Capitolo 3

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Eccola là, la nostra amata-odiata prof. di italiano e latino, la famosa Nonna Maddy, una signoretta sui settant'anni, bionda, bassetta e dalla voce stridula, ma innocente, una copia perfetta di Jessica Fletcher, la famosissima Signora in giallo.

Con passo svelto, calzante, si accinse ad entrare velocemente dalla porta, quasi urlandoci addosso il buongiorno.

Voltandosi rimase scioccata, quasi a bocca aperta, nel trovarci così diversi, così cambiati.

Questo non valeva per me. Io ero empre uguale, cambiavo vestiti, cambiava la moda, ma io restavo lì, uguale, impassibile a qualsiasi sguardo altrui.

Nonna Maddy non esitò ad aprire bocca, a parlare e a farci domande sul resoconto dell'estate, i cui portoni si stavano serrando alle nostre spalle.

Qualche ripasso veloce ai nomi e subito si sedette sulla sua sedia marrone chiaro, scricchiolante, vecchia, riposta dietro la cattedra da numerosi anni.

Uno sguardo sfuggente, per osservarci tutti, per scrutare ogni minimo dettaglio ci fosse nei nostri visi che a sua detta erano totalmente differenti da come se li ricordava, da come erano alla fine dell'anno passato.

Nei dieci minuti successivi regnò nell'aula luminosa e ampia, il totale caos, che venne interrotto dall'allarmante toc toc della porta.

Il silenzio tornò padrone. La maniglia circolare venne girata, accompagnata dall'apertura della porta. Entrò una figura maschile, bassa, tozza e baffuta, un nuovo bidello accorso nella nostra classe per accompagnare una studentessa proveniente da una scuola straniera.

La ragazza alta, castana e dall'aria taciturna esitò ad entrare, ma alla fine fu costretta dalla professoressa, che ormai l'aveva presentata all'intera classe. Il suo volto si accese di un vago rossore, che qualche minuto dopo si spense automaticamente. Il suo nome era Sarah, proveniva dalla Scozia, ma erano svariati anni che viveva in Italia, frequentando la scuola inglese.

Sapeva molto bene l'italiano.

Ci osservò distrattamente per un periodo di tempo che parve interminabile, quando erano realmente trascorsi cinque minuti.

Il suo sguardo si incupì quando, dopo averci salutato, cercò velocemente un posto per sedersi. Sfortunatamente l'unico posto libero rimanente era situato in prima fila, di fronte alla cattedra.

La giovane si sedette con lo sgaurdo dell'intera classe per vedere cosa facesse, per captare ogni suo movimento. Afferrò lo zaino e con stupefacente velocità lo poggiò a terra, accanto al banco.

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