Colpa delle Stelle ~ L'ultimo regalo di Gus

10.9K 514 239
                                    

Era passato ormai un mese dalla morte di Augustus. Tutto stava tornando alla solita monotona routine quotidiana: le visite, i pomeriggi con Isaac a giocare ai videogames, le noiosissime prediche di Patrick sulla sua assenza di palle nel Cuore Letterale di Gesù. Ora, nella lista dei morti, dopo Augustus si erano aggiunti altri due nomi: un altro ragazzo morto di leucemia e una ragazza morta per un tumore non so dove. Il Cuore Letterale di Gesù era diventato ancora più deprimente, senza Augustus.
Il mondo andava avanti, ma senza Gus... ed io mi sentivo in dovere di rispettare il suo desiderio di essere ricordato, di non cadere nell'oblio. Mi ero comprata un pacchetto di sigarette, quando ero triste ne tiravo fuori una e pensavo a lui, mettendomela tra i denti. "È una metafora", mi aveva detto quando ci siamo conosciuti.
"Gus, resterai sempre il fumatore-non-fumatore migliore del mondo" dicevo forse più a me stessa che a lui.
Da qualche tempo avevo iniziato a parlare con Gus. Non so se poteva sentirmi, dal suo Posto con la P maiuscola nel quale si trovava adesso, ma io ci parlavo lo stesso. Magari era una cosa stupida, ma mi aiutava.
«Hazel, ha telefonato Isaac. Dice se lo accompagni al gruppo di sostegno, oggi» ha detto la mamma distraendomi dalla milionesima lettura di Un'imperiale afflizione.
«Sì, sì, ci vado mamma.» Mi sono subito rimessa con gli occhi sul libro, non avevo molta voglia di parlare, e leggere quel libro mi aiutava a sentire Gus più vicino... ma comunque non bastava.
A volte mi chiedevo come sarebbe stato il famoso seguito di Un'imperiale afflizione che Augustus voleva scrivere per me. Peter Van Houten ci aveva detto che cosa accadeva a Sisyphus il Criceto, ma non che cosa accadeva alla mamma di Anna e all'Olandese dei Tulipani. Secondo Gus non era un vero e proprio imbroglione, ma neanche straricco, questa era la sua teoria. Magari nel seguito scritto da Gus la mamma di Anna e l'Olandese dei Tulipani avevano un altro figlio, la vita andava avanti e Anna restava sempre nei ricordi di sua madre. Troppo mieloso come seguito?
 
Mamma aveva capito che di parlare proprio non mi andava; nel pomeriggio avevo preso Philip, il mio fedele carrellino con il condensatore di ossigeno, ed ero andata da sola in macchina al Cuore Letterale di Gesù.
«Isaac, sono qui.» La mamma di Isaac mi ha sorriso, mentre prendevo suo figlio a braccetto e mi dirigevo con lui verso l'ascensore del Cuore Letterale.
«Sei silenziosa oggi, Hazel Grace» ha detto Isaac.
Hazel Grace. Nessuno mi chiamava più Hazel Grace, da quando Augustus era morto. Augustus era l'unico a chiamarmi così.
«Scusami, Hazel» ha detto Isaac con una voce colpevole, notando la mia non-risposta.
«Va tutto bene Isaac. Scusami tu, è solo che... Be', sai...» ho detto.
«Domani sarà passato un mese esatto da quando Gus se n'è andato» ha risposto Isaac. Già, proprio così. Un mese senza Gus, un mese che è stato il più lungo della mia vita. I polmoni non hanno fatto cazzate, eppure mi sentivo vuota, mi sentivo come quando a tredici anni mi trovavo in terapia intensiva.
Isaac ha provato a distrarmi, mentre Patrick faceva uno dei suoi noiosi discorsi sull’amore di Gesù e bla bla bla…
«Ci sono ragazze nuove? Ragazze con le tette grandi?» mi ha domandato Isaac sottovoce.
«Sì, Isaac. Una bionda. Ma credo sia lesbica, mi sta fissando da un po’. È noioso fare da presta-occhi in certe situazioni.» Avevamo riso entrambi, e Patrick ci aveva lanciato un'occhiataccia.
«Hazel e Isaac, un po' di rispetto per il vostro compagno Joseph.» Joseph mi ha guardato come a dirmi “non preoccuparti”, tutti sapevano che ero la “ragazza vedova” di Augustus Waters e che ero sempre incazzata con tutti da quando lui era morto. Mi ero innervosita, e avevo risposto male a quello scemo di Patrick, tutto impegnato a raccontare quanto è noiosamente bella la sua vita e a pregare Nostro Signore.
«Non mi interessa, Patrick!... Domani sarà passato un mese dalla morte di Augustus e non me ne frega un cazzo delle tue prediche, perché non mi faranno stare meglio!» Le lacrime mi erano scese gonfiandomi gli occhi, e mi ero alzata dalla sedia. Isaac mi aveva preso per mano, e lo avevo portato con me.
«Scusaci, Patrick» ha detto. Ci siamo diretti nuovamente verso l'ascensore del Cuore Letterale di Gesù, e ho abbracciato Isaac.
«Hazel... Gus non vorrebbe vederti così. Non che io invece ti possa vedere, ma mi hai bagnato tutta la maglietta!» Isaac era riuscito a strapparmi un sorriso, e quando siamo finalmente usciti dal Cuore Letterale avevo visto la mamma. Lei era appoggiata alla portiera con l’iPad in mano, tutta concentrata sui suoi studi che da un po’ di tempo a questa parte non erano più un mistero.
«Ciao Isaac... Ci sentiamo» ho detto.
«Chiamami se hai bisogno di parlare, okay?»
«Okay.» Okay era la parola speciale mia e di Gus, non doveva essere dimenticata.
La mamma aveva salutato la madre di Isaac con un cenno della mano, poi mi aveva baciato sulla guancia. Mentre aprivo lo sportello tenevo lo sguardo basso, forse avevo ancora gli occhi rossi e non volevo che mamma mi vedesse così. Tutto a un tratto ho cominciato a respirare a fatica, sempre di più, di più, di più... Mi sono accasciata a terra, e poi non lo so che cosa è successo...
 
