stavo ordinando il quarto caffè della giornata, che aspettavo di poter mandare giù insieme all'ennesimo antidolorifico.
Ed erano le 11 e mezzo.
Certo, mi ero svegliata verso le sette e mezzo, certo, era il terzo giorno di gare, e sicuramente non avevo dormito nelle ultime due notti, ma anche io, infondo, ero consapevole che la quantità di caffeina che stavo assumendo era eccessiva per il mio corpo.
Ma che potevo farci?
Il male alla spalla non mi dava tregua da settimane, male che, pur sapendo fosse la semplice la manifestazione fisica del mio stato emotivo, sembrava maledettamente reale.
Così, andando contro alle parole dei miei genitori e del mio fisioterapista avevo utilizzato parte dei soldi ricevuti a natale per prendermi una scatola di nurofen, almeno per evitare di fare male le gare per qualche stupido problema che a nessuno sembrava importasse davvero.
Il mio allenatore, invece, scoperti gli antidolorifici si era limitato a dirmi di bermi un po' di caffè per evitare l'effetto collaterale soporifero degli stessi.
Mi voltai verso Mike, che come me, aveva preso possesso della caffetteria della piscina cercando di contrastare con metodi più o meno efficaci l'insonnia delle sere precedenti.
La barista appoggiò entrambi i nostri caffe sul bancone e ci indicò un tavolo libero poco distante, sorrisi, presi la tazzina in mano e l'alzai.
immediatamente un dolore lancinante mi percorse il braccio passando per la spalla, obbligandomi a ri-appoggiare la tazzina sul bancone prima che essa potesse cadermi e frantumarsi.
La mia espressione dovette essere molto esplicita perché Mike prese entrambe le tazzine e le portò al tavolo mentre io cercavo di ricordarmi quale fosse il modo corretto di respirare.
-Potresti degnarti di spiegarmi cosa è appena successo? Perché dalla tua espressione sembra che questa tazzina ti abbia appena dato una scossa elettrica-
Lo guardai, sedendomi al tavolo.
-Va tutto bene, è solo la spalla, non preoccuparti, sai com'è-
-No, non so com'è. Sei consapevole che le tue mani stanno tremando al punto da impedirti di prendere in mano quella tazzina, vero?-
Lo guardai, sforzandomi di sorridere.
-Questo non mi impedirà certo di bere il mio caffè-
dissi, allungando le mani verso il centro del tavolo dove c'erano delle cannucce, l'ideale per bere nonostante qualsiasi cosa mi stesse accadendo.
Aggiunsi due bustine di zucchero, la cannuccia e presi la mia pastiglia di antidolorifico.
-Sai che non ti fa bene quella roba, vero?-
-Sai che se non mi qualifico per i campionati nazionali dopo lo schifo dello scorso anno i miei non mi lasceranno più nuotare, vero?-
mandai giù la pastiglietta e il mio caffè.
-Stasera festeggiamo a casa mia?-
Mi voltai verso la fonte di rumore, Zoe era appena arrivata, sorseggiando quella che sembrava una bevanda energetica di qualche marca a me sconosciuta.
-C'è alcool?-
Chiese Mike, come se non avesse cercato di farmi una lezione sulle sostanze nocive per il nostro corpo trenta secondi fa.
Zoe sorrise, lasciando chiaramente intendere la risposta, dopodiché mi passo una lattina identica a quella che teneva in mano.
-Beviti questa che abbiamo bisogno che tu faccia un bel tempo nei 200 stile se vogliamo vederti dopocena.-
Presi la lattina e la mia cannuccia, mentre Mike mi lanciava un occhiataccia pur sapendo che Zoe aveva ragione, un tempo limite equivaleva ad una serata con loro.
Non farlo mi sarebbe costato anche la seguente.
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dreamcatchers
Randomovvero storia di come una lettrice accanita convinta che i mostri esistessero solo nei libri prende coscienza del fatto che probabilmente sono i veri eroi quelli che esistono solamente nella fantasia.