La cornice fu il primo soprammobile che misi in camera.
Al ritorno ci eravamo fermate apposta al centro commerciale per far stampare la foto e adesso Yuki e io sorridevamo sul davanzale della finestra. A dire il vero, non eravamo poi così belle nella foto: entrambe indossavamo delle magliette più grandi di noi e avevamo i capelli raccolti in una crocchia disordinata, soprattutto io. Dovevo ancora abituarmi ad avere i capelli corti. Ma la foto mi piaceva lo stesso.
Anche Yuki aveva comprato la stessa cornice per metterla in camera. Non ho idea di come fosse potuto accadere, ma sembrava già che quel giorno avesse posto le basi di una meravigliosa amicizia.
Yuki mi aveva fatto sentire che poteva esistere una cosa del genere. L'amicizia fine a se stessa, disinteressata, e non per trarre il maggior vantaggio possibile sfruttando l'altra persona.
Ero molto orgogliosa di noi. Ci eravamo procurate una libreria e un grande comò che entravano al millimetro dietro la porta. Siccome ero stata così intelligente da dimenticarmi di misurare la stanza, era stato un vero colpo di fortuna.
Avevamo già finito di montare il comò e la seconda libreria bianca. Mancava soltanto il divano letto, il cui montaggio si rivelò più complicato del previsto. Nella parte inferiore sembravano mancare alcuni fori, inoltre i pezzi da collocare lungo il piano estraibile non combaciavano. Uno era più lungo dell'altro. Doveva essere difettoso. Avrei dovuto riportarlo dubito indietro, ma non avevo voglia di trascinarmelo per due piani di scale e rifare la strada fino al negozio. Viceversa, mè Yuki nè io possedevamo degli attrezzi, e senza un trapano non avremmo potuto fare niente.
Mi misi a sedere per terra, in preda alla frustrazione.
Avevo la fronte madida di sudore e mi facevano male tutti i muscoli. L'indomani sarebbe stata una sofferenza. Grazie al pilates mi tenevo in forma, ma non ero una montatrice di mobili. "È impossibile!" Esclamai.
"Non capisco cosa sia successo", mormorò Yuki con una matita in bocca. Faticano a capirla e allora se la mise dietro l'orecchio.
"Andrà a finire che dovrò dormire qua sopra", dissi scontrosa, mettendomi in grembo il tappeto arrotolato.
Accarezzai la soffice pelliccia chiara artificiale come se fosse un animale domestico. Un gatto, per esempio.
"Ma che dici, ce la faremo", ringhiò lei con un'aria un po' da chihuahua, e mi venne da ridere.
In quel momento sentii la porta si casa chiudersi e delle voci ovattate in corridoio venire verso di noi. Fantastico, il mio coinquilino era tornato.
Yuki spalancò gli occhi. "Perchè non chiediamo a lui se ha un trapano?" Si era sollevata così in fretta che somigliava a un suricata. Ridacchiai di nuovo.
"Lo dici solo perchè vuoi vederlo."
"Certo", ammise lei, alzandosi in piedi agilmente. Si lisciò la maglietta cosparsa di segatura e subito dopo si tastò la crocchia. "Come sto?" Chiese facendo un giro su se stessa.
"Direi che avremmo bisogno di una bella doccia entrambe", replicai alzandomi a mia volta.
Ci avvicinammo alla porta e rimanemmo in ascolto per un istante. L'altra voce era decisamente maschile. Era evidente che Hyunjin non aveva rimorchiato una ragazza.
"Credi che infranga le regole se gli chiediamo un trapano?" Bisbigliai, come se potessero sentirci.
"Sciocchezze. Non farti intimidire da quel pezzo di merda", rispose Yuki, facendo un passo verso la porta.
Mi stropicciai il bordo della maglietta, riflettendo. Naturale che non volesse farmi intimidire, ma la camera per me era importante. Non volevo contrariare lo stronzo, men che meno il primo giorno della nostra coabitazione.
Prima che avessi tempo di riflettere ulteriormente, Yuki spalancò la porta e piombò in salotto.
"Yuki!" Sibilai correndole dietro.
Hyunjin era in cucina e stava prendendo della birra dal frigorifero.
Anche da dietro, o forse soprattutto da dietro, era un gran bel pezzo di ragazzo. Portava un paio di jeans color ruggine che mettevano in risalto il posteriore e una camicia aderente verde scuro tesa sulle spalle che attirò inevitabilmente il mio sguardo sulla schiena muscolosa. Accanto a lui, appoggiato al bancone della cucina, c'era un tizio con i capelli neri. Era molto alto e sembrava goffo.
La camicia a quadri gli andava larga, e aveva rimboccato le maniche.
"Ciao, tu devi essere il coinquilino strambo!" Yuki si piazzò davanti al tizio moro, che la guardò sorpreso. La sua occhiata incuriosita era straordinariamente amichevole, l'esatto contrario di Hyunjin. "Tanto per cominciare, volevo dirti che trovo le tue regole del tutto idiote. Insomma, guardati, e guarda lei." Yuki indicò verso di me con un ampio gesto del braccio. Avrei voluto sprofondare. O dissolvermi nell'aria. Andava bene qualunque cosa. "Non credo che abbia bisogno di farsela con te. È poi trovo assurdo che tu abbia un'immagine delle ragazze così stereotipata e che ci metti tutte allo stesso livello! Come fai a sapere cosa ci piace fare nel tempo libero? Insomma, magari siamo appassionate di wrestling oppure giochiamo a football a livello professionale."
Hyunjin chiuse lo sportello del frigorifero e si voltò lentamente. Scrutò Yuki e seguì con interesse la sua tirata contro l'amico. Sembrava divertirsi.
Sembrava...
Mi affrettati a raggiungere Yuki e le posai le mani sulle spalle. Mi chiami verso di lei e mormorai: "Non è lui".
Lei si irrigidì. "Come, non è lui?"
Con un cenno della testa, le indica Hyunjin. "Lui è Hyunjin, il mio coinquilino. Hyunjin, lei è la mia amica Yuki."
L'amico intanto sorrideva compiaciuto. Aveva le fossette sulle guance. Si voltò verso Hyunjin. "Vecchio mio, è possibile che tu non sia stato troppo gentile con le ragazze?"