Alaister si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore, si guardò intorno atterrito e spaventato mentre, a fatica, riemergeva dallo stesso incubo che lo tormentava, ormai da giorni. Riconobbe a stento il luogo in cui si trovava, perché non gli era famigliare. Si mise seduto sul materasso del grande letto a baldacchino, cercando di ricordare i dettagli sfuocati del sogno debilitante che lo aveva terrorizzato, ma ricordava solo una voce femminile. La voce terrorizzata di una donna che lo chiamava supplicandolo di aiutarla. Alaister si guardò intorno, lo sguardo sbarrato per penetrare il buio di quella stanza sconosciuta ma non vide nulla, non poteva vedere nulla. Ripiombò fra le lenzuola umide e si schermò gli occhi con un braccio:
"Che diavolo sta succedendo?" Si domandò passandosi una mano fra i capelli madidi di sudore.
Era stato invitato a passare qualche giorno in campagna dall'amico fraterno George, ma quando aveva accettato l'invito non si era immaginato che, una volta arrivato, lo avrebbe lasciato solo in quella spettrale villa nella quale regnava una strana atmosfera che lo rendeva irrequieto e nervoso.
"Alaister!" Il sussurro attraversò il silenzio e lo raggiunse infido,regalandogli un brivido gelido che gli solcò la schiena. Era la stessa voce di donna che lo perseguitava nei suoi incubi. Pensò fosse un brutto scherzo della propria immaginazione e decise di ignorarla ma, nonostante ci provasse, tutti i suoi sforzi sembravano vani.
Il giovane scostò il lenzuolo candido e scese dal letto con un balzo,scattò verso la grande finestra nell'intento di aprire le tende e rivelare, alla luce del giorno, chi lo stesse chiamando con tanta insistenza. Nel tentativo di attraversare quella stanza che non conosceva, inciampò nel tappeto, si scontrò con lo scrittoio e fece cadere una lampada a terra ma non se ne curò. Il panico stava prendendo il sopravvento, doveva arrivare alla finestra, voleva vedere la luce del sole, sicuro che lo avrebbe rincuorato. Appena ci riuscì si aggrappò al pesante tessuto scuro, scostò le tende ma con orrore scoprì che fuori era già notte eppure l'orologio a pendolo, sistemato sul pianerottolo delle scale, aveva appena battutole sei di pomeriggio, ne era sicuro.
"Non sta succedendo! - si disse, cercando di calmare sé stesso - Non può averlo fatto! Tutto questo non può essere reale!" Nel tentativo di ritrovare la calma e il proprio sangue freddo il giovane fece lunghi sospiri profondi.
"Dentro,fuori. – ripeté a sé stesso – Dentro, fuori." Ritrovato il proprio equilibrio si avvicinò alla scrivania, nell'urto aveva sentito la lampada cadere, la cercò e la raccolse da terra. La sistemò sulla scrivania con l'unico senso utile, il tatto, e la accese. La debole luce giallognola illuminò solo una porzione della grande stanza ma fu sufficiente per rinfrancarlo. Alaister osservò la camera da letto in tutta la sua ampiezza, alla ricerca della donna che lo chiamava la quale, ne era certo, stava giocando con lui mal'unica cosa che notò fu uno specchio che non aveva mai visto prima. Era identico a quello appeso sul pianerottolo delle scale, proprio di fianco all'orologio ma, se ci pensava bene, ne aveva notato uno uguale quella mattina stessa, nell'elegante sala da pranzo al primo piano. Un vecchio specchio scheggiato e ingiallito, dalla cornice nera ovale e rovinata. Il giovane scosse il capo per scacciare il timore che si stava subdolamente trasformando in terrore. Lentamente,spira dopo spira, come un serpente che stritola la propria preda per soffocarla per poi divorarla. Con passo tremante Alaister si avvicinò allo specchio, attirato da una curiosità morbosa che gli corrodeva l'anima. Era certo che oltre quell'ovale di metallo inanimato ci fosse qualcosa di vivo che lo chiamava a sé. Il giovane si scontrò con la propria immagine ma quello che, solo qualche giorno prima, era il volto piacente di un ragazzo nel pieno della sua giovinezza bello e spensierato, ora sembrava stanco e provato. Le guance scavate, le occhiaie nere lo facevano sembrare in procinto di spirare, le labbra serrate in una smorfia tirata, non si riconobbe. Poi quel volto,ottenebrato dalla paura scomparve, lo specchio divenne lattiginoso e opaco. Un sussurro, che sembrava provenire da molto lontano, lo raggiunse scivolandogli addosso come una carezza.