«Hazel, Hazel!» ha detto la mamma, tutta agitata.
E poi il buio.
 
Mi sono risvegliata all'ospedale, mamma mi teneva la mano e papà era lì accanto a lei con un braccio poggiato sulle spalle della mamma, e gli occhi lucidi. Papà era sempre il solito piagnone.
«Mamma, papà... Che è successo?» ho domandato ai miei genitori.
«Hazel...» Mamma si è scambiata uno sguardo preoccupato con papà.
«I polmoni che fanno schifo, sempre la stessa storia» ho detto.
Poi è arrivata l'infermiera, e mi ha sorriso. "Che cazzo ridi?", avrei voluto dirle. Dopo la morte di Augustus ero diventata davvero acida, ce l’avevo con il mondo intero. Ma cosa poteva saperne una stupida infermiera che sorride come un’idiota di fronte a un’adolescente malata di cancro?
«Hazel non si è trattato dei tuoi polmoni, sei soltanto svenuta» ha detto la stupida infermiera.
“Sai che novità, può succedere quando si ha un cancro terminale”, ha detto la vocina sarcastica dentro di me.
«Signori Lancaster, volete dirglielo voi?» ha detto l'infermiera. Mi stava facendo preoccupare.
«Che cosa? Che cos'è che devo sapere? Mi restano pochi giorni...» Non ho fatto in tempo a finire la frase, la mamma mi ha interrotto.
«Hazel... Rilassati e promettimi che non avrai un infarto quando te lo dirò» ha detto la mamma con una faccia preoccupata.
«Okay mamma, non sono più una bambina» ho detto. Perché tutta questa suspence?
«… Sei incinta, Hazel. Sei al terzo mese di gravidanza» ha detto tutto d’un fiato.  
Oh mio Dio, che cosa?! Il mio ciclo è sempre stato un completo disastro, e sinceramente non ho mai fatto caso ai ritardi. Per colpa dei medicinali, il ciclo a volte saltava anche per tre o quattro mesi. Se non fosse che prima del mio viaggio ad Amsterdam ero ancora vergine. Ero.
«Io sono cosa?... È uno scherzo? Ditelo se è uno scherzo, perché non è divertente...»
Avevo fatto sesso soltanto una volta, e lo avevo fatto con Gus. A quanto pare la bassa probabilità di restare incinta nonostante il preservativo ha avuto la meglio.
Se fossi una ragazza come Kaitlyn, senza il cancro e tutte le seccature che questo comporta, avrei pensato che era davvero una situazione di merda, perché avevo soltanto sedici anni. Ma non riuscivo ad essere triste, o incazzata. No, io non ci riuscivo, perché questo bambino è stato l'ultimo regalo che Augustus, pur senza volerlo, ha voluto farmi.
"Ti amo tanto, Augustus Waters" ho detto mentalmente. Io lo volevo, anche più dell’ossigeno. Volevo questo bambino.
Il dottor Maria ci ha raggiunti e ha mandato via l'infermiera-Barbie con il sorriso idiota, e poi ha detto: «Hazel, ora io non so che cosa tu voglia fare, prenditi il tempo che ti serve. Capisco che nella tua situazione è davvero difficile, anche perché un’operazione è sempre un grande stress per un fisico già provato come il tuo. Sia che tu decida di abortire o che tu decida di partorire. Senza contare che sei minorenne Hazel, quindi prendi questa decisione con i tuoi genitori. Nel caso in cui tu decida di tenere il bambino, c'è un altro problema. Non sappiamo quali potrebbero essere gli effetti del Phalanxifor in gravidanza. Se deciderai di tenere il bambino, dovrai interromperne l'assunzione».
Oh mio Dio, certo che lo volevo tenere, al diavolo quei merdosi discorsi sull’aborto.
«Io lo voglio, il bambino. Farò... tutto ciò che è necessario, per il suo bene. E per quanto riguarda l'ossigeno, invece?» ho chiesto.
«Nessun problema» ha detto. «Hazel, non voglio essere pessimista o chissà cosa, ma c'è un'elevata probabilità che tu non possa portare avanti la gravidanza.»
«Non mi interessa. Io farò tutto il possibile... Questo bambino è tutto ciò che mi resta di Augustus, e non mi interessa se ho scoperto di aspettarlo soltanto... Quanto, pochi minuti fa? Fosse l'ultima cosa che faccio, questo bambino deve nascere.» Ho guardato i miei genitori, non hanno neanche provato a parlarmi del piano B.
 
Il giorno dopo era passato un mese esatto dalla morte di Augustus. La sera prima di andarlo a trovare al cimitero, gli avevo scritto una specie di lettera, ma più che altro era un discorso. Perché non volevo dimenticarmi niente, quindi lo avevo scritto. Avevo tirato fuori dal cassetto la lettera che lui scrisse per me a Van Houten. Il mio elogio funebre. "È l'ultima cosa che mi ha lasciato", pensavo. Poi avevo riletto alcune pagine di Un'imperiale afflizione e mi ero addormentata con la BiPAP, e il solito rumore che somigliava tanto al respiro di un drago. Dall'ospedale mi avevano detto che potevo subito tornare a casa, a patto che non mi stancassi.
 
Siamo andati al cimitero con la famiglia di Augustus, comprese le sorelle Julie e Martha e i loro rumorosi bambini poco interessati al giovane zio morto.
Di comune accordo con i miei ho deciso di non dire niente della mia gravidanza ai genitori di Gus, almeno fino a quando non mi fossi sentita pronta. Se fosse andato storto qualcosa, li avrei fatti stare ancora peggio. Mamma e papà sono stati davvero comprensivi con me, non me lo sarei aspettato. Di certo se fossi stata una normalissima adolescente mi avrebbero preso a sprangate e mi avrebbero cacciato fuori di casa.
 
Guardavo la tomba di Augustus Waters, quella foto dalla quale sembrava fissarmi come aveva fatto la prima volta al gruppo di sostegno.
«Augustus - ho detto. - Ho scritto questa lettera per te», e mi sono messa a leggere la lettera/discorso davanti alla lapide.
«Gus, mi manchi tantissimo. Anche ad Isaac manchi, giocare a The Price of Dawn senza di te non è la stessa cosa. Non ti abbiamo dimenticato, nessuno di noi lo ha fatto. E voglio ringraziarti per avermi regalato il nostro piccolo infinito. Ma soprattutto, Gus, voglio ringraziarti per avermi lasciato una parte di te. Ti ricordi quel giorno ad Amsterdam? È stata la nostra prima e ultima volta, perché dopo mi hai rivelato che il cancro era tornato, e tu stavi troppo male anche solo per stare in piedi. Se puoi sentirmi, e sono sicura che riesci a farlo, voglio che tu sappia che non dimenticherò mai quel momento, e che mi hai fatto sentire davvero amata…
Aspetto un bambino, Gus. Il nostro bambino. Farò qualsiasi cosa affinché tutto vada bene. E spero che questo bambino sia uguale a te, che abbia i tuoi stessi occhi e il tuo sorriso sbilenco e sexy che mi ha fatto impazzire. Un giorno ci incontreremo di nuovo, ma non è ancora il momento. Prima devo fare una cosa molto, molto importante. Se sarà un maschio lo chiamerò Augustus, come te. Se sarà una femmina la voglio chiamare Anna, come la Anna di Un'imperiale afflizione. Però la nostra Anna sarà forte, non le accadrà niente di male, te lo prometto. Lo sai che rileggo sempre Un'imperiale afflizione, a proposito? Mamma dice che sono diventata ossessiva, che ogni tanto dovrei leggere qualcos'altro. Mi ha scritto anche Peter Van Houten, per sapere come sto. Credo che sia diventato meno stronzo. Anche Lidewij mi scrive spesso.»
Mamma mi ha chiamata, dicendomi che era ora di andare. Piangevo sempre, quando venivo qui al cimitero. Forse perché quella tomba mi faceva pensare all'Augustus immobile e freddo, il giorno della camera ardente. Con il vestito che aveva messo all'Oranjee, i capelli con la riga da un lato e gli occhi chiusi, i suoi occhi azzurri non li avrei più rivisti se non in fotografia.
«Ti amo, okay?» ho detto alla foto sulla lapide di Augustus.
"Okay" mi era sembrato di risentire, ma forse era stata solo un'illusione della mia mente. O forse, come aveva detto al suo pre-funerale, Augustus era tornato come fantasma, e non poteva farsi vedere!

Colpa delle Stelle ~ L'ultimo regalo di Gus (Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora