𝒢𝑜𝒹

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Oggi al giardino tirava un'aria diversa. Di solito Jimin si intratteneva raccogliendo le spighe nel campo di grano per poi intrecciarle e costruirci un cesto per mettervi i fiori raccolti precedentemente e dove i piccoli animaletti si rifugiavano per trovarvi un riparo e costruire il loro nido, per di più erano soliti fargli compagnia in quel giardino spopalato che lui era l'unico ad occupare.
Molte volte la solitudine e il peccato lo avevano assalito, tale da farlo avvicinare a quell'albero; l'albero maledetto, l'albero da cui non avrebbe mai dovuto mangiare i frutti, ma ahimè Jimin era pur sempre un uomo e nonostante Dio avesse provato a crearlo a sua immagine e somiglianza non era comunque perfetto quanto l'onnipotente. È così: Jimin era stato creato Dio con un unico scopo, ovvero prendersi cura di quel giardino e delle sue creature per portare avanti una nuova specie, che presto avrebbe dominato l'universo.
Lui era un essere buono, altruista, sentimentale, tranquillo e di una bellezza sconfinata: nonostante ciò la prima volta che si specchiò sulle rive del puro e cristallino fiume non si piacque affatto con quelle labbra così carnose, gli occhi a mandorla di un color nocciola, i capelli biondi e arruffati, la pelle ambrata e il suo fragile corpo che però gli conferiva una figura slanciata e ben delineata. Dio stesso lo aveva definito come la più bella tra le sue creature.
Jimin eppure non si sentiva tale, ma era sempre stato grato a Dio per averlo creato e per essersi preso cura di lui fin dalla tenera età, per di più ebbe il privilegio di poter scegliere il nome del giardino, il che lo rese davvero entusiasta ed euforico come un bimbo dopo aver mangiato un cono doppio gusto.
L'Eden era immenso ed infinito, pieno di vegetazione che variava dai fusti più imponenti ai fiori più piccoli, dai colori più forti ai più morti formando un'armonia tale da ammaliare chiunque, il tutto affiancato da un puro fiume di acque dall'effetto terapeutico e rigenerante dove Jimin molte volte si era immerso per curare le sbucciature sulle ginocchia o anche solo i tagli delle scheggie degli alberi.
In quel momento era sdraiato sul solito campo, intento a fissare le nuvole e lasciandosi scompigliare i capelli dalla brezza. I suoi capelli si confondevano con le lunghe spighe del campo grazie a quel colore oro di cui erano ricoperti, quelle onde che si formavano su ogni ciocca ricadente sulla fronte e l'immensa morbidezza che avrebbe fatto invidia anche al più pregiato dei cotoni.

L'atmosfera era davvero rilassante e questo portò Jimin a riflettere sui recenti avvenimenti, tra i quali appunto un discorso affrontato con Dio svariati giorni fa.

<< Non sei l'unico uomo ad abitare l'Eden e presto te ne accorgerai, mio caro Jimin>>

Non seppe esattamente come affrontare il discorso: Jimin non aveva mai incontrato Dio, se lo avesse fatto avrebbe anche potuto capire qualcosa dalla sua espressione o anche solo dai gesti del corpo. Diverse volte gli era capitato di mettere in dubbio la sua esistenza ma questi pensieri erano subito stati cacciati dalle risposte, più che sagge, che Dio stesso dava a Jimin ogni qualvolta lui volesse raccontargli qualcosa.
Dio lo sapeva, sapeva ogni cosa di Jimin, ogni suo pensiero e ogni sua emozione, ma molte volte, fingeva di non saperlo solo per far si che Jimin sviluppasse la sua mente ed i suoi istinti, in modo da completare a pieno la sua figura ancora assai incompleta.

Jimin decise di rilassarsi e di dormire un po' lasciandosi cullare dall'armoniosa atmosfera.
Non seppe come accadde, ma all'improvviso la quiete venne interrotta da un dolore lancinante alle sue costole, tale da far contrarre il suo corpo, da farlo penare: un dolore che mai prima d'ora aveva sperimentato, neanche quando cadeva al suolo e si sbucciava le ginocchia e neanche quando le schegge degli alberi su cui si arrampicava pungevano le sue piccole dita.
Si sentiva come se qualcuno lo stesse calpestando con una tale forza da rompergli il busto, da spezzarlo in due ed annientare la sua esistenza. Pianse e si contorse numerose volte, fino a quando preso dalla stanchezza e dalla mancanza di forze svenne, mentre il suo corpo veniva sollevato da terra avvolto da una luce dorata.

𝐸𝒹𝑒𝓃 [𝓂.𝓎𝑔+ 𝓅.𝒿𝓂]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora