(Dirigibile, Gentildonna, Ottocento)
La carrozza avanzava piano, sobbalzando sui ciottoli che costituivano l'Avenue de Tourville, mentre caldi raggi di sole riuscivano ad oltrepassare le tendine dello sportello, illuminando i granelli di polvere presenti nell'aria. Buffo,- pensò Camelie osservando quel particolare, vagamente annoiata dal lungo e scomodo viaggio, - mi ricordano tante piccole, fragili meduse, perse nelle profondità dell'oceano. Sorrise piano tra sé e sé, ripensando al mare, alle sue placide onde blu e allo scrosciare perenne contro gli scogli del Dramont. Ci andò sette anni prima, appena sposata, in luna di miele. Ma i ricordi erano ancora vividi, colorati, come se fosse tutto accaduto solamente il giorno prima: ricordò la gita in barca, il caldo sulla spiaggia, i profumi e i colori del paese in cui alloggiarono... era tutto così magico allora, e al contempo così reale. Sicuramente molto più reale di quello che la attendeva di lì a poche ore. Guardò fuori dal finestrino della carrozza e per un attimo riuscì ad intrevederlo. Era immenso, spaventoso ma magnifico allo stesso tempo. Era il frutto dell'ingegneria contemporanea, un colosso di ferro e gas, parcheggiato esattamente sopra il Champ de Mars, come un pacifico titano che veglia sulla città. Su di esso, spiccava in caratteri cubitali dorati su uno sfondo porpora, il nome di quel gigante assopito. Dieu de vapeur.
Che nome altisonante... pensò scettica. Lasciò andare la tendina e si riconcentrò sulla pacatezza del pulviscolo. Piccole meduse...
Ne vide una qualche anno prima alla "Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations" a Londra. Suo marito, da magnate dell'industria ferroviaria francese, era stato invitato a parteciparvi e quindi ebbero la possibilità di visitarla. In quell'occasione incontrò un vecchio capitano visionario, che stava presentando al mondo la sua creazione: una nave sottomarina chiamata Saint Mary. Ma non stava riscuotendo alcun successo. Alla gente non importava ciò che si celava sotto la superficie dell'acqua. I veri tesori erano sulla terraferma: a nessuno passava per la testa di cercare minerali e pietre preziose sul fondo dell'oceano. Curioso, come cambiasse idea la gente. Ripudiava l'acqua, forse in un riflesso di timore per qualcosa di così buio e misterioso, ma era in qualche maniera attratta dalle distese infinite della volta celeste, che sia essa colorata dal sole o tinta dalle stelle. Che sia una tentazione fuorviante, dettata da un bisogno contorto di nutrire il proprio ego? O una maniera per avvicinarsi a quel Dio che da secoli aleggia sulle teste dell'umanità, in nessun luogo e in tutti i luoghi contemporaneamente? Era come se la mano del progresso avesse accecato quel buon senso innato, che per millenni aveva assicurato all'uomo la sopravvivenza e concesso la sovranità su tutte le altre specie. Ripensò al mito di Dedalo e suo figlio Icaro, e si chiese se per caso i pannelli del dirigibile potessero essere isolati con uno strato di cera. Il pensiero della gente che, camminando per strada si ritrovasse colpita da grosse gocce di cera, cadute dal cielo, la fece sorridere. E' forse così che nascono le superstizioni?
Quando il cielo piangerà cera
e sulle teste dell'ignaro
cadrà un mostro di ferro e vapore
l'ora del giudizio sarà alle porte.
Ghignò, pensando a quanti ignoranti sarebbero capaci di lasciarsi influenzare da queste parole. Dai all'uomo una punizione inevitabile e oscura per le sue azioni, e lo avrai indottrinato a tuo piacere.
La carrozza si fermò e dopo un po' il paggio aprì la porta. Camelie alzò con grazia la gonna e scese i gradini del mezzo, appoggiandosi alla mano ferma del giovane servitore. Suo marito, Arnaud, la stava aspettando alle passerelle d'ingresso. Era partito qualche giorno prima di lei per assistere a delle conferenze d'inaugurazione del Dieu de vapeur. "Cose da signori", aveva detto lui, come se lei fosse una capra addomesticata. Potrei demolirlo in qualsiasi ambito, se solo potessi.
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RandomMi vengono fornite tre parole o tre concetti chiave, in base alle quali scrivo un racconto.