L'inizio

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Mi ero avvicinata troppo alla costa dell'isola dei pirati, Tortuga, e nemmeno la coda riuscì a contrastare le forti acque che mi portarono nella grotta dove fui poi trovata da quegli ignobili pirati. Avevo pensato che sarebbe stato interessante vedere da vicino come vivevano, ma mai avrei immaginato cosa sarebbe successo. Quando arrivai vicina alla riva le non riuscii più a contrastare la corrente e sbattei forte la testa su uno scoglio, svenni in pochi istanti.
Quando mi svegliai ero stesa supina su un duro pavimento lercio, al centro di un' angusta stanzetta che puzzava di sudore e formaggio. Non avevo più il mio adorato ciondolo con la W, ne tantomeno il bracciale con incisa la medesima lettera, e mi sentii estremamente nuda senza i gioielli che non toglievo ormai da anni.
Qualcuno mi aveva infilata in una larga camicia semitrasparente che lasciava chiaramente intravedere tutte le parti interessanti, a malapena copriva il didietro, figurarsi le gambe.
Fu in quel momento che mi resi conto con meraviglia che avevo le gambe... Era tanto che non le vedevo: per tutta la mia vita avevo nuotato in mare grazie alla mia lunga, colorata e stupenda coda, ma ora ero in superficie, respiravo aria e avevo le gambe. Mi era già successo, da piccola avevano velocemente insegnato a camminare a tutte noi ma erano passati anni...
Ero talmente persa nei miei pensieri che a malapena mi accorsi di quando un uomo tozzo e brutto fece capolino dalla porta che venne d'un tratto violentemente aperta. Si mise a ridere e disse: "Oh beh; vi siete svegliata finalmente."
Speravo non avesse capito cosa io fossi. Tutti erano spaventati, affascinati e nel contempo disgustati da noi sirene.
"Alzatevi. In fretta per l'amor del cielo! Sta per cominciare lo spettacolo." No. Decisamente quello li non aveva capito nulla. Ma di che spettacolo parlava?
"Dannazione! Volete muovermi?"
Delicatamente piegai le gambe e mi alzai. Inizialmente rischiai di cadere, ma miracolosamente riuscii a stabilizzarmi; era così strano sorreggersi a qualcosa per andare avanti. L'uomo perse la pazienza, mi prese per un braccio e mi strattonò fuori dalla stanza verso il piano inferiore, pieno di pirati ubriachi e donne seminude; durate il tragitto scivolai circa 10 volte, ma lui non volle fermarsi e quando si fermò avevo le gambe piene di lividi e sporcizia. Fui condotta in un'altra stanzetta, accanto ad altre 5 o 6 ragazze giovani che sembravano piuttosto spaventate. Mi dissero di stare zitta, cosa che feci di buon grado vista la mia crescente paura. Non attendemmo molto perché un altro uomo arrivasse e ci conducesse al lato destro della grande sala, per poi cominciare a parlare. "Signori! Qui vi presento delle dame rinvenute da poco. Sono tutte dell'alta borghesia Inglese. Sono aperte le offerte." Di solito non ero mai in imbarazzo, ma in quel momento si. Avevo addosso solo una camicetta semitrasparente di fronte ad una cinquantina di uomini ubriachi, che nemmeno da sobri potevano essere considerati "rispettabili", e tutti umani, non avevo mai visto tanti umani tutti insieme nella mia vita. Tutte le altre ragazze avevano addosso pesanti mantelli, erano piuttosto carine, perfino io lo ero nonostante le condizioni in cui mi trovavo. Non per vantarmi, ma per le sirene la bellezza è una dote naturale. Avevo capelli corvini che arrivavano fin poco sotto le spalle, un naso leggermente inclinato all'insù, e grandi occhi della stessa tonalità del mare. Una lacrima solitaria cadde dal mio occhio quando uno degli individui mi indicò e offrí del denaro a gran voce, non ci furono trattazioni, nè niente del genere, a quanto pare nessun altro si era interessato a me. Il trafficate accettò senza pensarci due volte, disse due parole e consegnò qualcosa nelle mani del pirata che mi prese per un braccio e mi condusse velocemente fuori dalla locanda. Mossa strana vista la pioggia che cadeva scrosciante dal cielo. Appena chiuse la porta mi squadrò lentamente da capo a piedi e lo vidi spalancare leggermente gli occhi quando si posarono sui lividi sulle gambe e sulla ferita che ero sicura fosse ancora fresca sulla mia fronte. Distolse velocemente gli occhi e mi offrì la sua giacca blu scuro, non volevo accettarla ma faceva talmente freddo che misi da parte l'orgoglio e lo ringraziai abbozzando un sorriso.
