Capitolo 1

113 10 18
                                    

Hank Turst non aveva nessuna voglia di andare al lavoro quella mattina; il sole splendeva già da almeno un'ora sugli steccati bianchi che dividevano la sua villetta dalle case l'una affianco all'altra  ed illuminava i tetti le cui tegole, che sembravano essere lucidate con cura da ambiziose mani, riflettevano un bagliore quasi accecante. Nei giardini le siepi perfettamente curate e tagliate settimanalmente si muovevano sotto la leggera brezza che soffiava da est, e la città di Liamthon si stava lentamente svegliando.

Sua moglie Maggie era una donna bella e seducente, di statura media, una corporatura armoniosa tendente all'esile ed una folta chioma di capelli mossi e bruni che le scendevano lungo la schiena. Nonostante fosse ormai una donna di circa mezza età attirava sempre lo sguardo ammaliato e compiacente di qualche uomo; se ne accorgeva passeggiando per strada, ammirando le vetrine dei negozi o spingendo il carrello del supermercato per fare la spesa. Era una donna affascinante, carismatica ed intelligente, e suo marito era orgoglioso di lei. Come ogni mattina era già sveglia quando ancora il resto del vicinato poltriva sotto le coperte, abbracciando il cuscino e sognando di vivere chissà quale avventura. Aveva fatto il bucato, lavato i pavimenti e preparato la colazione per tutta la famiglia e adesso stava impacchettando il pranzo per i loro due figli, Sheila di dodici anni e Connor di otto. Le piaceva svolgere la sue faccende la mattina presto in modo tale da avere il resto della giornata a disposizione.

Al suono della sveglia, che come ogni mattina poneva fine al sonno ristoratore dell'intera umanità, Hank respirò a pieni polmoni e si trascinò giù dal letto, indolenzito e svogliato.

Andò in bagno a lavarsi la faccia con l'acqua fredda nella speranza di trovare il coraggio di iniziare quella giornata impegnativa che lo aspettava, ma che lui non aveva alcuna voglia di affrontare. Si soffermò davanti allo specchio e ciò che vide lo deluse. Quei grandi occhi verdi che una volta erano il suo orgoglio, erano visibilmente
segnati dalla stanchezza dei ritmi lavorativi eccessivamente frenetici, il fisico un tempo sodo e scolpito, invecchiando aveva perso la tonicità che faceva girare la testa alle ragazze del college, ed i capelli dapprima folti e robusti si stavano diradando lentamente sulle tempie.
Si gonfiò il petto, fiero di essere l'affermato medico dentista che era, padre e marito modello e pavoneggiandosi in maniera quasi comica disse a bassa voce "Tutto sommato però, rimango pur sempre un bel uomo". Rientrato in camera da letto si incantò davanti all' armadio...quel grosso e sovraffollato armadio che conteneva indumenti di ogni genere e colore. Trascorse almeno dieci minuti a scorrere gli occhi tra bermuda, camicie estive con trame a fiori ma anche classiche, a maniche corte e a maniche lunghe, a tinta unita o a righe, cravatte, papillon, jeans, smoking, pigiami, tute da jogging, felpe, pullover, calzini... E dopo aver indugiato, anche troppo, decise di indossare un paio di pantaloni di tela blu e una camicia bianca, senza cravatta ne giacca. Si prospettava una giornata calda e l'idea di essere fresco e comodo lo sollevava.

Scese al piano di sotto dove i suoi figli erano a tavola che facevano colazione, o meglio si lanciavano i cereali giocando a far canestro l'uno nella tazza dell'altro. Sua moglie era girata di spalle che lavava le pentole usate per preparare le uova strapazzate che avrebbero mangiato Sheila e Connor a scuola, sbirciando solo con la coda dell'occhio il programma televisisivo che era sua abitudine guardare la mattina; muovendosi con passo felpato, Hank le si avvicinò di soppiatto e la baciò sul collo, come era sua abitudine fare... era il modo che preferiva per darle il buongiorno. Assoporò il profumo della pelle di sua moglie, dolce e speziato, sensuale e delicato come sempre, sperando di portarsi dietro quel ricordo per il resto della giornata. Prese una banana dal cesto della frutta e la divorò mentre si infilava rapidamente le scarpe, con una mano afferrava le chiavi dell'auto e con l'altra sollevava la sua valigetta.

"Accompagno io i ragazzi a scuola stamattina" gridò con la bocca piena rivolgendosi a Maggie che rispose con un cenno della testa e un ampio sorriso. La scuola dei ragazzi era dall'altro capo della città rispetto a Clark Able Street, il quartiere in cui vivevano ormai da anni, e per portarli a lezione Hank avrebbe dovuto allungare il tragitto che faceva per andare a lavoro solo di qualche isolato; ma essendo il titolare di se stesso un ritardo di qualche minuto non avrebbe creato nessun disagio.

Liamthon era una cittadina provinciale. Il traffico si intensificava solo negli orari di chiusura degli uffici rendendo quasi impossibile raggiungere l'altro capo del paese. C'era una sola via principale, Ramilghton Street, famosa per la smisurata quantità di semafori che la appestavano come fossero un'epidemia.
Ma orientarsi in quel piccolo centro non era affatto difficile perchè seguendo la Ramilghton, sulla quale erano disposti con un ordine quasi maniacale i negozi tipici di una piccola cittadina, il primo semaforo che si incontrava permetteva di svoltare raggiungendo le scuole e l'Ospedale.
Se invece si svoltava al secondo semaforo si imboccava Winona Boulevard, dove oltre a trovare il municipio e le poste, Hank aveva il suo studio dentistico. Dal terzo semaforo si imboccava Tampin Street che dopo qualche chilometro abbandonava l'asfalto lasciando il posto a un percorso sterrato che costeggiava il vecchio campo da baseball, andando poi a morire nel bosco che costeggiava il lago Turtletake. Il quarto semaforo infine consentiva di proseguire dritto o svoltare a sinistra imboccando così Clark Able Street, dove viveva la famiglia Turst.
Ogni casa aveva di fronte a sè un giardino più o meno decorato con fiori e cespugli, altalene appese ai rami degli alberi per divertire i piu piccoli, palloni giacevano abbandonati nell'erba in attesa di essere nuovamente calciati, cani che giocavano a scavare buche qua e la pur sapendo che sarebbero stati rimproverati dai loro padroni, e cassette della posta tutte identiche di forma ma che si distinguevano solo perchè erano in tinta con il colore della rispettiva abitazione... tutta questa conformità rendeva Hank quasi nauseato se si fermava a pensarci, e la cosa non era un fatto insolito.
Si sorprendeva spesso a fare questo tipo di riflessioni quando era alla guida della sua Chevrolet arancione brillante, forse più per passare il tempo che per altro. Il tragitto che doveva percorrere ogni giorno, soprattutto la mattina, gli sembrava infinito e terribilmente noioso, ma dopo quasi venti minuti di semafori rossi e incroci imbottigliati di veicoli indecisi sulla direzione da prendere, Hank raggiungeva il suo studio.

Era un dentista, e anche piuttosto bravo; aveva avviato la sua attività da quasi una decina di anni e ci era riuscito senza godere dell'aiuto di nessuno, ma da qualche mese divideva lo studio con un collega più giovane, Pitt Haiden che si era trasferito da poco a Liamthon e trascorso appena qualche giorno dal suo arrivo gli aveva proposto di collaborare. Non impiegò molto a prendere la sua decisione. Visionò il curriculum che Pitt gli aveva consegnato, gettò una rapida occhiata all'università che aveva seguito, alla votazione con cui si era laureato e alle precedenti esperienze lavorative e di tirocinio. La sera stessa alzò il telefono e gli comunicò che sarebbe stato fiero di averlo nel suo staff. Oltre a sembrargli qualificato avrebbe condiviso il carico di lavoro lasciandogli maggior tempo per sè e per la sua famiglia.
Otturazioni, carie, protesi e apparecchi...ecco cosa lo aspettava quel giorno; quasi non avrebbe avuto il tempo per fermarsi a mangiare nemmeno un boccone, ma ormai ci era abituato. A volte si portava uno spuntino da casa, altre invece rinunciava a mangiare con la scusa di approfittarne per dimagrire, cosa di cui per altro non aveva alcun bisogno.

Essendo l 'unico centro dentistico in città tutti facevano riferimento a lui; i genitori gli affidavano il compito di raddrizzare i denti ai figli, le vecchiette gli chiedevano di sostituire le protesi che si erano rotte o che erano ormai troppo vecchie e andavano sgretolandosi, i giovani imploravano aiuto per carie grosse come crateri che rendevano doloroso mangiare anche solo una caramella e bere una birra fresca. Per quanto fosse un lavoro stressante lui amava ciò che faceva e gli era sempre piaciuto, fin da quando era bambino e seguiva il padre, anche lui odontoiatra. Trascorreva l'intera giornata seduto su uno sgabello che regolava alla massima altezza e osservava con attenzione ogni mossa che il suo maestro faceva, ogni strumento che utilizzava, il modo in cui muoveva le delicate mani con cui poi la sera lo accarezzava e gli leggeva le fiabe per farlo addormentare.


Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 02, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il tormento dell' AssassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora