Capitolo 1

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Morioh. Una città tranquilla. Non succede mai nulla di particolare.
Gli anziani che si riuniscono per giocare a carte, i ragazzi che vanno a scuola, gli adulti che lavorano.

Il cielo era coperto da un'enorme nuvola, il vento soffiava molto forte. Sembrava stesse per piovere. Così è stato. Ha cominciato a piovere verso la fine della giornata scolastica.

Oggi è arrivata una ragazza molto carina. Forse, se dovessi paragonarla alle altre della classe, credo sarebbe la più bella. Capelli rossi, occhi azzurri, non molto alta, snella, e con un seno prosperoso. Insomma, una gran bella ragazza, forse la realizzazione di ogni desiderio sessuale dei ragazzi dell'istituto. È arrivata dall'Europa, Danimarca. Però sa parlare abbastanza bene il giapponese e il cinese.

Avendo un posto libero accanto, decide di sedersi con me. È chiaro che per questo ogni ragazzo mi guardava con uno sguardo tagliente come un coltello. Però, di quello che pensano loro, non mi interessa molto. E poi, al contrario loro, non sono un morto di sesso e non mi eccito soltanto a guardarla.

La giornata è finita. La pioggia continua a scendere e non sembrava voler cessare. Tutti tornano alle loro case, chi in auto, chi in pullman, chi in treno. Però io, non avendo una macchina, sono costretto a tornare a piedi. Quella ragazza, che si chiama Lucy, era immobile davanti all'ingresso della scuola, come una statua di un monumento commemorativo. Allora, curioso, le rivolsi la parola.

"Ti viene a prendere qualcuno?"
"No. I miei non possono. Ho persino scordato l'ombrello."
"Dato che ho tempo, torno a casa a piedi e sei nuova di questa città, ti accompagnerò a casa. Avanti mettiti sotto l'ombrello."
"Grazie. Sei molto gentile."
"Di niente. Bisogna sempre aiutare il prossimo."
"Già. Aiutare il prossimo..."
"Piuttosto, vieni dalla Danimarca giusto? Com'è?"
"Carina."
"Non ti piaceva stare lì?"
"Più o meno."
"Perché ti sei trasferita qui?"
"I miei hanno trovato impiego qui."
"Capito. Beh, prima di tornare a casa, mangiamo qualcosa da Rob? I muffin che prepara sono i migliori di tutta la città."
"Va bene."

Andammo nella pasticceria di Rob. Io presi una ciambella con glassa, lei un muffin, non ricordo il gusto.

"Ehi Lucy, ha smesso di piovere"
"Già."
"Piuttosto, dove abiti?"
"Via Kiyoshi."
"Sulla mia stessa via eh? Beh, allora perché non andiamo e torniamo insieme da scuola?"
"Va bene."

Ci scambiammo i numeri di cellulare e tornammo a casa. Dall'esterno sembrava una qualsiasi casa. Rientro in casa, mi tolgo le scarpe, lascio lo zaino sui gradini e vado in cucina. Mi preparo il pranzo e mangio. Vivo da solo a casa, quindi devo per forza occuparmi delle faccende domestiche, dello studio e anche del mio doppio lavoro in un bar e una pizzeria. Sono quasi le 20.00, ed è già diventato buio. Mi vibra il cellulare: era un messaggio di Lucy.

"Ehi."
"Ehi"
"Sei solo a casa?"
"Sì, perché?"
"Posso venire da te? Non mi sento molto a mio agio da sola in casa."
"Capisco. Per me non è un problema."
"D'accordo, allora arrivo subito."

Erano passati solo 3 minuti da quel messaggio e lei era appena arrivata a casa con uno zaino.

"Scusa per il disordine, accomodati in cucina."
"Va bene."
"Vuoi del thè?"
"Sì grazie."
"A che ora tornano i tuoi?"
"Oggi non tornano."
"Perché? Fanno un lavoro notturno?"
"Sì. E poi sono a Tokyo."
"Ma è molto lontano da qui. Perché non ti sei trasferita con loro a Tokyo?"
"Loro conoscevano questa città e volevano lasciarmi un po' libera e sapevano che questa, diversamente da Tokyo, è una città molto tranquilla."
"Capisco. Quindi dato che stai da sola a casa e non ti piace, rimani da me a cena?"
"Se non è un problema."
"Tranquilla, non lo è. Dato che vivo da solo, non mi dispiace avere compagnia."
"Vivi da solo?"
"Sì. I miei hanno divorziato, mia madre ha portato con sé mia sorella e io non volevo lasciare questo posto."
"Capisco."

Preparai la cena e mangiammo in un silenzio quasi tombale.

"Posso rimanere qui questa notte?"
"Per me non c'è differenza. Non è un problema per te?"
"No. A me va bene. E poi sembri diverso dagli altri."
"Diverso dagli altri?"
"Sì. Tu, diversamente da loro, non mi guardi con quegli occhi desiderosi di sesso. Possibile che ti piacciano gli uomini?."
"No, mi piacciono le ragazze. Solo che non ho alcun interesse, almeno per ora, di tipo sessuale. Non mi interessa perdere la verginità per sembrare grande e importante."
"Capisco."

Le lasciai la mia stanza da letto, io dormii sul divano. Non era poi così scomodo anzi, mi piaceva stare sul divano.

"Ehi."
"Che c'è?"
"Vuoi venire nel letto?. "
"No, sto bene qui. E poi non ti sentiresti in imbarazzo se un ragazzo dormisse nello stesso letto?"
"Se sei tu va bene."
"Va bene allora"

Alla fine dormimmo insieme. Che strano.. nessuna ragazza inviterebbe un ragazzo che ha conosciuto da nemmeno un giorno a dormire nello stesso letto.

Arriva la mattina. Mi sveglio. Lei sta ancora dormendo, mi ha abbracciato mentre dormiva. Vado a lavarmi e prepararmi per la giornata a scuola. La sveglio, si prepara anche lei, facciamo colazione e andiamo a scuola.

Non scorderò mai quel giorno. Era il 19 novembre. Da quel giorno, la città perse la sua tranquillità.

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