Alla luce del sole potevo chiaramente vedere il suo volto. Aveva la bocca stretta e zigomi pronunciati. Occhi chiari, un misto tra il verde e l'azzurro. Teneva i capelli biondi legati in un piccolo codino dietro la testa.
"Come vi chiamate?"
Si vedeva che provava ad essere cordiale e a risultare simpatico.
"Alyssa."
"Alyssa...e ditemi, credete che quegli uomini abbiano capito che siete una sirena?"
Il mio cuore fece un balzo a quelle parole e sbiancai, non trovando il coraggio di rispondere.
"State tranquilla. Il vostro segreto è al sicuro con me. Non avrei nessuno a cui raccontarlo."
Sentire quelle parole mi rattristì e mi sollevó allo stesso tempo, ma non abbastanza per soffocare la mia curiosità.
"Come avete fatto a capirlo?" Chiesi con una voce sottile e un po' spaventata.
Si mise a ridere.
"Scherzate?...No, non scherzate. Beh... vi hanno trovata in una grotta, sulla costa, senza vestiti... e poi avete il tesoro scomparso del pirata d'oro"
Quello. Parlava della collana e del bracciale. Appartenevano a il "pirata d'oro", il famigerato William Aur, che li aveva persi in mare anni prima, insieme alla sua nave, durante una piccola spedizione, buffo viste tutte le battaglie che aveva superato illeso.
"Già. Io...li ho trovati nel relitto."
"È il tesoro di William Aur."
"Ovviamente lo so. Però lui l'ha perso. Ora è mio."
"E voi siete mia. Quindi anche il tesoro lo è."
Maledizione. Senza quella maledetta collana non avrei potuto usare i miei poteri. Non avrei più potuto trasformarmi. Cercai di aprire le labbra nel sorriso più genuino e ammiccante che riuscissi a fare e chiesi: "Giusto, però io vi chiedo gentilmente di rendermi la collana."
Un'altra risata.
"E perché dovrei?"
"Perché ve lo chiedo gentilmente?"
Ed ecco l'ennesima risata.
"Non mi basta."
"Perché altrimenti vi ammalierò con il mio canto per poi uccidervi."
"Mmm...ci siete vicina, ma ancora non mi avete convinto."
"Perfavore?"dissi con una vocine flebile.
Un'altra risata. Quel uomo non faceva altro che ridere.
"E perché volete solo la collana, e non il braccialetto?"
Perché i miei poteri sono racchiusi dentro la collana, non dentro il braccialetto. Ma ovviamente non posso dirglielo.
"È... più bella"
Mi guarda perplesso, ma poi continuò e mi diede ragione.
"Concordo in pieno con voi. Girano tante voci su questa collana."
"Già. Mio padre diceva che era il tesoro più importante per il pirata d'oro"
"Anche qui circolano quelle voci."
"Ed è vero?"
"Forse"
"Io non credo. Insomma solo un'idiota perderebbe qualcosa a cui tiene."
"Giá..."
Santo cielo. Mi da la collana o no?
"Quindi... posso riavere la mia collana?"
"Si"
Si!
"Tenete"
Mi porse la collana, che presi ringraziando con un vero sorriso.
"Vi ringrazio..."
"William. William Aur."
E fece per andarsene. Ma invece aggiunse: "Non l'idiota che ha perso la collana, suo figlio."
Rimasi allibita da quelle parole. Avevo praticamente appena parlato alle spalle dell'uomo con cui parlavo. E lui mi aveva dato il tesoro del padre. Il pirata si stava allontanando sempre di più.
"Mi seguite o no? Dobbiamo medicarvi la ferita che avete sulle fronte, a meno che non vogliate morire entro un paio di giorni." Quando si voltò aveva un sorriso divertito sulla faccia e i capelli biondi bagnati dalla pioggia. Pensai che fosse bellissimo, e gli corsi dietro.


Spero vi sia piaciuto🤗
Alyssa è nell'immagine sopra il capitolo.
William immaginatelo come più vi piace✌🏻

Il suo ultimo respiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora