Welcome to my Life

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Mercoledì Ore: 10.17 pm

La sveglia risuona in tutta la stanza, spalanco gli occhi, l'appartamento è così silenzioso, mi manca sentire la voce del mio fratellino, sono passati solo 3 mesi, dall'inizio dell'ultimo anno scolastico e dal mio trasferimento, volevo andarmene lontana da casa, se posso ancora definirla così, ormai, da tempo non mi appartiene.
Il mio nome, è Elisabeth Wilson, provengo da due famiglie benestanti di Chicago, frequento l'ultimo anno del liceo scientifico.
Non potevo immaginare, che quest'anno sarebbe stato l'inizio del cambiamento.

Ore: 11.15 pm

Appena finii la colazione, ricevetti una chiamata dalla mia amica d'infanzia Clarissa:

"Hei Beth, hai ricevuto l'invito da Taylor? "

"Un secondo" risposi, guardando la schermata del cellulare, dove compariva un messaggio

"Questo sabato sera, festeggiamo il suo diciottesimo, andiamo a cenare alle Tegnué, poi probabilmente andremo a ballare " mi spiego brevemente Clary, mentre contemporaneamente leggevo il messaggio

"Fantastico, ci teniamo aggiornate allora" risposi

"Si, sei sicura di voler venire? Non vorrei ti sentissi obbligata" chiese Clary

"Tranquilla, cercherò di divertirmi" cercai di rassicurarla

Clary sapeva quanto odiassi le feste, non c'avevo mai trovato il senso, il divertimento, non potevo immaginare cosa fosse, cosa in me non andava, era sempre stato qualcosa che non mi attraeva particolarmente, non mi era mai importato.

[....]

Il citofono risuonò per tutta l'appartamento, stava per iniziare la giornataccia;
"arrivo" pensai, per poi imprecare, una altra giornata di me*** stava per iniziare;
Il primo impegno era a casa di mia madre, quel posto mi infastidiva, dovevo pranzare lì, per poi accompagnare mio fratello a calcio, non so proprio a cosa gli servano gli autisti privati per poi incaricare me di accompagnarlo, anche se era sempre un piacere vederlo, tranne per il fatto che sapevo che a mio fratello non importava nulla di quello sport, ma i miei erano fissati, se solo l'avessero ascoltato, almeno lui.

[...]

Spalancai la porta di casa, come al solito, mia madre, di corsa, mi salutò e se ne andò, la cuoca  preparava il pranzo, andai dritta in camera del mio fratellino(anche se aveva 16 ormai ) sapevo di trovarlo lì
E così fu, seduto davanti alla ps4 che papà gli aveva regalato, qualcosa di buono l'avevano fatto dai

"Hei piccola peste" dissi entrando
Mi guardò e sorrise
"Quando la smetterai di trattarmi come un bambino? Ho 16 anni ormai!" Esclamò Jacob
"Quando avrai qualche anno in più" dissi ridacchiando,  per prenderlo in giro
Mi fulmino con uno sguardo amichevole
"A che giochi? " chiesi guardando lo schermo
"Call of duty "
"Bello, passami un joystick "
Mi guardò perplesso " sai come si gioca?"
"Ma con chi credi di parlare? Ci giocavo ancora quando tu stavi nel papà " dissi ridacchiando
"Avevi due anni beth " esclamò
"Ah allora sai fare i conti, ti credevo più stupido" esclamai, collegando il giocatore
Li uscì una mezza smorfia

[...]

Ore: 4.20 pm
Percorrevamo le strade di Chicago, per poi uscire fuori città, verso il campo da calcio; passavano come dei meme, i quartieri più degradati, eppure adoravo osservare i bambini che giocavano spensierati, sembravano veramente felici, gli bastava un pallone, un gessetto e tutto cambiava;
Arrivammo, diedi un bacio nella guancia a mio fratello, lui mi guardò imbarazzato, e scese senza dire nulla
L'autista si rivolse verso di me "signorina, ha qualche impegno? Dove posso portarla?"
E fu li, che un idea mi passo per la testa, poteva sembrare folle, ma forse era l'unico modo per starmene tranquilla, a nessuno sarebbe interessato chi fossi...

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