"Alaister! Salvami! - Il giovane balzò all'indietro spaventato, sbarrò gli occhi e si guardò attorno per cercare la fonte di quella voce che ormai riconosceva ma sapeva che non è là fuori ma lì dentro,dentro quello specchio maledetto. - Aiutami!" Insistette la donna il cui tono si era trasformato in un sommesso grido. Alaister tornò vicino allo specchio, ne osservava i dettagli alla ricerca di un segno qualsiasi che gli facesse capire cosa fare perché quella supplica non sarebbe rimasta inascoltata. Alaister non era un uomo che si tirava indietro, se qualcuno aveva bisogno di lui, lui avrebbe fatto tutto ciò fosse stato in suo potere per aiutare, era sempre stato così e quella donna, chiunque essa fosse, non avrebbe fatto eccezione.
"Chi sei? Dove sei?" Chiese il giovane trafelato. Il tono carico di apprensione, la mente ottenebrata da domande alle quali, in verità,non voleva fossero date risposte.
"Sono qui...non mi vedi? - continuò la voce afflitta ma il giovane scosse il capo in segno negativo – Guarda meglio, sono qui. Ti prego aiutami!" Alaister fece un ultimo passo verso la parete ricoperta da una spessa carta da parati arabescata dai toni porpora e beige, quando vide la mano di una donna, piccola e aggraziata, uscire dallo specchio. Il palmo rivolto verso l'alto, le dita tese verso di lui, come se lo supplicasse di essere afferrata. Senza pensare, senza ragionare Alaister ubbidì. Le dita fredde di quella mano sfiorarono la sua carne viva e calda con delicatezza, timidamente, come se temessero che lui si allontanasse e a ragione. L'istinto di Alaister fu quello di spezzare quel tocco e correre lontano da quella stanza e fuori da quella casa, che iniziava a sembrargli una prigione ma esitò. Quella piccola esitazione gli costò molto caro.
"Alaister!- disse la voce che non era più né timida né dolce - Grazie, ora non sarò più sola!" Il tocco di quella mano si trasformò improvvisamente in una stretta forte e aggressiva, una tenaglia che serrò il polso del giovane e lo strattonò verso di sé. Alaister non riuscì ad opporre resistenza, fu come se quella gelida mano fosse riuscita a spezzargli il polso, il dolore gli tolse il fiato e la sorpresa la ragione poi tutto si fece freddo e oscurità, gettando il giovane Alaister in un abisso terrificante di solitudine e morte,una lenta e inesorabile caduta infinita. All'alba il sole filtrò dalle tende aperte, Alaister aprì gli occhi, grato che quella nottata fosse giunta al termine, era intontito e intirizzito ma, ragionando sul proprio stato, tutto sommato si sentiva bene e aveva solo una cosa in mente, fare i bagagli per tornare a casa, lontano da lì, lontano da quella posto intriso di malvagità. Stava ancora cercando di risollevarsi per dare seguito ai propri propositi di fuga quando sentì un rumore provenire dall'ingresso della stanza.
"George!– esclamò sollevato nel vedere il proprio amico comparire vicino al letto – Sei tornato finalmente! - gli disse sollevato - Sapessi,ho passato una nottata terrificante...ho sognato..." Ma poi si interruppe improvvisamente, lo sguardo del suo amico lo zittì. Fu in quel momento che Alaister notò che c'era qualcosa di estremamente sbagliato. George era in piedi di fronte a sé ma lui dov'era? Perché vedeva il letto e non era su di esso? Perché vedeva la finestra da quell'angolazione? La prospettiva era sbagliata.
"Mi dispiace amico mio! - gli disse George sinceramente dispiaciuto –Sapevo che tu le saresti piaciuto, con quei tuoi occhi azzurri come il mare e il cuore di un cavaliere." Alaister inorridì nell'udire quelle parole.
"Cosa stai dicendo? - balbettò disperato, ma quando l'amico non rispose il suo tono si fece furioso – Cosa?" Gridò tentando di avventarsi contro di lui, invano.
"Non potevo permettere che prendesse me! - continuò George serafico –Addio amico mio." Concluse l'uomo voltando le spalle ad Alaister. Fu allora che il giovane comprese, era dentro lo specchio. La casa lo aveva preso, George lo aveva sacrificato. Un grido muto si levò da dietro l'ovale maledetto mentre George si allontanava, impietoso e crudele, lasciando Alaister in compagnia di quella casa che non avrebbe mai più potuto abbandonare.