Binomio fantastico
Fuori imperversava la tempesta più paurosa che avessi mai visto in tutta la mia vita, c'erano lampi che occupavano tutto il cielo a illuminare le imponenti e minacciose nuvole livide di rabbia, e tuoni che li seguivano a ruota ruttando tutto il loro odio sul mondo sottostante. Di certo non mancava il vento, borioso e furibondo, che sferzava a destra e a manca facendo volare cappelli e ombrelli e borse e tavoli e foglie e persone... no, magari persone no, ma neanche tanto ci mancava.
Per fortuna non avevo lasciato il mio Aki fuori nella sua culla, o l'indomani lo avrei trovato in cima a un pino a guaire pietosamente. Però sembrava un ammasso di besciamella rappresa e tremolante, così ho ben pensato di coprirlo un po'. Ho ritrovato il cappottino che la mia dolce nonnina soleva mettere al suo maialino da compagnia, un Messicano calvo grigio come la cenere regalato da un tale Lord che amava viaggiare attraverso l'Atlantico e che a una festa si era invaghito di lei, a detta sua e l'ho abbottonato al mio Aki, il cappottino, non il Lord. Ma a guardarlo in preda ai brividi da budino, mi si stringeva il cuore, e per tollerare quella straziante visione ho dovuto fargli indossare anche il suo cappellino da cowboy preferito e gli stivaletti di una vecchia bambola della zia Tanza.
Che stupido ed egoista che sono stato, io ho avuto riguardo a coprirmi per bene, ma lui poverino? Un tuono squarciò il pesante velo sopra la città, due fulmini scesero repentini dal cielo, uno incendiò l'abete del signor Tonko, l'altro spezzò in due una già esile betulla che di suo aveva faticato tutta la vita a reggersi dritta. Il vento ululò ancora e ancora, minacciò di portare la pioggia sulla terra e di sbatterla incessantemente contro le porte e le mura delle case.
Che temporale, signori, che temporale coi fiocchi! O almeno è quello che mi stavo immaginando che stesse succedendo fuori, siccome dal mio puof giallo con le piume, dopo aver agghindato Aki, non mi ero schiodato neanche per un bicchiere d'acqua.
Il concorrente avversario interruppe il racconto di sior Lucciola per alzare il suo stuzzicadente da cocktail e contrattaccare frettoloso.
In un afoso, secco, arido, ma umidissimo pomeriggio d'autunno, in un triste e povero bar ai margini di un piccolo villaggio vacanze sull'isola australiana di Cocos, fece la sua comparsa un pimpante koala pronto a conquistare qualche donzella. Fermo sulla porta come un cowboy in un saloon nel Far West, con uno stecchino di eucalipto in bocca da masticare, vagò con lo sguardo seducente per l'atmosfera ombrosa dell'improvvisata discoteca all'interno. I suoi occhietti porcini adocchiarono due tipe solitarie con mini gonnellini hawaiiani all'ultima moda sotto cui le gambe lisce non finivano più. Tentò di attirare l'attenzione di quei due pappagalli su trespoli, ma il giovane marsupiale fu costretto ad avvicinarsi per riuscire a rivolgere loro la parola.
«Belle signorine, avreste la gentile cortesia di informarmi sulla presenza di koale da capogiro in questo modesto locale?» Chiese facendo girare con maestria lo stecchino tra i denti.
Le due ragazze si fissarono confuse e divertite e, sperando di essere di aiuto al simpatico turista, indicarono con lunghe unghie laccate il bancone del bar.
Tronfio di aver ricevuto un'indicazione, andò a poggiare il morbido sedere su uno degli alti sgabelli liberi.
«Mi hanno detto che si trovano ottime koala da queste parti, amico.» Tentò di biascicare il piccolo orso, senza riuscire a evitare stavolta un paio di sputi. Il barista, un giovanotto pelato in camicia e cravattino verde limetta, non mosse ciglio. Gli chiese solamente di che tipo gli interessassero.
«Bionde, more, spumeggianti, non sono un tipo pretenzioso.»
Il giovane sorrise da intenditore e si premurò di preparargli il miglior drink che il marsupiale avesse mai provato. Dopo varie mosse e inutili coreografie, versò al cliente un piccolo shottino alcolico alla mora ed eucalipto. Non sto a raccontarvi del colore di quella brodaglia, signori, ma almeno dal nome pareva davvero invitante.
«Ecco qua, questo è il nostro Wild Berrie Koala più richiesto.» E terminò immergendo una piccola mora sotto spirito nel bicchierino.
Il pubblico andò in visibilio, si alzò chi in volo chi sulle esili zampette, e presero tutti ad applaudire e fischiare e complimentarsi con l'esilarante Fulgora Candelaria.
Il presentatore Cicala Shou afferrò un imbutino di petali di trifoglio e cercò di sedare la platea.
«Che seratona, signore e signori, che seratona! Quanti spruzzi di umorismo qui allo "Scintille nel cassetto"! L'applausometro sta ormai andando fuori di testa e dichiara palesemente il vincitore di questa trentaseiesima puntata, la più mozzafiatante e la più clamorosistica che lo show abbia mai ospitato qui al terzo piano del Dormitorio umano. Naturalmente aspettiamo la vivace Fulgora sempre qui per un nuovo avvincente, divertentissimo e imprevedibile scontro con il prossimo sfidante e noi ci vediamo la prossima settimana, sempre su questo palco, allo "Scintille nel cassetto". Buonanotte, pubblico e stay sparkling!»
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Facciamo come Rodari
Short StoryCoccodrilli e rosmarini, bolle auricolari, microippopotami, multilibri, antidisprezzo e de-crescita. Volete sapere di cosa sto parlando? Non avete che da iniziare a leggere. #90 in storie brevi - 16 gennaio 2019 [Grazie!]