mia camera.
Davanti a me c'era Nicolas girato di spalle, ma si trovava dietro una finestra interna. Mi alzai da quel letto scomodo.
-Nic, cosa succede?- chiesi confuso.
-Ti sei svegliato!- esclamò voltandosi. Il suo sguardo era pietrificato.
-Cos'hai?- posai la mia mano contro il vetro.
-Non ricordi nulla?- sorrise nervosamente il ragazzo.
Scossi la testa.

Flashback:
Il computer smise di funzionare. Incazzato, diedi un colpo alla scrivania marrone dello studio.
-Stai calmo!- rise Cesare.
-Non dirmi di stare calmo- lo indicai.
-Dario, stai bene?- chiese Tonno.
-È per Matilde?- chiese Nelson.
-No- passai le mani sul mio viso.
-Allora cos...-
-Niente- interruppi Nicolas.
-Sei sic...-
-Sicurissimo- iniziai a pigiare tasti a caso del computer.
Sentii un sospiro di Nelson.
-Hai da dire qualcosa?- alzai lo sguardo.
-No, perché?- rise.
-Non prendermi per il culo!- mi alzai di scatto.
-Io non...-
-Se provi a ridirmi qualcosa, giuro che ti pesto- lo minacciai.
-Io ti pomodoro- sussurrò Tonno.
Andai verso di lui e, come mi suggerì il mio istinto, gli mollai un cazzotto.
-Cosa fai?!- esclamò Nicolas impaurito.
Iniziai a picchiare Nelson, dopo che rise per il mio gesto. Dopo passai a Cesare, che tentò di bloccarmi. Nicolas e Frank si erano chiusi a chiave dentro il bagno. Quei bastardi chiamarono la polizia.
Mi fecero qualche test e mi dichiararono malato mentalmente.
Fine flashback.

-Adesso ricordo...- sussurrai.
-Cesare, Nelson e Tonno sono in ospedale con Frank- deglutì il ragazzo.
-Stanno bene?- chiesi preoccupato.
-Sicuramente stavano meglio prima- Nicolas si sedette su di una sedia argento.
-Non volevo farlo...- tentai di spiegare.
-Forse è meglio che tu l'abbia fatto, almeno adesso sappiamo della tua malattia- sospirò.
-Come facciamo con il canale?-
-Abbiamo detto che ti sei trasferito in America- guardò le notifiche del telefono.
-J?-
-Cosa?- alzò lo sguardo dallo schermo.
-Dov'è J?- chiesi insistentemente.
-Non so chi sia- sorrise.
-Come non lo sai- dissi confuso- Ve l'ho presentata qualche mese fa-
-Dario, adesso capisci perché parliamo di malattia?- se ne andò il ragazzo.

Non riuscivo a capire. L'ultima volta che vidi J era stato sui colli, stavamo per andare nel suo pianeta. A quanto pare era un sogno che sembrava fin troppo reale. Una donna rossa entrò nella stanza con un vassoio, nel quale c'erano dei farmaci e un bicchiere d'acqua.
Presi le pasticche e mi sedetti sul letto. Ero diventato un matto, letteralmente.

Dopo essermi addormentato, mi svegliai a causa della porta che si aprì. Una ragazza entrò nella stanza. Non le vidi il volto, ma i capelli erano familiari.
Si sedette sul letto.
-Dario?- chiese confusa.
-Allora esisti!- esclamai andando verso J- Perché Nicolas non ti conosceva?-
-Ho fatto male i calcoli- spiegò- Siamo finiti in un universo parallelo-
-Come scusa?- chiesi stupito- E perché ho picchiato i miei colleghi?!-
-Effetti collaterali- sorrise- Secondo te, perché anch'io sono qui?- alzò un sopracciglio.
-Come facciamo a scappare?- guardai fuori dalla finestra.
-Dalla finestra ci vedranno- eliminò subito il mio piano- Dobbiamo vestirci da infermieri-
-E come?-
-Vedrai- sorrise.

Tornai nel mio letto.
Dopo un po', entrò un'infermiera. J la colse di sorpresa, la spinse dentro il bagno e le rubò i vestiti.
-Tieni- me li lanciò.
-Sei sicura che mi stiano?- andai nel secondo bagno.
-È alta quanto te, penso di sì- rispose.
Non mi stavano perfettamente.
Entrò un infermiere, il quale subì le stesse cose della prima. Dato che lui era un uomo, io e J ci scambiammo i cartellini.
Nel corridoio ci guardavano tutti, probabilmente perché lei sembrava un'infermiera di quattordici anni.
Uscimmo dall'ospedale, senza destare troppi sospetti.
-Adesso?- chiesi.
-Adesso si viaggia- sorrise.

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